Nove

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Lola

Era successo qualcosa che non riuscivo a decifrare. Lio aveva colto qualcosa, prima ancora di me. Da giorni cercavo di ricordare qualche dettaglio di quella sera, di ricostruire i pezzi. Andavo a scuola ogni mattina, provavo a parlare con Raul, ma lui mi evitava ogni volta, con una scusa o un'altra.

Lio era diverso. Più attento, anche se non si esprimeva molto a parole-quelle le dosava con cura. Era nei gesti che si faceva sentire. La mattina, quando ero in ritardo, ordinava la colazione in camera, assicurandosi che non uscissi a stomaco vuoto. Ormai conosceva le mie preferenze: sapeva che amavo la cioccolata e che non sopportavo il burro di arachidi. Sapeva anche che il silenzio mi opprimeva, così in macchina accendeva la radio a un volume sufficiente a sovrastare i miei pensieri.

Persino la sua playlist era diventata un riflesso dei miei gusti musicali. C'erano Liam Gallagher, Snow Patrol, Birdy e i Radiohead.

Era passata una settimana dalla "serata cartoni". Mi sorprendeva che Lio ricordasse così bene "Phocaontas"; ero convinta che, crescendo, si perdesse la memoria di certe cose dell'infanzia. Che quella sensazione di benessere, quella felicità semplice e pura che fa bene al cuore, sparisse con il tempo. Pensavo svanisse anche la speranza. A me stava accadendo proprio questo, e forse per questo continuavo a cercare rifugio nei cartoni animati: erano gli unici a conservare la magia che sentivo scivolarmi via ogni giorno.

E poi c'era quella domanda, arrivata come uno schiaffo diretto e brutale, che mi aveva scavato dentro. Era successo sette giorni fa, e da allora continuavo a evitarla, come se bastasse non pensarci per cancellarne il dolore. Ma non ricordavo nulla, e il senso di vergogna che mi assaliva era indescrivibile. Ogni volta che ripensavo a quella discussione, mi sembrava che il mio cuore si rimpicciolisse e il mio stomaco si contraesse fino a diventare un punto minuscolo, che scompariva non appena incrociavo lo sguardo di Lio.

Mi guardava con quegli occhi che sapevano tutto e niente, come se scavassero oltre la superficie, ma senza riuscire a penetrare davvero. Era compassione? Pena? Non sapevo definirlo, ma quello sguardo mi faceva innervosire.

«Honey, oggi niente scuola.» La voce mi uscì piatta, quasi gelida. «Mia madre ha chiamato stamattina. Arrivano stasera. Devo organizzare tutto per la serata degli investitori.» Lui rimase sulla soglia, mani nelle tasche dei jeans che gli cadevano perfetti, capelli legati con quella disinvoltura che lo faceva sembrare indifferente al mondo. Mi guardava senza dire nulla, un'espressione indecifrabile sul viso.

«Ah, e dobbiamo anche spostare le tue cose. Finché staranno qui, dormirai in un'altra stanza.» Parlavo come se stessi lanciando parole contro un muro. Lui restava immobile, lo sguardo fisso su di me, il pomo d'Adamo che si muoveva ogni volta che tratteneva un respiro.

«Che c'è? Ti hanno mangiato la lingua?» Quell'inerzia mi irritava.

«E cosa vuoi che ti dica?» rispose, il tono basso, tagliente come una lama. «Hai già deciso tutto. Tu decidi, io eseguo. Giusto?» Si girò, sparendo lungo il corridoio, diretto alla sua stanza.

Lo seguii, i passi rapidi e silenziosi. Lo trovai che apriva l'armadio e impilava i suoi vestiti come se dovesse andarsene davvero. Il suo silenzio mi metteva a disagio, quasi mi paralizzava. Presi fiato, cercando di frenare la tempesta dentro di me. «Lio...»

Non finii la frase. La sua mascella si irrigidì mentre si voltava verso di me, lo sguardo affilato. «No, adesso ascoltami tu, "Phocaontas".» Puntò un dito verso di me, e la sua voce, densa di frustrazione, mi fece gelare. «Sono giorni che non mi rivolgi la parola. Io resto qui, faccio il mio lavoro. Ma non sono il tuo schiavo. Chiaro?»

Lo guardai, incredula. Schiavo? Il sangue mi pulsava forte. «Il mio schiavo?» ripetei con una risata amara che mi uscì dalle labbra senza controllo. «Se ti senti così, allora vaffanculo a tutte le lotte per la libertà. A cosa serve combattere se poi si gode a fare lo schiavo?» Alzai il tono, decisa a sfidarlo.

Un clochard a BilbaoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora