Capitolo 2

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MAYA'S POV
*15 del pomeriggio, centro commerciale*
Ero al centro commerciale con Katherine, Dylan e Ki.
Dylan aveva il suo braccio attorno alle mie spalle.
"La volete finire voi due? Sono geloso." disse Ki imitando una femmina.
Ridemmo.
"E dai, Ki. É da due anni che stiamo insieme dovresti esserci abituato."
"Baciami." disse Ki avvicinandosi a Dylan e ridacchiando.
Dylan lo respinse e gli tirò un pugno sul petto.

Katherine aprì la bocca per dire qualcosa, ma non lo fece.
La guardai.
"Volevi dire qualcosa?" le chiesi.
"Sinceramente, si. Che ne dite di andarci a prendere un gelato? È ottobre, lo so, ma.. Il gelato è buono."
Sorrisi e annuii.
"A voi va?" chiesi a Dylan e Ki.
Scossero la testa.
"In realtà, volevamo andare alla sala giochi. Possiamo?" mi chiese Dylan, tirando fuori il labbro inferiore.
"Se fai così non riesco a resistere, Dylan! Andate.."
Fecero il loro stupido saluto, come due bambini.
"Grazie Maya! Ti amo." disse dandomi un bacio.
"Anch'io."
Se ne andarono di corsa.
"Andiamo a prendere questo gelato?"

***
*21 di sera*
Ero in cameretta, quando mi arrivò un messaggio.
"Dopodomani, al parco, alle 16."
Era anonimo.
"Scusa, ma chi sei? E poi mi dispiace, ma mercoledì ho gli allenamenti di pallavolo dalle 15 alle 17."
Aspettai una risposta.

Dopo un quarto d'ora la risposta ancora non arrivò, così andai a farmi una doccia.
Mentre mi lavavo, canticchiavo The hanging tree, canzone di uno dei film di Hunger Games.

Sentii il mio telefono suonare.
Era arrivata una risposta.
Uscii velocemente dalla doccia, avvolsi l'asciugamano intorno al mio corpo e corsi in camera.
Sbattei anche il mignolo del piede contro un mobile, potete immaginare che male.

Mi buttai sul letto: non importava se ero bagnata.
"Ciao Maya!
Domani ti siedi vicino a me?
-Katherine"
Non era l'anonimo, era Katherine.
Avevo sacrificato il mio mignolo per niente.
Ignorai il suo messaggio.
Non ero sua amica!

Mi misi a dormire, perdendo le speranze di una risposta da quell'anonimo.

*il giorno dopo*
Guardai il cellulare: era arrivata una risposta.
"Ah. Allora giovedì, stesso posto stessa ora, va bene? Sarò seduto su una panchina, mi riconoscerai sicuramente."
Risposi subito.
"Quindi sei un ragazzo. Grazie dell'indizio. Va bene. Ciao (?)"

Guardai l'orario: le 6:45.
Mi alzai e mi vestii.
Camicia a scacchi rossa, jeans, felpa nera e degli stivaletti.
Misi solo un lucida labbra rosa, per rimanere un po' acqua e sapone.
Scesi e stranamente trovai mamma e papà a fare colazione.
"Mamma? Papà? Che ci fate qui?" chiesi sorpresa mentre mi sedevo al tavolo.
"Ci siamo presi un giorno di vacanza." disse mia madre serena.
Il pane tostato era già pronto. Ne mangiai due fette e ding dong.
Mi alzai dalla sedia ed andai ad aprire.
"Ciao am..Maya." mi salutò Dylan, lanciando un'occhiata nervosa a mio padre.
Ricambiai il saluto, ma non ci baciammo.
"Ciao Dylan! Come stai?" gli chiese mia madre.
"Ciao Emily. Bene, tu? E.. Ehm.. Salve anche a lei, signor Waters." disse rivolto ai miei genitori.
Mi faceva troppo ridere il pensiero che Dylan avesse paura di mio padre.

Finii di bere il mio latte, e misi in spalla lo zaino.
Salutai i miei, e uscii.
Presi la mano di Dylan: era tutta bagnata.
"Bleaah. Dylan, stavi sudando?" chiesi ridendo.
Si grattò la testa.
"No! Cosa te lo fa pensare?" si lamentò.
Guardai la mano e lui capii, poi scoppiammo in una risata.

THOMAS' POV

Ero già sul pullman, in attesa di arrivare a scuola.
Magari Okay sarà il nostro Sempre.
Diceva il libro.
L'autobus si fermò per prendere due persone: Maya e Dylan.
Presi velocemente le cuffiette, ma non feci partire la musica. Volevo solo.. Fare finta per non essere notato.
Guardai fuori dal finestrino.

Sentii che arrivavano vicino a me.
"Guarda Maya, c'è Thomas!" sentii Dylan.
Non mi voltai.
"Sta ascoltando la musica, meglio lasciarlo in pace. E poi, non ti sente." disse Maya.
Grazie al cielo.
Andarono in fondo al pullman.

