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Harry si svegliò tardi il mattino seguente; era rimasto tutta la notte e gran parte della mattina a pensare alle parole scritte nel diario.
Non riusciva a capacitarsi che potesse esistere veramente qualcuno con tutto quel dolore represso.
Dopo aver finito di leggere non era più riuscito a continuare, spaventato dalle verità che avrebbe potuto scovare se lo avesse fatto.
Non era stupido, sapeva perfettamente che il mondo non è tutto rose e fiori, ma leggere quel l'anima tormentata era stato fin troppo per lui. Almeno in una sola sera.
Era certo che non avrebbe smesso, almeno non dopo averne avuto un assaggio, come una specie di droga.
Sì, era proprio quello che il diario dolorosamente stava diventando per lui: la sua droga personale.
Non riusciva a capacitarsene, e più ci pensava più gli sembrava solo frutto della sua immaginazione, nient'altro che uno scherzo dovuto al l'alcol che aveva bevuto e che gli aveva dato alla testa.
Tutto ciò che vedeva, leggeva o sentiva gli faceva ritornare in mente il diario e, contro la sua volontà, lo paragonava a quello che c'era scritto, scoprendo, con orrore, che era tutto vero; che tutto quello riportato era la più assoluta e cruda verità.
Il mondo era diventato una discarica, una discarica di tutti i più veri e giusti sentimenti che gli uomini provano.
Solo l'egoismo e la superficialità erano sopravvissuti, governando le menti, il cuore, le azioni ed i sentimenti delle persone; le loro anime. Erano entrati in loro, fino all'origine dell'essere, piantando le radici.
Gli uomini avevano venduto la propria anima al diavolo, senza saperlo.
Harry rimase inorridito dal ragionamento; erano orami anni che faceva finta che il mondo fosse perfetto nella sua imperfezione.
Improvvisamente un suono lo fece risvegliare dai suoi pensieri, il cinguettare degli uccellini.
Strano, non dovrebbero esserci in inverno, constatò il ragazzo.
E subito il pensiero dell'imminente arrivo del Natale lo travolse, aggiungendosi a tutti i pesanti pensieri che turbinavano per la sua testa riccioluta.
Con fatica si alzò dal letto, lui; ed aprì le tende della sua camera da letto, illuminando l'intera stanza della luce pallida e timida, che il sole invernale era solito irradiare.
Scese giù in cucina per eseguire la solita tradizione mattutina chiamata colazione. Ma non aveva fame, così lasciò la brioche ancora rinchiusa nella bustina implastificata e finì il succo di frutta all'ananas, per poi andare in bagno per prepararsi alla giornata gelida che lo attendeva a braccia aperte.

***

Erano finalmente arrivate le sei del pomeriggio, che per Harry equivaleva alla limitata, ma comunque bramata, libertà; anche fino alla mattina seguente.
Decise di chiamare il ristorante cinese dietro l'angolo ed ordinare il menù grande, per saziarsi completamente del buco nel suo stomaco dovuto ancora dalla colazione saltata.
Entrò nella sua cabina armadio e si disfó dei jeans neri e della camicia con i fenicotteri, per indossare la sua solita tuta composta dai pantaloni grigi da ginnastica e una maglietta nera semplice.
Dovette aspettare circa un quarto d'ora prima che suonassero alla sua porta, segno che finalmente il suo stomaco si sarebbe saziato, tacendo.
Prese il portafogli prima di aprire la porta di ingresso al ragazzo delle consegne.
Era abbastanza alto, ma non abbastanza da arrivare alla fronte del cantante, con degli occhiali dalla montatura nera e spessa che copriva i suoi occhi marroni cioccolato, contornato da rade ciglia chiare, un naso dalle narici strette ed una bocca sottile, con la pelle pallida e con qualche brufolo ai lati, coperti dai folti e lunghi capelli corvini lisci come la seta grezza. Lo sguardo sembrava stanco e sfinito, quasi come se prima o poi si sarebbe spento.
Harry era abituato a vederlo, ordinando spesso cinese, ma solo dopo aver assaporato la crudele verità che si celava nelle pagine ingiallite del diario segreto, si accorse finalmente di tutti questi piccoli dettagli che gli erano sempre stati davanti ai suoi occhi, ma che non aveva mai notato.
Fu questo particolare che lo convinse a parlarci.
«Ehm, quando concludi il turno?» chiese, in un modo un po' troppo impacciato per i suoi gusti.
Il ragazzo lo guardò incuriosito, prima  di rispondergli «dopo questa consegna ho concluso per oggi.»
«Ah, allora che ne dici di fermarti e mangiare con me la mia ordinazione?» si sentì estremamente in imbarazzo a chiederlo.
Il ragazzo strabuzzò i suoi piccoli occhi «non sono gay, se è questo che pensi.»
«Cosa? No! No no, non intendevo quello. È solo che mi sembra tanto cibo e non vorrei sprecarlo.» si affrettò a spiegare il riccio.
Il ragazzo delle consegne non se lo deve ripetere due volte ed accettò, dal momento che il cibo orientale era uno dei suoi preferiti, insieme a quello italiano.
«Wow, grazie amico. Non me lo sarei mai aspettato.»  disse il ragazzo entrando nell'enorme villa.
«Non preoccuparti, mi stavo sentendo un po' solo a dire la verità.» Harry si grattò il retro del collo con la mano, imbarazzato.
«ah, comunque piacere, io sono Morgan.» disse, allungando la mano in segno di saluto.
«piacere, io sono Harry.» disse il riccio, prendendo la mano di Morgan.
«sì, lo so.»
Cadde un silenzio imbarazzante fra i due, che però si sgretolò piano quando entrambi si ritrovarono seduti sul divano in pelle del cantante a guardare una della lunga serie delle repliche delle innumerevoli partite di calcio che Niall o Louis si divertivano a registrare sul suo televisore quando erano a casa sua, finendo solo col riempirglielo di programmi che non vedrà mai, eccetto quando ci sono loro e, naturalmente, quella volta, dal momento che Morgan era un'appassionato di quello sport.

***

Qualche ora dopo, passata tra birra e cibo cinese, i due ragazzi avevano imparato a conoscersi.
"Cosa non fa una confezione di lattine di birra e del buon cibo take away " si mise a pensare il riccio, finendo per ridere tra se, mentre il ragazzo affianco a lui gioiva in modo espansivo per il goal della sua squadra del cuore.
Però, improvvisamente, il trillo di un telefono si fece sentire, distraendo il ragazzo dai capelli neri, che lo prese e, dopo aver letto il messaggio che gli era arrivato, impallidì fino a sembrare un cadavere, Harry se ne accorse che, senza mezzi termini, gli chiese cosa fosse successo di così grave per averlo fatto sbiancare così.
Per risposta, Morgan corse verso la sua giacca e recuperò tutte le sue cose, però prima che riuscisse ad uscire dalla villa Styles, Harry lo fermò.
«Ehy, vuoi dirmi che sta succedendo?» disse, cercando di mantenere la calma.
«Niente che ti riguardi. Grazie per tutto, ma adesso devo proprio andare.» rispose, prima di uscire dalla casa e scomparire velocemente -almeno fino a quanto le sue gambe glielo concedessero- nella fitta nebbia invernale, tipica di Londra; ma lasciando una parte della preoccupazione malinconica caratteristica delle sua famiglia da ormai mesi nell'abitazione del cantante, che non sapendolo, non sarebbe più riuscito a liberarsene.

***

SCUSATE.PER.IL.RITARDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!😳🙈
Mi dispiace, però per farmi perdonare ho cercato di fare il capitolo più lungo (spero di esserci riuscita 😁🙌).
Vi premetto che non sarà sempre così noioso, dopo tutto siamo ancora all'inizio!😉
Che ne pensate di Morgan?
Ma, domanda di estrema importanza, QUANTO CACCHIO È BELLO HAROLDO IN QUELLA FOTO?!?! Omgf, sarà la mia morte.
VI CHIEDO GENTILMENTE DI VOTARE E COMMENTARE SE LEGGETE IL CAPITOLO E SE NE VEDETE QUALCOSA DI INTERESSANTE.🙏
So Pleaseeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
I know you, baby, I know you, babyyyy.
So pleaseeeeeeeeeeeeee, I know you, baby, I know you, babyyyyy.
-fifty Shades of Gray's everywhere.😏-
COMMENTATE E VOTATE.
All the love,
E. Xx

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