"Allora dimmi se ho capito bene. Alcuni demoni stanno arrivando qui, per partecipare ad una favolosa festa in mio onore, e tu saresti..." Iniziai a dire guardando arrabbiata nella direzione di quell'uomo, ignorando completamente la presenza degli altri nella stanza.
Nel momento esatto in cui aveva attraversato la nostra soglia, avevo sentito una strana sensazione nel mio corpo. Non era repulsione o rabbia, quella che di solito provavo alla vista di un essere dell'inferno, ma nemmeno sicurezza e tranquillità. Non riuscivo a decifrare il suo comportamento, e tutto ciò che aveva appena detto non poteva avere senso per me.
Perché dei demoni avrebbero dovuto dare la caccia a me, quando di solito ero io che la davo a loro.
"Chiamami Christian" Disse continuando a guardarmi con un'espressione attenta. I suoi occhi, celesti come il cielo o il mare, sembravano potermi leggermi dentro, e senza pensarci rivolsi il mio sguardo altrove.
"Perché dovremmo crederti?" Chiese in quel momento Mark avvicinandosi lentamente a me.
"Pensavo che i cacciatori avessero un'intelligenza sopra la media. Forse mi sbagliavo" Rispose Christian spostando finalmente i suoi occhi via da me, per osservare l'ambiente spoglio di quella stanza.
"Guarda fuori" Aggiunse alzandosi improvvisamente e indicando con il bracco la finestra.
Proprio come aveva detto, Jason si avvicinò alle tende sporche, e lentamente guardò fuori scrutando l'esterno. Passarono alcuni silenziosi secondi prima che tornasse a girarsi nella nostra direzione.
"Una macchina si è appena fermata nel parcheggio, credo si trattino di cinque demoni" Disse abbassando improvvisamente la pistola e iniziando a recuperare le cose sparse per la stanza.
Ormai ero l'unica rimasta con l'arma puntata verso il nostro ospite, ma non avevo ancora intenzione di cedere e metterla via, dandogli l'opportunità di aggredirci.
"Andiamocene via, prima che ci raggiungano. Penseremo dopo a lui" Mi disse Jason con un cenno del capo, spronandomi ad abbandonare la mia difesa.
"Anche lui potrebbe essere un demone, o peggio" Dissi avvicinandomi a Christian, fino a trovarmelo a pochi centimetri di distanza da me.
"Non lo sono Strawberry. Altrimenti ti avrei già ucciso" Iniziò a dire abbassando la voce, come volendosi farsi sentire solo da me e non dagli altri ragazzi.
"Tu sai che non lo sono, lo percepisci, non è vero?"
Continuai a guardarlo male, incerta sui miei movimenti. Era vero che percepivo qualcosa di strano in lui, qualcosa che non avevo mai provato prima.
Di solito, nel corso degli anni di addestramento, un cacciatore era spronato a seguire il suo istinto, che lo aiutava a percepire le varie creature presenti nel mondo.
Anche gli umani avevano un innato istinto presente dentro di loro, ma non sapevano usarlo come noi.
La maggior parte delle volte era proprio grazie a quella nostra capacità, se riuscivamo a metterci in salvo nelle situazioni più pericolose.
"Come sai come mi chiamo" Sussurrai di rimando, ormai del tutto incerta sui miei movimenti.
"So tante cose su di te. Come quello che hai fatto qualche settimana fa, in quella scuola elementare. Pensi davvero che non abbia senso che quei demoni ti diano la caccia?"
Sussultai, pensando per la prima volta dopo settimane a quello strano evento. Avevo cercato a tutti i costi di lasciarmi alle spalle quella strana sensazione che aveva preceduto il risveglio della bambina.
Improvvisamente mi rivenne alla mente il formicolio che mi aveva attanagliato il corpo, seguito da un caldo e intenso senso di pace e armonia, che secondo le mie strane teorie avevano dato origine a quell'accecante luce, che aveva guarito le ferite mortali inferte dal demone.
Deglutii cercando di trovare qualcosa da dire, e quando capii che non sarei riuscita a rispondere alle sue parole, abbassai la mia pistola e gli diedi le spalle.
"D'accordo, andiamocene" Decisi allontanandomi velocemente da quello strano uomo.
Mi infilai velocemente una felpa con la zip e un paio di comode scarpe da ginnastica, afferrando lo zaino con tutte le mie cose che avevo tenuto pronto per una fuga veloce.
Subito dopo lasciammo la camera dell'albergo, passando per l'uscita posteriore, cercando di non farci vedere o percepire dai demoni che in quel momento stavano marciando dritto verso la trappola che Mark gli aveva gentilmente creato.
Un rombo acuto fu seguito da un'esplosione di fuoco, segno che i demoni erano entrati nella stanza finendo completamente carbonizzati.
Veloci e attenti ci buttammo dentro la nostra macchina parcheggiata. Jason si mise subito alla guida mentre io e Christian ci sistemammo sui sedili posteriori.
"Idee della direzione?" Domandò Jason osservandoci dallo specchietto retrovisore.
"Ipotizzando che quei demoni stessero veramente dando la caccia noi, penso dovremmo cercare un posto con qualche protezione anti demone." Continuò a dire immettendosi velocemente nella strada.
Esistevano delle particolari protezioni che potevano essere collocate fuori dalle abitazioni, in modo da tenere qualsiasi essere demoniaco a distanza. Queste protezioni non solo non permettevano ai demoni di entrare, ma anche di rintracciarti.
Quando un giovane cacciatore veniva addestrato, passava gli anni all'interno di una di queste abitazioni senza poter uscire o vedere il mondo esterno.
