cap.17 "persa nel vento"

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irene's pov

-ma come si permette quello stronzo-
penso prima di tirare un urlo.

-Se fosse un giorno come tanti altri mi vergognerei di essere in giro con il trucco colato fino al mento, spettinata, con i tacchi in mano a ringhiare.
Ma oggi non è un giorno normale, sta sera ho finito di essere buona e perdonare-
mi dico mentre cammino scalza sui navigli. La gente si ferma, si gira, mi fissa e io in tutta risposta li mando affanculo.
Che cazzo guardano?!?

ormai è più di mezzora che vago in parchi di Milano a caso, non me ne frega un cazzo, voglio rimanere a congelare su una panchina fino a quando sarò così congelata che mi morirà il cervello.

Incazzata mi siedo su una panchina e tiro fuori le sigarette, sarà la 22esima che mi fumo nel giro di venti minuti. Ma tanto chissene fotte, vita mie scelte mie, NO?!

Sono intenta a valutare se lanciarmi nel fiume o meno quando sento dei passi inconfondibili raggiungermi.
“Ire” mi chiama Vivi con il fiatone
“cazzo volete pure voi?” dico girandomi di scatto
“ire ascoltaci, Francesco ha reagito d'istinto” dice la Fra

“de istinto un pàio dè cazzì! Sto chiàttone! Nato da quella maiala di su' ma' e da chel bècco de su' pa'! Buzzurro, stronz, vìllano, CAARE'LLO! Cazzabùbolo de' n' finocchio. Figlio de na maiala che l'ha vìsto più soffitti lei d'un ìmbianchino!  L'è ariato n' merdaiolo dei miei cogliòni!” urlo in toscano, si sono in parte toscana.
(traduzione:d'istinto per un cazzo, sto grasso, figlio di una puttana e di un cornuto! Stronzo coglione, villano,pusillanime! Irrilevante di un gay! Figlio di una troia che ha visto più soffitti di un imbianchino! È arrivato! Lo stronzo dei miei coglioni!”

gli lancio addosso una scarica di insulti e inizio a lacrimare. Vivi e Francesca rimangono li di fianco a me a sorbirsi questo teatrino pietoso. Vado avanti a urlare insulti toscani per minuti interi e ce ne avrei ancora ma a metà del mio repertorio crollo a terra singhiozzando.

“non l' è mìca gìusto però! Io l'amo e lui per na càgata se incazza così?” chiedo piangendo.

“shhh, lo sappiamo come ti senti. Francesco non si è fermato a ragionare e credici quando ti diciamo che è molto deluso da se stesso e che si sente in colpa” mi dice Francesca sedendosi accanto a me.

“a me n' l'ha dìmostrato, però” dico con il vuoto dentro.

“se solo fossi disposta a parlargli” dice vivi

“io lo amo e forse più avanti sarò disposta a parlargli e forse pure a perdonarlo. Ma ora no, ora non voglio vederlo, voglio starmene da sola coi miei cazzi” dico alzandomi.

“dove vai?” mi chiedono

“su quella panchina e aspetterò le 9.00 di domani e poi forse tornerò al castle” dico sedendomi sulla panchina fredda.

“amo, sei matta? Congeli su questa panchina, dai vieni a casa, ti promettiamo che non ti incrocerai nemmeno con Plant”  mi dice  Vivi sedendosi con me.

“no” rispondo io
“non vuoi almeno andare nel tuo appartamento?” mi chiede l'altra
“no, ho le chiavi al castle”
“andiamo io e Francy a ricuperarle” mi dice
“no” rispondo
“amo, non puoi stare qui. Fa freddo, dai su andiamo a casa” mi dice la Fra prendendomi per mano
“si, domani alle 9.00” dico.
“se vuoi stare qui tutta la notte, staremo con te” mi dice la bionda
“no, no. Fa freddo andate a casa” dico io
“no, noi stiamo qui. Che è un attimo che ti lanci nei navigli”
“fate come volete” dico e sono le ultime parole che pronuncio prima di sedermi comoda con le braccia incrociate. E credetemi quando vi dico che sono stata così tutta la notte.
Finalmente, dopo ore di buio e freddo, il sole comincia a salire e a riscaldare l'aria, ma non me, che ho così freddo che ho caldo, ma è un freddo che viene dentro...
verso le otto del mattino Vivi va a prendere la colazione per tutte.
Dopo poco torna con tre cornetti e mi trova nella stessa posizione di 4 ore fa.

l'angelo della SADDove le storie prendono vita. Scoprilo ora