1. 𝙉𝙖𝙞𝙠𝙚

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1 Settembre 2024

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1 Settembre 2024.

𝗡 𝗔 𝗜 𝗞 𝗘

𝗜l caffé fumante dentro la tazza, la richiamava verso il davanzale.

Affacciandosi dalla finestra il tempo sembrava scurirsi piano piano, segnando l'inizio dell'autunno dove le belle giornate ancora si potevano scorgere a far capolino sulle giornate quasi sempre uggiose di Hermstorm.

Non gli mancava per niente quel posto, stava bene a New York.

Era diventata più forte senza suo padre e, quei mocciosi dei suoi fratelli minori tra i piedi.

Non aveva un bellissimo rapporto con la sua famiglia, suo padre non era mai stato un'ottima figura paterna e non aveva saputo crescere al meglio tre figli che erano stati lasciati allo sbando già dall'infanzia.

Aveva cresciuto lei Vuardian e Autreus, in comunità per la maggior parte del tempo, mentre il padre non si sa nemmeno dove cazzo stava.

Probabilmente a truffare qualche buon vecchio ricco e sua moglie.

Sospirò, prima di sentire un insano baccano fare vece a quel silenzio delle sette e quarantasette.

Chiuse la persiana in un'attimo, udendo i piedi di quelli che sembravano due elefanti, facevano a gara per chi arriva per primo a far il capitombolo a faccia avanti spaccandosi tutti i denti.

Affanciandosi vide Vuardian e Autreus, si spintonavano per chi arrivava prima alla macchinetta del caffé mentre il padre, Hyde Halley, li rimproverava esausto a mani aperte.

Scese anche lei, sentendo i talloni rabbrividire a quel freddo mattutino del pavimento sotto i suoi piedi nudi.

«Ragazzi... ragazzi!», quasi urlò massaggiandosi le tempie, «proprio di prima mattina?»

Naike alzò gli occhi al cielo, il mollettone che le legava i capelli in una crocchia le dava un aspetto ordinato, soprattutto, quando gli occhi del padre si incontrarono con i suoi.

Le ricordava così tanto sua madre, l'unica donna che aveva amato e di cui si era follemente innamorato.

I suoi capelli mossi e scuri, la forma degli occhi grandi e all'ingiù, così simile alla sua e, di un colore scuro così profondo in cui Hyde si perdeva sempre.

Le era mancata sua figlia ma non lo diceva mai e Naike non lo capiva.

«Auguri Vuardian», gli accarezzò i capelli ormai lunghi e biondi come quelli del padre, ma mossi come i suoi.

«Grazie», rispose in modo goffo ma allo stesso tempo dolce, guardando la sorella passarle davanti. Aveva la bocca piena di cereali come quella di Autreus, che osservava la scena.

Il padre corrugò le sopracciglia.

Aveva avuto tutti e tre in così giovane età che neanche si ricordava quanti anni ognuno di loro avesse.

𝖠 𝖣𝖺𝗋𝗄 𝖲𝗁𝖺𝖽𝖾 𝗈𝖿 𝖱𝗈𝗆𝖺𝗇𝖼𝖾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora