Nel caos furioso della battaglia, con l'eco dei tamburi di guerra e il ruggito assordante delle bestie, la speranza sembrava affievolirsi per l’esercito di Rohan e Arnor. Dalle colline orientali sbucarono nuove ombre: enormi olifanti, i mastodontici Mumakil di Sauron, si riversavano sulla piana come montagne viventi, travolgendo tutto ciò che si frapponeva al loro cammino. Ogni passo scuoteva la terra, ogni respiro delle creature riempiva l’aria di polvere e terrore. Gli uomini, pur terrorizzati, strinsero saldamente le loro armi, e Théoden, pur consapevole del pericolo, rifiutò di retrocedere. Con un’ultima, furiosa carica, i suoi cavalieri di Rohan si lanciarono verso i Mumakil, affrontando la morte a viso aperto.
Legolas, con gli occhi pieni di determinazione, si posizionò per affrontare una delle enormi bestie. In un’esibizione di abilità straordinaria, il suo arco scoccò frecce veloci come il vento, che andarono a colpire il pachiderma con precisione letale.
Riuscì a salirci sopra scivolando agilmente sul dorso del Mumakil, colpì ogni punto vulnerabile della creatura fino a quando, con un grido disperato, la bestia crollò a terra, schiantandosi come una collina in frantumi e seminando distruzione tra le fila di Sauron.
Nel frattempo, dentro Minas Tirith, un dramma diverso si stava consumando. Denethor, sovrintendente ormai in preda alla follia, aveva deciso di dare l’ultimo saluto al figlio Faramir nel modo più oscuro possibile. Preparò una pira funebre, nonostante Faramir fosse ancora vivo, colto dalla disperazione e dall’amarezza. Pipino, avendo intuito il pericolo, corse a cercare Gandalf, urlando per la sua disperazione. Giunsero appena in tempo per impedire l’orrenda scena: con uno sforzo sovrumano, Gandalf e Pipino riuscirono a trascinare il corpo di Faramir fuori dalle fiamme, salvandolo da una fine atroce.
Mentre Faramir riapriva lentamente gli occhi, ancora avvolto in un’aura di sofferenza, Denethor lo osservò con uno sguardo tormentato, realizzando il male che aveva tentato di infliggergli. Ma era ormai troppo tardi: le fiamme avvolgevano il Sovrintendente stesso, e, sconvolto dal rimorso, si lanciò giù dal burrone, lasciando che il fuoco ponesse fine alla sua follia.
Fuori, la battaglia continuava con una brutalità crescente. Tra i soldati di Rohan e Arnor che combattevano con disperazione, Théoden si trovò di fronte a un nazgul che volteggiava con la sua bestia alata, terrorizzando chiunque incrociasse il suo sguardo. Con un colpo rapido e mortale, il Nazgûl colpì il re di Rohan, ferendolo gravemente, e ordinò alla sua creatura di banchettare con il corpo del re. Ma prima che la bestia potesse avventarsi, Eowyn, con coraggio insuperabile, si mise in mezzo e affrontò il nemico.
Con un grido rabbioso, il mostro scagliò la sua arma verso di lei, colpendola al fianco, ma Eowyn non si piegò. «Nessun uomo può uccidermi!» la derise, certo della propria immortalità. Proprio in quel momento, Merry, il piccolo hobbit, colse l’occasione e, senza esitazione, colpì al polpaccio lo spettro, bruciandosi la mano nel contatto con l’armatura maledetta. Eowyn, con le ultime forze, si rialzò, togliendosi l’elmo e mostrando il suo volto. «Io non sono un uomo!» gridò, prima di affondare la lama nell’elmo del nazgul che crollò, dissolvendosi in un urlo di agonia.
Mentre la battaglia infuriava, Erindehl si trovò faccia a faccia con il suo più grande incubo: il Re Stregone di Angmar, colui che l’aveva tenuta prigioniera, colui che aveva cercato di piegarla e trasformarla in un Cavaliere Nero. Era lui la radice del suo tormento, e ora le si parava di fronte, pronto a finire ciò che aveva iniziato. Ma Erindehl non era più la creatura fragile e spaventata di una volta. Con la spada fusa con la lancia di Arnor, avanzò verso il Nazgûl.
Il Re degli Stregoni rise malignamente, ma, prima che potesse lanciarsi all’attacco, Glorfindel, appena uscito dalla fortezza, scagliò una freccia che colpì la bestia alata, facendola precipitare al suolo. Erindehl, con un colpo netto, decapitò la creatura, mentre il Re Stregone si sollevava furioso e si preparava a fronteggiarla.
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My Immortal (Legolas)
Fanfiction!ATTENZIONE! questa storia contiene scene di violenza e di sesso Luna Storta è lo pseudonimo di una giovane raminga che viaggia a nord con Gran Passo. La sua vita da nomade procede normalmente fino a che un giorno il suo gruppo non viene attacca...