il gravar che, ledendo il torso, incombe,
ove la quiete regnar dovrebbe,
alle spalle d'un singol povero omo,
lo qual accoltellato vien d'altro omo.Angosciato vi son, spaurito altresì,
con madide mani ed occhi sgranati,
acciocché la diletta psiche avvertì,
i vicin fittizi perigli dati.Il definir tal disagio come omo,
casuale per nessuna ragion vi è,
dacché la sua malignità da pomo,
ar primo dei primi diverrà d'archè.Il fasullo pian avvolgente vi è,
tra le ruvide sue braccia affinché,
terror e disagio, car alla pazienza,
rinunciar mi facciano a tal esistenza.P.S.
Tale opera ha come tema il panico, colui che ci spinge a reagire nei modi più dissoluti, frettolosi e malfatti.
Il veleno della nostra psiche, così potrei definirlo, anche se non vien mai, se non in casi ben definiti, così dal nulla; dunque si può dire che quando esso si presenta, nella grande maggioranza dei casi, siamo stati "avvelenati" da altro prima.
Soffrire di attacchi di panico, provare un terrore improvviso per il nulla, in maniera sempre più frequente, è una delle condizioni psichiche più terrificanti in cui si possa trovare un essere umano, e spero di esser riuscito a ritrarre ciò che, tale veleno, può essere capace di fare anche nella mente più evoluta, riprendendo Adamo e la mela proibita per descrivere le sensazioni di tale condizione.STRUTTURA
4 quartine > 14 versi endecasillabi e 2 dodecasillabi
RIME:
1) AABB
2) CDCD
3) EFEF
4) GGHH