So che non c'entra ma ne avevo bisogno

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Basta, è finita. Io ho vinto ma lui è arrivato terzo. Ho perso il mondiale di dieci punti. Dieci. Fottuti. Punti. Ho i coglioni che mi girano alla velocità della luce, però questo mondiale se lo è davvero meritato, infatti mi dirigo al parco chiuso e, dopo le interviste, mi congratulo con lui. Ci abbracciamo forte, perché alla fine siamo molto "amici", e non resisto nel dargli uno schiaffetto sul fondoschiena. 

E che fondoschiena. 

Ehm, dicevamo. Mi salta letteralmente al collo, e anche io lo abbraccio stretto. 

"Incredible mate! Thanks for getting the best out of me." mi dice all'orecchio mentre mi abbraccia. Questa frase potrei portarmela dentro per sempre. Gli metto un braccio sulle spalle e lui fa lo stesso, ci scattano una foto così e poi mi dà un paio di botte sul petto. Così però non vale. Gli scompiglio un po' i capelli e poi gli lascio la scena. È giusto così, il campione ora è lui.

Ci chiamano per il podio, nella cool down room lui continua a dare bacini al suo casco dorato. Si vede che ancora non ci crede, solleva la testa e guarda in alto, ha gli occhi lucidi. Quanto è emotivo. Ha sicuramente dei lati positivi, per carità, ma nel nostro mondo non puoi esserlo più di tanto. Se fosse stato più freddo emotivamente tante cadute se le sarebbe risparmiate. Ma da quale pulpito sto parlando? Resto in disparte e lo sento mentre parla in spagnolo fitto con Marc, secondo classificato nella gara e terzo nel mondiale. Capisco qualche frase, ma tra l'emozione e la stanchezza si masticano metà delle parole.

Ci chiamano per il podio, prima lui, che viene accolto con un boato assordante, poi Marc, la cui ovazione è un po' più contenuta, e infine il sottoscritto che, a giudicare da ciò che vedo sui megaschermi, ha il record per faccia più scazzata dopo una vittoria dell'intera storia del motomondiale. Un'ovazione che so già essere solo di compassione/fair play mi accoglie appena salgo sul gradino più alto del podio. Parte l'inno italiano, canticchio un po' senza la mia solita convinzione, lui invece sembra averlo imparato a memoria. Per forza, tutte le volte che è stato sul podio con me, mentre io ero primo. . . non abbastanza, evidentemente. Ci spruzziamo di prosecco, io sempre con la verve di una lumaca, mentre gli spagnoletti di fianco a me sono carichi a molla.

Chiedono a me e a Marc di spostarci di lato, perché ora è il suo momento. Solleva il cartello con scritto 2024 MotoGP World Champion mandando in delirio il pubblico di casa, ma nel tentativo di prendere il boccione gigante di prosecco questo gli scivola dalle mani andando a infrangersi ai suoi piedi e formando un oceano di schiuma.

Il solito bambino maldestro. E tremendamente carino. 

Sorrido alla vista del disastro che ha combinato, allagando l'intero podio, mentre per poco non si ammazza scivolando sul liquido. Non se ne cura mentre continua a festeggiare mandando in delirio l'intero circuito. Mi godo la vista delle ciocche nere e sudate che gli restano appiccicate alla fronte; devo dire che la tuta nera da campione del mondo gli dona parecchio. Smetto di farmi del male continuando a guardarlo e mi avvio verso il mio box con il trofeo in mano. Del resto ho vinto la mia undicesima gara stagionale, dovrei essere felice. Eppure lo volevo questo mondiale, cazzo se lo volevo. Però sono caduto troppo, porca miseria, è colpa mia. È tutta colpa mia. Mi abbasso la tuta fino alla vita, sforzandomi di sembrare felice. Alla fine non devo fingere poi tanto, sappiamo tutti, lui compreso penso, che l'anno prossimo non avrà nessuna possibilità di vincere il mondiale, e a parte Marc non penso ci saranno delle vere e proprie minacce. Mi godo la festicciola che hanno organizzato Gigi, Lele, Davide e il resto del team, del resto siamo campioni del mondo a squadre e costruttori. Ci sono anche Domizia, mia migliore amica da circa sempre nonché più o meno fidanzata, e Enea, il mio compagno-ex compagno di squadra. Sarà strano, a marzo, avere Marc al mio fianco, colui che adoravo come una divinità da piccolo. Certo non immaginavo di averlo come compagno di squadra, e probabilmente per il mondiale ce la giocheremo noi due. Onestamente? Non vedo l'ora. Per ora non ci penso, e mi godo le cazzate che sparano Lele e Davide. I box Pramac sono proprio di fianco al mio, quindi sento tutto il team viola che scandisce il suo nome mentre saltano. Visto che sono un bravo bambino, vado a curiosare e stringo ancora in un abbraccio il mio rivale e il suo team principal, Gino. Vederlo con quella tuta, i capelli neri scompigliati e gli occhi luminosi, oltre al suo sorriso, fa salire in me un calore dal basso ventre fino al petto e al volto. Prima che l'amico là sotto si svegli, saluto tutti e mi affaccio un secondo dai muretti verso gli spalti, agito il trofeo che ho ancora in mano verso la fan zone, e i tifosi devoti mi salutano con un'ovazione che, devo ammetterlo, mi scalda il cuore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 2 days ago ⏰

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