Pier si avvicinò a me con passo tranquillo, il legno del ponte scricchiolava sotto i suoi stivali consumati. Sulla sua spalla, Jackal, un pappagallo dal piumaggio verde-azzurro e l'occhio furbo, mi osservava con curiosità.
— Che bello — dissi sorridendo, allungando la mano con cautela verso l'uccello.
Accarezzai le piume lucide, e lui inclinò leggermente la testa, come se volesse dirmi che gradiva.
— Noto che Jackal apprezza la vostra compagnia, cara — disse Pier, con un sorriso gentile che mostrava qualche dente mancante. La sua voce era roca, vissuta, intrisa di salsedine e storie antiche. — Vieni con me, lascia che ti spieghi la nostra rotta. Potrai correggere gli errori che ho commesso.
Pier aveva l'aspetto di un uomo che conosceva il mare più della terraferma. La pelle era segnata dal sole e dalla salsedine, i capelli brizzolati raccolti in un codino disordinato. Indossava una giacca di cuoio logora, decorata con cuciture a mano e qualche toppa cucita in fretta. Le sue mani erano forti, segnate da cicatrici sottili, e i suoi occhi chiari nascondevano più tempeste di quante ne avesse mai raccontato. Quando parlava, ogni parola sembrava venire da un porto lontano.
— Sono certa abbiate fatto un ottimo lavoro.
— Sei troppo gentile. Dammi pure del tu.
Mi sfuggì una risata breve. Avevo ancora difficoltà ad abituarmi a questa libertà nel linguaggio umano, così diretta e personale. — Pier... posso farti una domanda?
Lui annuì, lo sguardo morbido e comprensivo. — Ovviamente, sono a tua completa disposizione.
— Prima William ha detto che... AHHHH!
Il mio urlo fu seguito da quello di Gerard, che entrò nella stanza sbattendo la porta e lasciandomi addosso uno strano oggetto molliccio e pesante.
— Oddio! C-che cos'è?! Stai usando una testa mozzata per pulire i pavimenti?!
— Cosa?!
Gettai l'oggetto per terra e mi ritrassi. Il cuore mi martellava nel petto. L'oggetto si fermò con un tonfo sordo, i capelli crespi sparpagliati sul legno del ponte.
— D-dove sono finita? — mormorai, con lo sguardo che correva ansioso in ogni angolo.
Pier si chinò con calma. — Testa mozzata? Parli di questo? — sollevò l'oggetto e lo girò tra le mani. — Il mocio?
— Mocio... — ripetei a bassa voce, avvicinandomi per guardare meglio. Afferrai il manico di legno con decisione e controllai sotto i capelli. Niente volto. Nessun sangue.
— Vedi? Hai fatto tutto questo caos per niente. Sei davvero sciocca — disse Gerard, incrociando le braccia.
— Non ne avevo mai visto uno prima — mi giustificai, porgendoglielo indietro.
Mi sentivo stupida. Ogni oggetto, ogni abitudine umana era un mistero, e ogni errore che commettevo mi faceva sentire sempre più un'estranea.
— Non capisco perché devo fare questi lavori! Sono così noiosi — sbuffò, battendo i piedi a terra come un bambino capriccioso.
— Perché sei il mozzo, Gerard. Questi lavori spettano a te. Inoltre, ti meritavi una punizione per aver preso una pistola senza permesso — ribatté Pier con tono fermo.
— Ma Pier! Era per difendermi dalle sirene!
— Te l'ho già detto, i nostri poteri non hanno effetto sui ragazzini come te.
— Puah! Ragazzino! Quanti anni hai esattamente?
— Beh... sedici in età umana — rispose Gerard, alzando le spalle.

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Il Pirata e la Sirena
FantasySi racconta una leggenda. Quella di un amore impossibile, tra una dolce sirena e un crudele pirata. Lei, ingenua e piena di meraviglia. Lui, furbo e affamato di potere. Un debito pesa sul cuore del giovane pirata, e lei è la chiave per salvarsi. Ma...