"Mamma mia," dice Lorenzo mentre mi guarda, con quegli occhi che conosco fin troppo bene. È in bilico tra essere lucido e perso, e lo capisco subito: se potesse, mi salterebbe addosso.
"Che vuoi?" chiedo, con un tono volutamente distaccato, quasi da stronza. Da quando ci siamo lasciati, mi comporto così; è una difesa, un modo per tenerlo a distanza, anche perché, in fondo, adesso sono più o meno occupata.
Lui mi fissa con quel sorrisetto che sa fare solo lui, e io, per quanto cerchi di non mostrarlo, mi sento scoperta.
"Dai, Lorenzo, sei un porco," sbuffo, come a tagliare corto, sperando che molli.
"Che vuoi? Preferisci veramente quel coglione?" risponde lui, con quella sua arroganza che conosco bene.
Faccio spallucce, cercando di mantenere la calma. "Beh, come tu preferisci le altre," ribatto, tagliente.
Lui beve un lungo sorso dal drink che ha in mano, senza staccarmi gli occhi di dosso. Non risponde, ma il suo sguardo dice tutto.
In quel momento arriva Elia, drefgold. Lo conosco da poco, e sembra carino. Non che sia tanto diverso da Lorenzo, sia chiaro: fatto, ogni tanto lo è anche lui, ma almeno mi tratta bene. Sa delle cose tra me e Lorenzo, quelle dinamiche tossiche che preferirei dimenticare, e in qualche modo sembra capirle senza giudicarmi troppo.
Vedo Lorenzo guardare Elia male, come se bastasse quel cenno per far scattare qualcosa. Non si conoscono, neanche nell'ambito musicale: le uniche interazioni sono state un ciao distratto o un cenno della testa. Però so che Lorenzo ogni tanto chiede di lui a Tony,, che ci ha collaborato e ci collabora tuttora. Forse più per curiosità che per altro, ma lo fa.
"Oi, vieni?" mi chiede Elia con il suo tono tranquillo, rompendo il silenzio che mi aveva lasciata un po' tesa.
"Sì sì, fammi finire di parlargli," rispondo. Cerco di mantenere il controllo, anche se sento gli occhi di Lorenzo che mi pesano addosso. Elia annuisce, un po' preoccupato, ma accenna un sorriso e si allontana.
"Che cazzo hai?" sbotto, girandomi verso Lorenzo.
"Cosa devo avere?" risponde lui, con il solito tono neutro ma carico di sottintesi.
"Smettila di comportarti così con me, ci siamo lasciati," dico, cercando di mettere un punto a quel teatrino.
"Mhmh," borbotta lui, quasi come se non mi stesse nemmeno ascoltando. Poi però aggiunge, con quella fredda arroganza che conosco troppo bene: "Però a farti scopare da un altro dopo un mese sei capace, vero?"
Lo odio. Davvero. Odio quel modo di farmi sentire in difetto, come se lui fosse immune agli errori, come se non avesse mai fatto lo stesso.
"E che cazzo vuoi?" ribatto, incrociando le braccia, più per protezione che altro.
"Ci hai scopato davvero? come ti conosco," dice lui, fissandomi con quello sguardo che sa essere insieme accusatorio e provocatorio.
"E quindi? Tu non sei certo un santo, cazzo," ribatto, la voce che trema leggermente per la rabbia, ma anche per quella maledetta verità che non riesco a ignorare.
"Vabbè," dice lui, quasi con sufficienza, fissandomi con quell'aria da chi pensa di aver vinto, di avere ancora qualche controllo su di me.
"Sei un pezzo di merda, lo sai?" sbotto, incrociando le braccia per trattenermi dal dirgli qualcosa di peggio. La rabbia mi sale in gola, ma lui sembra assaporarla come se fosse il suo gioco preferito. "Sei davvero bravo a rovinarmi le serate."
Lui mi guarda con un sorrisetto appena accennato, come se nulla lo sfiorasse davvero. "Sei pure ubriaco," aggiungo, cercando di puntare il dito contro di lui, sperando di metterlo in difficoltà.
"Esageri," risponde, con un tono calmo e infastidito, come se fossi io quella fuori luogo.
"Poi stai con uno che si beve la lean, quindi non parlare di me," aggiunge subito dopo, affondando un'altra frecciata velenosa.
Mi prende in contropiede, e lo odio per questo. "Non stiamo insieme," ribatto, stringendo i pugni per non cedere alla voglia di urlargli in faccia.
"Qualcosa ci hai fatto, però," insiste lui, fissandomi con quell'aria di chi si diverte a punzecchiare, come se fossi trasparente e lui potesse leggermi dentro.
Sospiro, cercando di riprendere fiato, di recuperare un po' di controllo. "Cazzi miei," rispondo, con un tono tagliente che maschera il nervosismo.
"Com'è?" mi chiede poi, il sorriso sempre più provocatorio, sapendo di spingere un tasto che mi farà scattare.
"Fatti i cazzi tuoi," ribatto, senza dargli soddisfazione, anche se sento il cuore battere più forte. Mi rendo conto che, nonostante tutto, lui sa ancora come tenermi legata a quel filo invisibile fatto di attrazione e rabbia.
"Oh, calmati, Luna," dice lui, appoggiandosi indietro con quell'atteggiamento rilassato che mi manda ai nervi. Il suo sorrisetto appena accennato, quasi di sfida, sembra un invito a continuare questa discussione.
"Calmati un bel niente," ribatto io, il tono carico di frustrazione. Lo guardo dritto negli occhi, senza abbassare lo sguardo. Non può pensare di cavarsela sempre con quel suo modo di fare.
"Dai, com'è? Dolce?" domanda lui, inclinando leggermente la testa, come se stesse cercando di smascherarmi. La sua voce è bassa, provocatoria, ma c'è una traccia di curiosità vera dietro la battuta.
"Boh," rispondo, scrollando le spalle. Cerco di sembrare indifferente, ma so che non gli sfugge niente.
"Se non lo sai tu," replica lui, ridacchiando. Si avvicina appena, quel tanto che basta per farmi sentire il suo sguardo addosso. Gli occhi sembrano scrutarmi, voler capire cosa sto nascondendo davvero.
L'atmosfera è tesa, quasi sospesa, e il suo sorriso si allarga. Lo detesto per quanto mi conosce, per come riesce sempre a farmi parlare, anche quando voglio tenerlo fuori da tutto.
"Senti, torno da lui," dico, decisa a chiudere la conversazione.
"Mhmh," risponde lui, con quel solito tono che sa di sarcasmo e distacco, ma i suoi occhi tradiscono il fastidio che prova.
STAI LEGGENDO
Insieme Da Una Vita-PAPA V
Short StoryLuna e Lorenzo si sono appena lasciati dopo una relazione tossica. Lui è incapace di esprimere i suoi sentimenti, mentre Luna tende a dare troppo, ricadendo sempre in situazioni sbagliate con altri ragazzi. Nonostante la separazione, la loro conness...