La guancia mi faceva male. Me la strofinai ed uscì la polverina rosa che avevo messo quella mattina.
Presi il cellulare che mi faceva da specchio e vidi che la guancia era viola.
Presi dallo zaino la cipria "rubata" da mia madre e me la misi sulla guancia, per ricoprire il gonfiore. Nessuno doveva sapere niente.

MAYA'S POV

Arrivati a scuola, entrammo subito in classe.
Mi sedetti vicino a Dylan, come sempre.
Cinque minuti dopo entrò Katherine, che mi salutò.
Si avvicinò a noi.
Oh no, pensai.

"Maya, hai visto il messaggio di ieri sera?" mi chiese.
Scossi la testa mentendo.
"Oh.. Allora mi sederò qui." disse sedendosi vicino a Thomas.
Lei lo guardò ed una strana sensazione mi riempì, una sensazione mai provata.
Tipo, rabbia.
Decisi di ignorare quella sensazione a me sconosciuta.

Le lezioni passarono in fretta, perché passai tutto il tempo a pensare al ragazzo anonimo.
Katherine mi chiese di uscire, ero frustrata e le risposi male:
"Sai una cosa? Se vuoi essere mia amica, comprati un libro e leggitelo!"
Lei ci rimase molto male ma non disse niente.
Dylan non mi chiese perché stavo così. Lui già sapeva che quando ero in queste condizioni era meglio lasciarmi stare.
Per tutto il tragitto verso casa rimasi zitta a leggere il libro.
Quando scendemmo alla fermata, me ne stavo per andare senza salutare Dylan, ma lui mi fermò.
"Maya. Neanche un piccolo bacio?" mi chiese offeso.
"E va bene." dissi.
Lo accontentai ed andai a casa.

Non potevo resistere per due giorni. Io dovevo sapere.
"Ciao, mi vuoi dire chi cavolo sei? Per colpa tua oggi sto trattando tutti male, mi fai stare soprappensiero." scrissi allo sconosciuto.
"No, scusami. Se te lo dicessi non riuscirei più a parlarti." mi rispose.
"Che cavolo! Beh, non possiamo anticipare l'incontro? Tipo oggi. Stesso orario, stesso luogo. Ma oggi. Ti prego. Muoio dalla voglia di sapere chi sei." gli scrissi.
"Mm.. Okay. Però non dirlo a nessuno." mi rispose.
Non gli risposi più.

Sentivo i sensi di colpa.
Ripresi in mano il cellulare e scrissi a Katherine.
"Hey Katherine. Scusa per come ti ho trattata oggi. Quello che dicevo era vero, ma non volevo dirlo così. Ero nervosa, capiscimi.
P.S: oggi non posso uscire con te."
"Scuse accettate :)
Allora ci vediamo domani a scuola, ciao Maya!" mi rispose.
Sensi di colpa: off.

*15:45*
Uscii di casa prendendo lo spray al peperoncino che mi aveva regalato papà 3 anni fa.
Che ne sapevo: magari il tizio era un maniaco/pedofilo che voleva violentarmi. La paura dominava in me in quel momento e stavo per rientrare in casa.
Mi feci coraggio ed iniziai ad incamminarmi verso il parco.

Alle 16 in punto arrivai sul posto.
Strinsi per bene lo spray e camminai cercando quel qualcuno che si riconosceva sicuramente. Così aveva detto lui.
C'era un ragazzo seduto su una panchina.
Forse era un ragazzo, forse era un uomo. Non si distingueva. Portava uno di quei passamontagna neri da ladri.
Si vedevano solo gli occhi.
Deglutii ed andai verso di lui.

"Ehm.. Sei tu quello che mi cercava?" gli chiesi.
Lui annuì.
"Si. Stai attenta a Kaya Scodelario. Cercherà di rovinarti la vita." mi disse.
"Che? Kaya non mi fa paura." gli risposi.
Muto.
"Posso chiederti.. Perché porti quel passamontagna?"
"Te l'ho già detto nei messaggi. Se tu sapessi chi sono, io non sarei più capace di parlarti."
"Cos'è? Sei muto e quel coso ti da il potere di parlare?" dissi ridendo.
"Non esattamente."
Non vedevo la sua espressione, ma ero certa che avesse sorriso.

"Mi stai simpatico. Magari potremmo vederci ancora. Sai come ti salverò sul cellulare? Mmm.. Sconosciuto. Bel nome no?" dissi alla fine dell'incontro.
Lui rise. Che bella risata.
Ci salutammo ed io tornai a casa. Alle 19. Ero stata 3 ore con quello lì.

La sera, mi addormentai pensando a quel ragazzo.
Era bello o brutto?
Chi gli aveva dato il mio numero?
Chi era?

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Spazio autrice💖
Heilà! Intanto volevo ringraziarvi perché la storia ha già tanti commenti, aw😍❤️
Spero vi sia piaciuto questo capitolo😁
Come sempre vi chiedo di lasciare dei voti e dei commenti, e noi ci vediamo al prossimo capitolo!
Yay!💁🏼

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