Lola
«E forse è qui che anche tu potresti iniziare a confrontarti con i tuoi».
Il silenzio calò fitto, e le parole si rifiutavano di uscire. I miei demoni... li conoscevo bene. Avevano i volti di Miguel e dei miei genitori, volti familiari eppure deformati, impastati di ricordi che a volte non volevo nemmeno vedere. O forse erano sempre stati dentro di me, radicati così a fondo da essersi modellati, piano piano, sulle loro sembianze.
Alla fine, trovai il coraggio di parlare. Era come cercare di liberarmi da una stretta che mi soffocava. «La verità è che non ricordo niente di quella sera.» Le parole uscirono in un sussurro, quasi con fatica. «Ricordo solo che ero con Miguel, e che lui mi aveva convinto... convinto a fare quel video.»
Lio rimase in silenzio, ma i suoi occhi erano fermi su di me, così intensi da farmi abbassare lo sguardo. C'era qualcosa di selvaggio e trattenuto in lui, come se stesse lottando per non esplodere, per non farmi del male, ma senza riuscire a nascondere del tutto il disprezzo che provava per Miguel. Era la prima volta che lo vedevo così.
Poi parlò, con una voce dura, diversa da quella che conoscevo. «Lola, ascoltami.» Mi fissava come se volesse scuotermi, come se sperasse che la mia confusione si dissolvesse solo per l'intensità con cui mi guardava. «Quello che ha fatto... Miguel non aveva il diritto di toccarti. Ti ha usata, Lola. E questo è inaccettabile.»
Stava dicendo a voce alta cose che avevo paura di pensare. Ero stata usata. Non avevo avuto scelta. Quelle parole mi rimbombavano nella mente, spingendo fuori i ricordi, che tornavano a pezzi, confusi, come un mosaico senza senso.
«Non posso lasciarti andare avanti come se niente fosse, Lola.» La sua voce si incrinò appena, mentre le sue mani si stringevano in pugni. Sembrava pronto a scagliarsi contro qualcuno, contro chiunque, pur di liberarmi da quel tormento. «Devi fare qualcosa. Devi denunciarlo.» Le sue parole caddero come pietre, pesanti e irrevocabili. «Lui non può cavarsela così. Non deve.»
Mi sentii improvvisamente nuda, esposta davanti a quella possibilità. La parola "denuncia" mi rimbombava nella testa, e una parte di me voleva correre via, chiudere tutto in un angolo buio della mente e non pensarci più. Ma la sua voce, così piena di rabbia e di frustrazione, mi teneva ancorata lì, incapace di sfuggire alla verità che cercava di farmi accettare.
«Non lo capisci?» aggiunse Lio, guardandomi come se cercasse di farmi vedere qualcosa di ovvio, di evidente, che solo io mi rifiutavo di riconoscere. «Non puoi permettere che quello che ti ha fatto resti impunito. Lui ti ha tolto il controllo, ma ora... ora il controllo è tuo. Hai il diritto di farti ascoltare, Lola.»
Le sue parole, quella convinzione disperata, mi davano quasi forza, anche se sentivo ancora la paura bloccarmi, tenere tutto il mio corpo stretto in una morsa gelida. Sentii il peso di ogni parola che aveva detto e, per un istante, nella sua rabbia, percepii anche una specie di amore. Non aveva bisogno di dirmelo a parole, lo capivo dalla sua voce, dalla sua frustrazione: mi stava proteggendo. Forse era proprio quello che mi faceva più male.
Abbassai lo sguardo, incapace di sostenere ancora il suo. «Non so se posso, Lio. Non so se...»
Il suo sguardo si addolcì, ma rimase intenso, come se volesse iniettarmi tutta la forza che avevo paura di non avere. « Lola, io sarò qui. Non ti lascio da sola.»
Quelle parole risuonarono in me, si fecero spazio tra la paura, piantandosi come una promessa.
Ero incredula al pensiero che una persona come lui potesse ritrovarsi sola. Dal poco che avevo visto, Lio era paziente, intelligente e sembrava avere un cuore gentile – una qualità che, in fondo, sentivo di non possedere come lui.
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Un clochard a Bilbao
ChickLitLola Garcia ha tutto: soldi, potere e una vita perfetta... fino a quando un errore la trascina in uno scandalo che rischia di distruggerla per sempre. Proprio quando pensa di non avere più vie d'uscita, incontra Lio, un uomo misterioso che ha perso...