5. «YOU'RE EYES...»

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Ero confuso, la testa mi faceva male e non capivo più niente. Mi guardai intorno un po' meglio per inquadrare la situazione e capii di essere ancora nel salotto dove si era tenuta la festa. Cercai di ricordare cosa potesse essere successo, ma avevo dei ricordi vaghi e sfocati della sera prima. C'era una cosa però, che ricordavo bene e sapevo che non avrei dimenticato. Il mio sogno.

Quella ragazza. Per un momento mi ero sentito in pace, anche se scappava da me, ma lei c'era, e quel pensiero mi faceva bene, tutto di lei mi faceva bene. Però ricordavo anche che non aveva un volto ben preciso, insomma, non sapevo spiegarlo. L'unico modo che avevo per ricordarlo bene era quello di raffigurarlo mentre riaffioravo i ricordi di quel sogno, e così avrei fatto.

Intanto mentre fantasticavo tutto questo, avevo ignorato il grosso peso che sentivo sul fianco avuto fino a quel momento. Voltai la testa in quella direzione per capire cosa fosse e mi si gelò il sangue in un attimo.
Quella era...Krista?

[LUCY'S POV]

Era molto chiaro quello che Joyce intendeva dire: non dovevo farmi calpestare i piedi. Quello che lei non capiva era che da anni non riuscivo a difendermi da nessuno, altrimenti non avrei mai avuto problemi.

Per il resto di quella giornata sentii tantissime voci su una festa che si sarebbe svolta questa sera. Possibile che la gente qui non pensava ad altro?

Dopo cena mi rifugiai in biblioteca e mi sedetti al solito posto a leggere tranquillamente, ma avvertivo una sensazione molto strana, mi sentivo osservata. Improvvisamente, un rumore tra i libri mi fece alzare la testa di scatto, diedi un'occhiata ma ritornai dopo pochi secondi al mio libro. Ci mancava solo un fantasma della biblioteca che si burlava di me.
Risi a quel pensiero stupido quando un rumore più forte mi fece sobbalzare. Mi alzai di nuovo e mi diressi verso lo scaffale notando un libro per terra. Lo alzai, mi guardai intorno e lo misi a posto. Effettivamente, era una situazione inquietante.

«Ciao Lucy!» trattenni il respiro e sobbalzai di nuovo portandomi una mano al petto dallo spavento.

Mi voltai immediatamente e alla mia destra mi ritrovai davanti un ragazzo che non avevo mai visto prima. Era un po' più basso di me, il che la dice lunga, aveva i capelli ricci e castani, gli occhi marroni, i denti davanti notevolmente larghi e un paio di occhiali da vista piccoli e rotondi. Vestiva con un maglioncino marrone a scacchi verdi e pantaloni color fango, sembrava uno dei miei nonni, ma a giudicare dal mio aspetto, non potevo di certo osare dare giudizi.

«E tu chi sei?» risposi confusa e ancora scossa per lo spavento.

«Oh, aspettavo da tanto questo momento! Io sono Adam Karter e tu vista da vicino sei semplicemente una dea Lucy!» Spalancai gli occhi incredula a quella definizione.

Nessuno mi aveva mai fatto un complimento in vita mia, che fosse uno scherzo di cattivo gusto?

«Ehm, grazie Adam ma...io non ho idea di chi tu sia e di come mi conosca, mi dispiace.»

«Lo so, è da quando sei arrivata che ti osservo da lontano e finalmente ho trovato l'occasione per avvicinarmi.»

«Oh ehm...sei molto gentile ma non devi imbarazzarti, non serve.» sorrise mostrando i suoi denti larghi. Che tipo strano.

«Allora mi vedrai molto spesso Lucy.» mi accarezzò il braccio guardandomi in modo indefinibile che mi diede eccessivo disagio, e anche inquietudine a dirla tutta, al che mi ritrassi immediatamente.

«I-io devo proprio andare adesso. Devo studiare, ciao.»

«Ciao mia dea, ci vediamo presto.» scappai via di lì con i suoi occhi che continuavano a fissarmi insistentemente.

Lucinda Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora