SILVIA'S POV
Un improvvisa valanga di ricordi mi passa davanti come la pellicola di un film.
Le giornate passate ad allenarci insieme, quando mi insegnava a tirare i rigori, quando ci rincorrevamo su questo campo, quando ci baciavamo su questo campo.
«Ti prego continua a parlare» dico con voce flebile ad Andrea
«Silvia...» dice
«Per favore, non ce la faccio» e lui annuisce
«Grazie» dico.La verità é che non l'ho mai superata, non ho mai avuto il coraggio di parlare con Dusan dopo la rottura, ora c'è Samuele, ma per qualche strano motivo non riesco comunque a parlare con Dusan, sento come un blocco, un muro invisibile che ci divide, una presenza immaginaria che mi blocca ogni volta che lo vedo.
Continuo a parlare con Andrea finché non mi dice che Dusan é andati negli spogliatoi.
«Vuoi fare qualche passaggio?» mi domanda il numero 27
«Vai» approvo io.Prende un pallone tra i mille, e iniziamo a palleggiare, passandoci la palla.
DUSAN'S POV
Esco dallo spogliatoio, pronto ad allenarmi, qualcosa cattura la mia attenzione.
Silvia e Andrea.
Che giocano insieme.
In quel momento, una sfila di ricordi si fa strada nella mia testa.
Li vedo, i loro movimenti così fluidi, così naturali, come quando eravamo insieme, come quando il calcio era il nostro linguaggio, come quando lei sorrideva, felice, senza paura di nulla.
Non posso fare a meno di ricordare quei momenti: le risate sul campo, i suoi occhi che brillavano ogni volta che segnava un gol, quando mi chiamava per correre insieme verso la porta.
La sensazione del suo corpo vicino, quella complicità che sembrava non dovesse mai finire.
Ma poi è finita.
E non riesco a smettere di farmi domande.
Perché non ho lottato di più?
Perché non le ho detto quello che avevo dentro, quando sarebbe stato ancora il momento giusto?
Ora, la distanza tra noi sembra insormontabile.
Il muro invisibile che lei sente, forse l'ho costruito io.
Forse l'ho costruito con il silenzio, con l'indifferenza, con l'assenza che le ho dato negli ultimi anni.
Eppure, adesso, vedo che la sua vita continua.
Si sta allenando con Andrea, sembra di nuovo serena, come se fosse tornata a respirare.
E un angolo del mio cuore si stringe.
La verità è che non so se ha mai smesso di pensare a me, se sono solo un ricordo che si è dissolto nel tempo.
Mi fermo un attimo a osservare, il mio cuore inizia a battere più forte.
Non voglio che se ne vada, non voglio che sia solo un capitolo chiuso della sua vita.
Ma è troppo tardi?
La sua voce arriva come un'eco distante, Andrea le sta parlando, ma io non riesco a concentrarmi su nulla di quello che dicono.
I miei pensieri sono tutti per lei, per quel legame che avevamo, per la paura che ormai non ci sia più spazio per me nel suo mondo.
Eppure, un piccolo angolo di speranza si fa strada in me, nonostante tutto.
Forse non è ancora troppo tardi.
Forse posso ancora fare qualcosa per romperlo, questo muro invisibile.
Mi manca tutto di lei: la sua energia, il suo sorriso, la sua capacità di farmi sentire che niente era impossibile, che il nostro legame era indissolubile.
Ma è stato proprio quel legame, quella connessione così forte, a frantumarsi, a crollare sotto il peso delle mie scelte, delle mie parole non dette, delle mie occasioni mancate.
Silvia sta palleggiando, concentrata, e Andrea le sorride, le fa un cenno, probabilmente le sta parlando di qualcosa riguardo l'allenamento.
Lei risponde distrattamente, ma non posso fare a meno di notare che la sua attenzione è tutta sul gioco, non su di me.
Non c'è nessun segno che stia pensando a ciò che è successo tra noi, né alcuna traccia di quella connessione che un tempo avevamo.
Un nodo mi si forma in gola.
Non posso avvicinarmi.
Non ora.
Non dopo tutto quello che è successo.
Sarebbe troppo difficile, troppo strano.
Silvia sembra andare avanti, e io sono fermo a guardarla, incapace di fare il primo passo.
Non so nemmeno se sarei capace di dirle le parole giuste, quelle che spiegano perché sono stato così distante, così sfuggente, così incapace di affrontare la situazione.
La verità è che, da quando ci siamo separati, ho vissuto nel rimpianto.
Ho passato interi giorni a domandarmi se avessi fatto la scelta giusta, se avessi detto qualcosa, se avessi lottato di più, forse... forse le cose sarebbero andate diversamente.
Ma ora non c'è più tempo per i "forse".
Lei ha la sua vita, il suo percorso, e io sono solo un capitolo lontano della sua storia.
Guardandola da lontano, mi rendo conto che non posso semplicemente entrare nella sua vita come se nulla fosse.
Il muro che ci separa non è solo fisico, è emotivo, è un muro che ho costruito io stesso con il mio silenzio, con la mia paura di affrontare quello che avevamo.
Un'altra parte di me vorrebbe fare qualcosa, avvicinarmi, dirle che mi dispiace, che non l'ho mai voluto ferire, che vorrei tornare indietro.
Ma poi il pensiero di Samuele mi frena.
Non è solo una persona qualunque, è qualcuno che ora è al suo fianco.
Forse non c'è più spazio per me.
E forse è meglio così.
Respiro profondamente e mi volto, allontanandomi dal campo senza fare rumore.
Non la chiamerò.
Non adesso.
Non dopo tutto questo tempo.
E anche se dentro di me c'è una parte che mi urla di fare un passo verso di lei, so che non posso.
Non senza sapere se lei sia disposta a riaccogliermi nella sua vita, non senza capire cosa voglia davvero.
Mi allontano, ma una parte di me rimane lì, a guardarla, mentre continua a giocare con Andrea.
La vita va avanti, e io devo accettarlo.
E poi, io ho Vanja.
SPAZIO AUTRICE
tiktok:7vinijr__che casino che ha il nostro dusan in testa eh?
che ne pensate??
grazie dei commenti e delle stelline⭐️❤️
vi amo❤️
~silvia💫
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𝐜𝐨𝐥𝐥𝐢𝐝𝐞||dusan vlahovic
FanfictionSilvia Romano, migliore amica della sorella di Vera Vlahović, sorella del celebre numero 9 della Juventus. Un tempo un legame intenso li aveva legati in un passato ormai lontano, ma oggi i due sono legati da un filo sottile, intessuto di ricordi e i...