Uno scoglio isolato, lungo dieci metri e largo cinque,emergente tre metri appena, era l'unico frammento di terraferma su cui non si stendessero le onde dell'Oceano. Era tutto quello che restava del massiccio granito del Palazzo di Granito. Tutto era scomparso; scomparso il monte Franklin, scomparso il golfo dello Squalo, scomparso l'altipiano della Bella Vista,scomparso l'isolotto della Salvezza, Porto Pallone, le rocce basaltiche della cripta Dakkar, scomparsa la penisola Serpentina. Dell'isola Lincoln non era rimasto che quello spuntone di roccia che serviva di estremo rifugio ai sei coloni e al loro cane Top.
Tutti gli animali dell'isola erano periti nella ciclopica catastrofe; anche mastro Jup, poveretto, aveva trovato la morte in qualche crepaccio del suolo. Se Cyrus e i suoi compagni s'erano salvati, lo dovevano al fatto che, al momento dell'esplosione, si trovavano nella loro tenda: erano stati lanciati in mare, e quando erano tornati alla superficie delle onde, non avevano visto più nulla, sul deserto dell'oceano,all'infuori di quello scoglio sul quale si erano affrettati a rifugiarsi.
Là ormai vivevano da nove giorni. Qualche provvista trovata per miracolo sullo scoglio, proveniente dai magazzini del Palazzo di Granito, un po' d'acqua era rimasta nella incavatura rocciosa dello scoglio, ecco tutto quello che ormai possedevano quegli sciagurati.
Non avevano modo di lasciare quello scoglio, non avevano possibilità di accendere un fuoco. Erano destinati a perire!
Quel giorno, 18 marzo, non restava loro che un po' di cibo per altri due giorni. Tutta la loro scienza, tutta la loro intelligenza non poteva niente. Erano nelle mani di Dio: e basta.
Cyrus era calmissimo, Spilett più nervoso, Pencroff animato da una sorda collera andava e veniva sullo scoglio, Nab e Ayrton erano rassegnati al destino, Harbert non lasciava un minuto l'ingegnere e pareva che aspettasse da lui un aiuto, una risorsa!
- Per mille e poi mille e poi ancora mille demoni! - ruggiva Pencroff.
- Se si avesse... macché barca... un guscio, un guscio di noce, io mi sentirei di portarvi all'isola Tabor! Ma invece, niente!niente!niente!
- Il capitano Nemo ha fatto bene a morire - disse una volta Nab.
Nei cinque giorni che seguirono, i coloni vissero con la più estrema parsimonia, mangiando giusto quel pochissimo che bastava per non morire di fame; ma la loro debolezza era impressionante, e già Nab e Harbert davano segni di delirio.
Era possibile, in siffatte condizioni, che conservassero ancora qualche speranza? E poi, quale speranza mai? Che una nave passasse in vista del loro scoglio? Ma sapevano bene che quella zona del Pacifico era fuori delle solite rotte! Oppure potevano sperare che, per una provvidenziale fatalità, il panfilo scozzese venisse proprio in quei giorni a cercare Ayrton nell'isola Tabor? Ma anche se arrivava, i coloni non avevano potuto mettere nell'isola un segno qualunque che indicasse dove era stato portato Ayrton; e il panfilo non si sarebbe certo sognato divenire verso quello scoglio isolato!
No. Non c'era proprio nessuna speranza di salvezza, e una orribile morte, la morte per la fame e per la sete, li aspettava su quello spuntone di roccia. E già vi si erano distesi, quasi composti, nell'attesa dell'attimo supremo, inconsci di quanto accadeva intorno a loro. Ayrton, a un certo punto, in uno sforzo disperato, sollevò la testa, guardò l'oceano infinito...
Era la mattina del 24 marzo. E le braccia Idi Ayrton si stesero verso un punto dell'orizzonte. Poi, barcollando, riuscì a mettersi in piedi, ad alzare le braccia, ad agitarle una, due volte...
Una nave!... Una nave era in vista dello scoglio! Una nave che non andava alla ventura, ma puntava dritta dritta verso lo scoglio, proprio verso lo scoglio...
STAI LEGGENDO
L'isola Misteriosa - Jules Verne.
AventuraDurante l'assedio di Richmond nel 1865 nella guerra di secessione americana cinque prigionieri ; Cyrus Smith, Gideon Spilett, Nabucodonosor, Bonadventure Pencroff e Herbert Brown, decidono di fuggire dalla città in una maniera piuttosto inusuale, ru...