Capitolo 4.

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POV SARAH.

La classe si riempì, c'erano tante belle ragazze, una classe tutta al femminile, la prof della prima ora ancora non si faceva vedere. Dopo un po passò un collaboratore scolastico, ad avvertirci che la nostra prof aveva avuto un contrattempo e sarebbe arrivata tardi, e ci lasciò da sole. Intanto iniziammo a parlare tra di noi per conoscerci, ognuna a turno disse il proprio nome. Quando arrivò il mio turno dissi il mio, e la ragazza che mi sembrava assomigliare ad una mia vecchia amica di infanzia, mi fissò per qualche secondo, poi sorrise e mi si buttò addosso abbracciandomi forte, così capii che era proprio lei, era la mia unica vera amica di infanzia, era Michelle. Iniziammo a parlare, mi chiese cosa ci facessi qui e le spiegai che mi ero appena trasferita, parlammo di tutte le cose che ci fossero accadute in tutto il tempo che non ci sentimmo. Ero felicissima di averla rincontrata, e che ora avrei potuto vederla ogni giorno a scuola. Fummo interrotte dalla prof che era appena entrata, ci azzittimmo e ci sedemmo di nuovo tutte al proprio posto. Iniziarono le noiosissime lezioni del primo giorno. Al termine delle lezioni, Michelle mi chiese di accompagnarla a casa, tanto abitava quasi vicino scuola, e la sua casa era di passaggio. Uscimmo nel cortile della scuola, quando all'improvviso una ragazza mi piombò addosso facendomi cadere, e senza nemmeno scusarsi corse via come se niente fosse. Ero sicura che fosse la stessa ragazza dai capelli rossi ed occhi verdi che vidi stamattina al bar. Michelle mi diede una mano per alzarmi, notai delle chiavi a terra, le aveva perse di sicuro quella ragazza, perché ero sicura che prima non ci fossero. Michelle mi chiese se mi ero fatta male, ed io senza nemmeno rispondere le chiesi se sapeva dove abitasse quella ragazza. E lei mi rispose che si chiamava Dalilah, ed era la ragazza più conosciuta della scuola, e che abitava insieme a suo fratello nella casa di fronte alla mia. Accompagnai Michelle a casa e la salutai. Arrivai alla casa difronte alla mia e suonai più volte il campanello. Aprì Jason, il ragazzo che conobbi stamattina sulle scale di scuola. Gli spiegai cosa fosse successo, ma che probabilmente avevo sbagliato casa perché cercavo quella ragazza, e non lui. Lui mi disse che Delilah era sua sorella, e mi invitò ad entrare dicendomi che la sorella fosse in camera sua, e che lui sarebbe dovuto andare al suo lavoro part-time. Arrivai alla sua camera, c'era la porta aperta, quindi entrai senza dire nulla. Trovai Delilah in intimo a pancia in giù sul letto, con delle cuffiette alle orecchie. Provai a chiamarla, ma non sentiva. Le andai vicino dandole una pacca sulla spalla. Si girò verso di me con degli occhi lucidi e socchiusi. Le poggiai una mano sulla fronte e scottava da morire. Suo fratello era andato a lavoro, e di certo non potevo andarmene lasciandola sola in queste condizioni. Poggiai le chiavi che aveva perso sul comodino e le chiesi dove potessi trovare qualche medicina. Mi disse che le aveva tutte nel mobiletto in cucina. Mi affrettai ad andare in cucina prendendo la tachipirina, presi una ciotola con dell'acqua fredda, ed una pezza. Tornai in camera sua appoggiando la ciotola d'acqua sul comodino, le diedi la tachipirina, e mi sedetti sul letto accanto a lei. Immersi la pezza nell'acqua strizzandola per bene, e gliela poggiai sulla fronte. Le tolsi le cuffiette dalle orecchie e chiuse gli occhi. Notai che intanto c'erano delle goccioline di sudore sul suo corpo. Presi la pezza e la immersi di nuovo nell'acqua fredda, passandogliela delicatamente sulle spalle e sul petto. La ragazza ancora con gli occhi chiusi, sorrise e mi prese la mano. Restai lì fino a sera, finché suo fratello non tornò da lavoro. Mi ringraziò per quanto fatto, e ritornai a casa.

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