Gabriel non riesce a formulare un pensiero di senso compiuto, quando si trova davanti agli occhi ghiaccio di Maeve. Le parole della ragazza giungono al suo udito in maniera ovattata, mentre con lo sguardo prende a disegnare i contorni del suo viso e a sfiorare quelle lentiggini che sembrano voler disegnare una costellazione.
Torna indietro nel tempo, con la mente, a quelle mattine di scuola, quando il solo vederla passare fra i corridoi decretava quella giornata degna di essere vissuta. Ai suoi amici che lo prendevano bonariamente in giro, per essersi preso una cotta per quella di quarto. Che poi era diventata quella di quinto. E che poi scomparve dalla sua vita così come ci era entrata.
Ma visualizza anche quella mattina di fine luglio. Quel messaggio che lo aveva fatto svegliare col sorriso, quella mezz'ora passata al parco ad aspettarla. E quell'incontro che gli aveva fatto capire, al contrario di ciò che pensava, che fra loro non poteva esserci nulla. Che era finita, ancor prima di iniziare.
«Che t'aspettavi, Ga'?»
Fu la domanda che si sentì rivolgere da Federico, il suo migliore amico, quel giorno di ormai cinque anni fa.
«Niente, Federi', non m'aspettavo niente».
E invece non era così, ma non aveva il coraggio di ammettere che sì, un po' ci credeva. E si sentiva un perfetto idiota per questo.
La mano di Maeve sulla sua spalla lo riporta bruscamente al presente. Alla sua stanza arancione, alla valigia vuota ai piedi del suo letto, ai capelli scuri della ragazza che gli porge nuovamente lo stesso quesito.
«Che problemi hai, Gabriel?»
Capitolo 3
Episodio d'amore
«Non c'ho nessun problema».
È la prima frase che Gabriel mi rivolge dopo un silenzio di circa cinque minuti, alternato ai miei imprechi. Sbuffo sonoramente, e con le braccia gli indico la valigia vuota sul pavimento in parquet della sua stanza.
«Pietro e Ilan mi hanno detto che vuoi andartene, qui c'è una valigia vuota; direi che il problema ce l'hai eccome, invece».
«Non sono affari tuoi».
Gli afferro il braccio, interrompendo la sua camminata nervosa verso il guardaroba.
«Se te ne vai per causa mia sono affari miei».
Lui scoppia in una risatina sarcastica.
«Pensi davvero che il mondo giri intorno a te, Maeve?»
Lo guardo fisso, nella mia mente si alterna una caterva di domande. Chi è quella persona, e cosa ne ha fatto del Gabriel che conoscevo al liceo?
Quello timido, gentile, che non riusciva a mettere due parole in fila senza imbarazzarsi. Quello che mi offriva passaggi in motorino quando pioveva, che mi aiutava a prendere a cazzotti il distributore automatico di merendine che puntualmente si bloccava, fregandomi un euro. Quello che durante i laboratori si distingueva sempre per i suoi disegni astratti, e che una volta, poco prima del mio esame di maturità, mi regalò un mio ritratto bellissimo come augurio di in bocca al lupo. Dov'è finito, quel Gabriel lì? Perché chiunque ci sia in questo momento davanti a me è completamente diverso da lui.
«E allora spiegami perché vuoi andartene» lo sfido, cercando di non interrompere mai il nostro contatto oculare.
Il cantante sbuffa, mentre inizia a sistemarsi il cappellino in testa in un gesto compulsivo e nervoso. A quel punto mi riavvicino e cerco di riafferrargli il braccio.
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𝐁𝐨𝐨𝐬𝐭𝐞𝐫 | Amici24, Vybes
Fanfiction«Se vuoi farmi male, fammi male stanotte. Dammi un bacio strano, prima piano poi forte». Gabriel sapeva che prima o poi l'avrebbe rincontrata. Perché il mondo è davvero troppo piccolo e le possibilità che si perdano totalmente le tracce di una perso...