XVIII

146 5 0
                                    

All'alba i coloni avevano raggiunto l'uscita della caverna, che avevano battezzato cripta Dakkar, in memoria del capitano Nemo. La marea era bassa, e poterono facilmente passare sotto la volta.

Assicurarono il canotto sulla spiaggia, contro la roccia perché fosse al sicuro. L'uragano era lontano, non pioveva più, ma il cielo restava nuvoloso. Cyrus e i suoi compagni ripresero la strada del recinto.

Mentre camminavano, Harbert e Nab avevano raccolto e andavano rotolando il filo che metteva in comunicazione il recinto col "Nautilus" e che avrebbe potuto tornare utile più tardi. Non riuscivano a parlare. Quanto era successo in quella notte li aveva profondamente impressionati. Il pensiero che il capitano Nemo non c'era più, che lui e il suo meraviglioso battello giacevano in fondo al mare li angustiava. Pareva loro di essere rimasti soli, assai più soli di quanto non fossero mai stati prima. S'erano abituati a contare su quella misteriosa potenza che li proteggeva; e ora sapevano che quella potenza era finita per sempre...

Verso le nove del mattino, in silenzio, i coloni erano tornati al Palazzo di Granito.

Era stato deciso di proseguire i lavori al cantiere e Cyrus vi consacrò tutto il suo tempo e le sue cure. Non si sapeva quel che riserbasse l'avvenire, e per i coloni era una garanzia avere una buona goletta che poteva affrontare senza pericolo un mare grosso e fare una traversata anche lunga. Se, come fosse finita la piccola nave, Cyrus e i suoi compagni non si fossero decisi a lasciare l'isola Lincoln per tentare di raggiungere o le coste della Nuova Zelanda o un'isola degli arcipelaghi della Polinesia, dovevano almeno recarsi all'isola Tabor per lasciarvi la notizia relativa ad Ayrton. Era una misura necessaria da prendere, nell'eventualità che il panfilo del gentiluomo scozzese tornasse per riprendere l'abbandonato.

I lavori furono dunque ripresi con grande alacrità. Bisognava che la goletta fosse pronta per il mese di marzo, per poter fare il viaggio sino all'isola Tabor in una stagione ancora propizia. La fine di quell'anno 1868 li vide immersi in quei lavori fervidissimi che giorno per giorno traducevano in realtà i piani dell'ingegnere.

Naturalmente, il più attivo era sempre Pencroff, e bisognava sentirlo come brontolava quando qualcuno dei suoi compagni lasciava l'ascia di carpentiere per prendere il fucile e andarsene a caccia. Ma, d'altro canto, le provviste di viveri esigevano pure delle battute di caccia, soprattutto in vista del prossimo inverno... Pencroff lo sapeva benissimo; ma tanta era la sua passione per quella goletta che gli stava nascendo sotto le mani, che non tratteneva i suoi brontolii, e poi si vendicava lavorando per sei!

La stagione restava brutta, il caldo opprimente, l'atmosfera era quasi sempre carica di elettricità. Il primo gennaio del 1869, un uragano si abbatté violento sull'isola, e numerosi fulmini vi schiantarono molti grandi alberi. Che ci fosse qualche relazione fra quella inquietudine meteorologica e i fenomeni che stavano verificandosi nelle viscere della montagna? Cyrus fu portato a supporlo, perché la serie di quei rovesci temporaleschi corrispondeva a una recrudescenza dell'attività del vulcano. Il 3 gennaio Harbert, che all'alba era salito sulla Bella Vista per sellare uno degli asini, vide un gran pennacchio che sormontava la cima del vulcano. Chiamò subito i compagni, che corsero a guardare.

- Questa volta sì - disse Pencroff - non si tratta più di qualche fumata. Il gigante fa sul serio.

Difatti, da quasi tre mesi il vulcano emetteva dal suo cratere dei vapori più o meno intensi; ma quel giorno, ai vapori era seguito un fumo spesso e denso che si innalzava nell'aria, sotto forma di una colonna grigiastra, larga quasi un centinaio di metri alla sua base e che, a duecentocinquanta metri di altezza, si apriva come un fungo smisurato.

- Il fuoco è nel cratere - disse Spilett.

- E noi non lo potremo spegnere - fece Harbert.

- Si dovrebbe poter spazzare anche le cappe dei vulcani - disse con molta serietà Nab.

L'isola Misteriosa - Jules Verne.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora