Capitolo 9

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"Ordine in un mare di caos"

Il sole, fino a poche ore prima rovente come una griglia celestiale, ora pareva andare ad inabissarsi in quell'orizzonte che si stava colorando in modo focoso, verso il tramonto forse più suggestivo che le terre di Cennet, dall'alto del grande canyon che, da un lato all'altro, tagliava in due il Gözlerüt, in modo perfettamente sensato rispetto ai confini della Nazione con le sue limitrofe, potevano mostrare. E quello stesso tramonto era lo scenario col quale le due dee, trionfanti su Baraqiel e sugli Yıkımran, ancora una volta, ora tornavano alla base, ridacchiando, scherzando assieme, come due amiche appena tornate da una giornata di shopping: uno shopping mortale, si potrebbe dire. Thaéris, senza mai abbandonare la mano che l'Erdester le aveva offerto, chiacchierava con un sorriso solare, raggiante, in totale similitudine alla calma con la quale aveva affrontato uno dei capitani nemici. Davvero, non sembrava quasi che stesse pensando al fatto che ella, prima, aveva combattuto, in contrapposizione col suo essere. Non ci pensava, e sembrava meglio così, a quanto pare. D'altro canto, anche Aesir pareva tranquilla in merito, anche perché cose di questo tipo, lei, le aveva vissute molteplici volte, ormai ritenendole più che note e assai familiari.
Erano praticamente sopra l'entrata della città sotterranea quando, non appena iniziarono a scendere dal lato dolce del canyon, Thaéris disse all'altra:«Comunque, posso dire che stare al tuo fianco mi ha davvero rasserenato? Non so, la tua calma, la tua capacità di trovare la serenità anche nei momenti più concitati, mi fa davvero piacere» Aesir quasi si ritrovò con un nodo alla gola nel sentire le parole della Pace fluire nelle sue orecchie come un flebile, lento ruscello in uno dei boschi del suo continente, con questa che strinse la mano della Dea con un attimo più d'intensità, replicando con un accenno di timidezza:«Oh, eheh, beh... posso dire che mi fa piacere che questo ti abbia rasserenato, Thaéris. Davvero, non pensavo che fosse, questo, sufficiente» questa subito ammiccò, e guardando l'Erdester con il chiarore dei suoi occhi giallo ocra, rispose con un tono come intenerito dall'apparente timidezza dell'altra:«Dico solo la verità! E poi, aw, non mi aspettavo che una dea come te, un'Erdester, avesse una certa vulnerabilità per i complimenti. Vorrà dire che te ne farò più spesso, che ne dici?» la risatina che Aesir emise era più d'imbarazzo che di divertimento, trovando questo quasi come un monito per renderla ancora più nervosa di quanto non lo fosse già, in quel momento. Ma comunque, annuendo in risposta a quanto detto da Thaéris, lasciò che il silenzio desse fiato alle sue parole, senza che le esalasse davvero, cercò solo di non pensarci a questo, entrando ad Arukhna, mano nella mano con la Pace.
Al loro rientro, quasi potevano subito notare come la situazione pareva essersi tranquillizzata rispetto al momento un attimo più concitato a causa dell'assalto di Baraqiel, ora sconfitto e forse morto, a Nelchael, con la vita nella base degli Emirkhan che pareva esser stata ripristinata in maniera totale. E proprio giungendo al santuario di Vehuiah, il gruppo stava chiacchierando con questa, oppure a fare altro per passare il tempo, tipo Lucifugo che, con Ragnar al suo fianco, stava allenandosi per una delle passioni che aveva preso dal padre in primis: la chitarra elettrica. Infatti, lui aveva sentito tante delle sue canzoni, e quanto fossero complesse in ambito di riff e basi ben articolate, in pieno stile di Luciftias quindi, solito a rendersi perfetto in ogni ambito; ecco, il Principe voleva davvero esser quantomeno bravo abbastanza da dare al padre un buon erede anche in ambito musicale.
Thaéris sorrise a quella scena, e lo stesso valse con Aesir, con questa che aveva raggiunto Anachiel e Vehuiah, le quali stavano confabulando sui prossimi passi da compiere nel conflitto contro l'altra Fazione. «Siamo tornate!» esclamò l'Erdester, con un tono chiaramente vittorioso, mentre le due sorrisero in risposta. «Sapevo che ce l'avreste fatta, non ho dubitato un solo istante» la Dea delle Tempeste, come sempre, aveva una grande considerazione per quella che era la forza delle sue colleghe, e di certo questo faceva pendere l'ago a favore di Aesir e Thaéris che, ovviamente, non avevano fatto altro che porre fine alla minaccia, quasi senza fatica. Poi però, notando l'arco tra le mani della Pace, fu Vehuiah ad avvicinarsi ad ella, domandando con un che di stranito:«Mia signora, come mai si porta dietro l'arma di Baraqiel?» la Dea sorrise con garbo, e afferrando questo, guardò anche l'Erdester, dicendo:«Semplicemente Aesir voleva indicarmi di iniziare a fare sul serio. E visto che preferirei evitare di agire come voi sapete chi, direi che un arco sia adatto a me» poteva anche starci, essendo che Thaéris avrebbe comunque dovuto rappresentare l'opposto della lotta. Poi però, quando la capitana diede un'occhiata all'arco, prendendolo tra le mani, ci mise un attimo prima di rispondere:«Beh oddio, ci starebbe anche. Forse sarebbe il caso di dare a questo un tocco più da Dea dell'Ordine quale è lei, no? Di certo il grigio non le si addice»

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