Parte VII

10 0 0
                                    

I medici mi spiegano che adesso, con quest'infiammazione in corso, non possono operarmi. Mi faranno qualcosa per star meglio, per riprendermi un pochino e, poi, finita questa cura, mi rimanderanno a casa con la promessa che a settembre sarei stata richiamata per l'operazione. Trascorro venti giorni tra chiacchierate con le ragazze, esami vari, cibo ottimo, flebo e momenti belli. Arriva così il giorno dei saluti e vado ad abbracciare le mie due dolcissime amiche, che, in questo periodo, hanno fatto di tutto per farmi dimenticare di stare male. Francesca mi ha fatta ridere come una matta, mi ha strappato il piatto col pollo dalle mani per tagliarlo lei, visto che io con la flebo non ero in grado di tenere nemmeno una forchetta in mano. Torno a casa. Ora sto meglio, i dolori ci sono ancora, ma molto meno intensi. Trascorro l'estate serena, ma col pensiero fisso che a settembre avrei subito un'operazione. La cosa mi turbava un po, ma il semplice fatto che dopo sarei rinata mi faceva stare meglio. Il tempo passa. Arriva settembre e, con esso, anche la telefonata tanto attesa. Partiamo di nuovo. Mi ricovero ed il 15 settembre 2011, alle ore 11:30 vengo chiamata per prepararmi ad andare in sala operatoria. L'ansia al momento la fa da padrona, i battiti cardiaci aumentano a dismisura. Ho una paura tremenda ma devo farmi coraggio. Mia madre e il mio ragazzo sono impauriti quanto me. Non voglio trasmettergli ulteriore ansia. Così provo a tranquillizzarmi, sorrido, prendo le loro carezze finché posso, ne ho bisogno. Vengono a prendermi gli infermieri. Mia madre e il mio ragazzo sono accanto a me. Sono impauriti ma sorridono. Arriviamo davanti alla porta della sala d'attesa della sala operatoria, schiocco un bacio ciascuno ai miei due tesori, prendo coraggio, faccio un sorriso che parte da un orecchio ed arriva all'altro e dico: "State tranquilli, vi voglio bene. A dopo!" Dopo cinque ore di sala operatoria finalmente esco. Sento le loro voci, che bello, sono qui, mi hanno aspettata tutto il tempo. Ancora sotto effetto dell'anestesia totale non ho la forza per aprire gli occhi. Entriamo in ascensore per tornare in stanza e, l'unica cosa che riesco a biascicare, è: "Ahi!!"

Storia di dolore ed amiciziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora