L'inventario di quanto possedevano quei naufraghi gettati dal caso sopra quella costa che pareva disabitata, è presto fatto. Essi non possedevano nulla, all'infuori degli abiti che indossavano al momento della catastrofe Va fatta eccezione,tuttavia, per il taccuino e un orologio di Spilett, conservati evidentemente per distrazione. Non avevano nemmeno un'arma, nemmeno un utensile, nemmeno un temperino.
Dalla navicella, all'ordine gettato dall'ingegnere, era stato buttato proprio tutto. Gli eroi immaginari di Daniel de Foe e di altri romanzieri, non erano stati gettati sopra isole squallide e deserte in condizioni tanto disastrose. Essi traevano delle risorse abbondanti dalla loro nave incagliata sugli scogli o fracassata contro la costa, oppure trovavano di che provvedere ai primi bisogni della loro nuova esistenza in qualche grosso rottame che il mare buttava sulla costa. Insomma, non si trovavano così totalmente disarmati in faccia alla natura. I nostri naufraghi non avevano nulla: e dal nulla,bisognava arrivare a tutto! E almeno, se Cyrus Smith fosse stato con loro! Almeno se l'ingegnere avesse potuto mettere la sua scienza, il suo spirito inventivo al servizio di quella loro situazione disperata! Allora,forse, tutto non sarebbe stato perduto! Purtroppo, non si poteva più sperare di rivedere Cyrus Smith. I naufraghi non dovevano attendere altro aiuto se non dalle loro proprie forze e da quella Provvidenza che non abbandona gli uomini di fede.
Ma, prima di tutto, dovevano essi fermarsi su quel punto della costa senza cercare di sapere a qual continente apparteneva, se era abitata oppure la costa deserta di un'isola disabitata? Era una questione importante da risolvere, e senza indugio, perché dalla sua soluzione dipendevano le misure da prendere. Ma,prima di intraprendere qualsiasi esplorazione, seguendo il consiglio di Pencroff, risolsero di attendere qualche giorno.Bisognava preparare una scorta di viveri e procurarsi del cibo un poco più nutriente di qualche uovo e di un po' di molluschi.Gli esploratori, dovendo sopportare dure fatiche, sprovvisti di un comodo rifugio dove riposare la notte, dovevano, anzitutto,pensare al modo di rifocillare le proprie forze abbondantemente. Intanto, quella grotta offriva un rifugio sufficiente; il fuoco era acceso, bastava conservare la bragia,uova e litodomi non facevano difetto. Chissà che non ci fosse modo di uccidere qualcuno di quei colombi di roccia che volavano a stormi di centinaia sulla sommità della muraglia!Magari a colpi di bastone o a sassate... E perché gli alberi della foresta non dovevano dare qualche frutto nutriente e gustoso?E infine l'acqua dolce era là; a portata di mano. Tutto sommato,fu deciso di restare per qualche giorno nella grotta, a prepararvi una esplorazione accurata sia lungo la costa sia nell'interno. Questo progetto piaceva soprattutto a Nab che, sempre più chiuso nelle sue idee, nei suoi presentimenti, non aveva alcuna fretta di abbandonare quel posto, teatro della catastrofe. Egli non credeva, non poteva, non voleva credere che l'ingegnere fosse perduto; non gli pareva possibile che un simile uomo fosse finito in quel modo banale, portato via da un colpo di mare, annegato miseramente nei flutti a qualche centinaio di passi dalla costa! Fin che le onde non avessero buttato sulla spiaggia il suo corpo; fino a che lui, Nab, non l'avesse visto coi suoi propri occhi, toccato con le mani, il cadavere del suo padrone, egli non avrebbe creduto alla sua morte. E questa ideasi radicò sempre più nel suo cervello, diventò certezza segreta,assoluta. Forse, era un'affettuosa illusione; ma il marinaio non ebbe il coraggio di opporvisi. Per Pencroff, non c'era più speranza: l'ingegnere era perito nel mare; ma con Nab, non voleva discutere, non si poteva discutere. Era come il cane che non può lasciare il posto dove il padrone è caduto, e il suo dolore era tale che probabilmente non sarebbe sopravvissuto.
Quel mattino del 26 marzo, fin dall'alba, Nab aveva ripreso lungo la costa le sue ricerche, spingendosi verso settentrione,ed era tornato in quel punto dove, presumibilmente, il mare si era rinchiuso sopra l'ingegnere.
Come tutta colazione, quel giorno non c'erano, come la sera precedente, che delle uova e dei litodomi. Ma Harbert aveva trovato del sale depositato nelle cavità delle rocce per evaporazione, e quella sostanza minerale giunse graditissima.Finita la colazione, Pencroff chiese al giornalista se voleva accompagnarli nella foresta, perché lui e Harbert avevano deciso di farvi una escursione. Ma poi, tutto ben ponderato, era meglio, anzi necessario che qualcuno restasse alla grotta per custodire il prezioso fuoco e anche per il caso che Nab avesse bisogno di soccorso. Il giornalista, dunque, restò.
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L'isola Misteriosa - Jules Verne.
AdventureDurante l'assedio di Richmond nel 1865 nella guerra di secessione americana cinque prigionieri ; Cyrus Smith, Gideon Spilett, Nabucodonosor, Bonadventure Pencroff e Herbert Brown, decidono di fuggire dalla città in una maniera piuttosto inusuale, ru...