Capitolo quarto - Giochiamo allora.

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Louis era stato a sentire quel discorso senza muoversi e senza cambiare espressione e quando Harry ebbe finito non fu da meno. Lo guardò con quella solita, fastidiosa, aria di superiorità.

"Il tuo discorso ha due falle"

Lo disse roteando gli occhi per poi riportarli su di lui.

"Primo: io non ti odio, mi fai schifo, le cose sono ben diverse. Secondo: tu non potresti odiarmi, non potresti mai. Perché quando tu stavi con Luke non era lui a tradire te, ma stava tradendo ME e tu non lo sapevi".

Detto questo sorrise di nuovo, ma non era un sorriso troppo convinto.
Si era reso conto che quello che aveva detto non aveva senso e sperava con tutto se stesso che Harry non se ne fosse reso conto.

In qualche modo dovrò pur difendermi..

Pensò che forse avrebbero davvero potuto ritornare amici, ma quel rapporto sarebbe risultato davvero strano e pieno di litigi, non potevano essere quello che erano prima, ormai si era spezzato qualcosa in quel legame e andava ricostruito.
Lui non odiava Harry, perché avrebbe dovuto? Non poteva cancellare in un colpo solo tutto quello che avevano passato. Lo disgustava e basta per quello che aveva fatto e per essersi innamorato di uno stronzo come Luke. Lui non lo meritava, doveva avere di meglio, non certo una persona spregevole come lui; era troppo fragile per reggere una situazione tale e non sopportava davvero di vederlo soffrire.
Ma doveva comunque continuare quella recita e cercare di non crollare da un momento all'altro, così cercò di sostenere lo sguardo di Harry che ora lo guardava perplesso.
Harry non vedeva altro che compiacimento nei suoi occhi, ma si sentì sollevato quando seppe che non lo odiava, era già qualcosa.

"Sono contento che il sentimento che provi per me sia solo disprezzo e non odio. Ma ciò non toglie, e te lo ripeto per la millesima volta, che siamo sulla stessa barca.."

Lo disse con un tono di voce stanco: era veramente stufo di ripetere le stesse cose e non essere capito, o per lo meno era quello che sembrava dato che Louis era come un disco rotto in ripetizione.
Stava davvero cercando in tutti i modi di ritirar su qualcosa di quello che era stato perso, ma l'impresa risultò più difficile di quanto aveva previsto.
Louis era testardo e smuoverlo da quelle che erano le sue convinzione sarebbe stato alquanto arduo, ma infondo sapeva che un briciolo di possibilità c'era.
Sospirò e si passo una mano tra i capelli spostando qualche riccio ribelle.

"Io ho detto tutto quello che dovevo dire, quindi sei hai qualche altro insulto in serbo per me, sentiti libero di farmelo conoscere.."

Lo disse con lo stesso tono piatto, ma si percepiva un pizzico di ironia.
Si guardò i piedi aspettando le ennesime parole cattive, ma queste non arrivarono.
Louis non voleva assolutamente dargli quella soddisfazione, sarebbe stato arrendersi alle sue volontà e poi non aveva altre idee per insulti originali.
Si limitò a pensare qualcosa che avrebbe potuto farlo infuriare ancora di più, dato che non era ancora il momento di diventare "amici".
L'idea arrivò quasi subito: non dovette dirselo due volte quando rispose al riccio:

"Okay"

Lo voleva provocare. Rise di gusto e poi tornò alla sua posizione iniziale, con i gomiti appoggiati allo schienale della panchina, infine si mise a guardare il cielo.
Harry strinse i pugni e rimase a bocca aperta a quell'affermazione.
Sapeva benissimo a che gioco stava cercando di giocare e dovette ammettere che era dannatamente bravo visto i risultati che aveva ottenuto.
Fu attraversato da un'improvvisa voglia di dargli un pugno in faccia e chiudere lì la questione, gli fece letteralmente schizzare i nervi, ma non poteva certo accontentarlo, non poteva dargliela vinta.
Così cercò di calmarsi, chiuse gli occhi e prese un grosso respiro buttando poi fuori l'aria e per qualche strana ragione riuscì a controllarsi.
Si disse che per vincere quella partita avrebbe dovuto usare gli stessi suoi schemi.

Mean 》Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora