Rimiro, e con badial amor, io canto,
l'odir deliziante di cura e diletto,
dei lirici lemmi di bel cotanto.Ove il borioso caporale di Francia
orgoglioso ripuliva il suo creato,
e l'altero Augustus d'imper lontano
tanto trionfo mostrò secolante,il mio cor, tanto blando e mite,
pian attende l'ora d'esattezza tale,
da mirar oziando alle opere di mire,
tanto mirabili, tanto irreali.Mi pongo ove, la psiche tranquilla,
con dinanzi la carta, essa sfavilla,
e posti, tanto lontan da raggiungere,
a loquele, minor divien il divergere.Aspiro all'eterno impagabile lume,
a cui vi dono il calamo da mani mie,
e la libertà di esprimer un barlume,
della finezza e del dolor di tali arpie.Sporadica vi è l'emozion benevola,
dell'animo tormentato d'un rimatore,
così come sporadica disfatta era,
al Gaio che al mondo rese splendore.P.S.
Credo sia chiaro il tema di questa poesia, l'otium ove impiego gran parte del tempo quando mi ritrovo da solo con me stesso, ed è stato un sollievo scrivere tali versi dopo un periodo così tanto pieno e stressante.