Tuttavia non era semplice applicare queste protezioni, ci voleva del tempo e diversi tipi di oggetti difficili da trovare in commercio, per questo una volta che i cacciatori iniziavano a spostarsi, non erano soliti applicare le protezioni ad ogni albergo che incontravano sulla loro strada.
"Possiamo andare nella vecchia casa di Tabe, il nostro cacciatore" Iniziò a dire Mark.
"Ha delle protezioni, li saremmo al sicuro" Proseguì prendendo la mappa dal cruscotto.
"Allungheremo il viaggio per non essere seguiti, preparatevi ad interminabili ore di musica rock" Disse Jason alzando a tutto volume la musica nelle casse.
Inizialmente decisi di restare vigile, non volendo abbassare le mie difese con una minaccia seduta proprio nel sedile accanto al mio.
Tuttavia dopo qualche ora di viaggio, capii che avevo bisogno di riposare per ignorare le fitte alla spalla.
Presi due antidolorifici, ringraziando il cielo che causassero sonnolenza, e rannicchiandomi vicino al finestrino riuscii finalmente a prendere sonno.Capii subito quando arrivammo al luogo che stavamo cercando.
Una casa di legno era circondata da una fitta e selvaggia foresta, completamente isolata da tutto il resto del mondo. Era appena calato il sole quando arrivammo a destinazione, il che rendeva il panorama misterioso e allo stesso tempo intrigante. Gli alti alberi si ergevano robusti dal terreno irregolare, di cui era impossibile vedere la fine.
La foresta era piuttosto silenziosa a causa del freddo, che aveva costretto la maggior parte degli animali a cadere in un lungo letargo.
"Non è cambiata molto" Sussurrò Mark aprendo la porta della casa, ed accendendo subito una tenue luce all'interno.
"Niente bagno, un solo materasso e un camino che serve da riscaldamento e da cucina. Penso che staremmo benissimo qui" Disse ironico Jason, portandosi tutte le diverse provviste che avevamo comprato sulla strada.
Impiegammo quaranta minuti a sistemarci in quell'ambiente poco confortevole.
Rapidamente ripulimmo i diversi strati di polvere depositati con il tempo e cercammo di aggiustare il piccolo generatore di corrente che ci consentiva di non vivere esattamente come cavernicoli.
"Dobbiamo andare a recuperare della legna per il fuoco, Strawberry ti dispiace rimanere a controllare lo strambo, mentre noi usciamo fuori?" Mi domandò Jason rivolgendosi con un gesto a Christian, che in quel momento si era seduto su una delle poche sedie stabili della casa.
"Nessun problema, so ancora come prendere a calci" Gli risposi abbozzando un sorriso nella sua direzione.
Non morivo di certo dalla voglia di rimanere sola con quell'uomo, ma era sempre meglio che uscire al freddo e sforzare inutilmente la spalla ferita.
Non appena Mark e Jason lasciarono la stanza, un imbarazzante silenzio si fece strada tra me e Christian, fino a quando lui non lo interruppe con la sua voce profonda.
"Come ti sei ferita?" Mi chiese guardandomi, mentre mi accomodavo sulla sedia davanti a lui pronta ad affrontare qualsiasi tipo di discorso.
"Uno stregone ha deciso di farmi a fette" Iniziai a dire nascondendo una smorfia di irritazione.
"Ma la ferita non mi impedirà di difendermi" Conclusi guardandolo, cercando di metterlo in guardia.
"Lo spero bene, adesso non è il momento per te di essere debole" Disse Christian allungandosi sul tavolo davanti a me.
"Non lo è mai" Sottolineai, cercando di capire cosa si nascondesse sotto le sue strane parole.
"Ancora non mi credi, non è vero?" Mi chiese di rimando.
"Non è facile credere alle tue parole insensate. Sono io che do la caccia ai demoni, non il contrario"
"Tu non hai idea di quanto tu possa essere importante per loro" Rispose improvvisamente, parlando con una strana luce negli occhi.
"Io non posso restare qui per sempre, Strawberry. La mia missione è quella di metterti in guardia, e l'ho portata a termine nel momento esatto in cui sono entrato nella stanza di quell'albergo. Non avrei dovuto nemmeno seguirti fino a qui, ma devi capire che quello che sta succedendo è una cosa troppo importante per essere sottovalutata."
Christian mi afferrò improvvisamente la mano, trasmettendomi un'intensa scarica elettrica.
Sussultai, cercando di allontanarmi da lui senza successo.
"Tu sai che puoi fidarti di me, il tuo istinto lo sa. Sei più simile a me di quanto non lo sei con quegli idioti là fuori" Continuò stringendo la sua stretta.
"Non sono degli idioti, mi hanno salvato la vita. Sono miei amici" Dissi punta sul vivo da quell'offesa, anche se non era stata rivolta a me.
"Si, di questo devo essergliene grato. Ma tu devi credermi ragazzina, in questo momento tutto l'inferno si sta mobilitando alla tua ricerca. Hanno messo una taglia sulla tua testa"
"Cosa vogliono da me?" Chiesi cercando inutilmente di liberarmi dalla sua stretta, anche se una parte di me credeva nelle parole di quell'uomo. Il suo tono ed il suo modo di fare mi impedivano di pensare che stesse mentendo, anche se non sapevo nemmeno io il motivo di tutta quella fiducia.
"Vogliono il tuo potere, Strawberry. Hai guarito una vita in quella scuola! Dentro di te sai di non essere come gli altri"
Non potevo accettare quello che stava dicendo, io ero sicura di essere una cacciatrice, niente di più.
Eppure sapevo anche cosa fosse successo in quell'occasione, quando ero riuscita in qualche modo a far riaprire gli occhi di quella bambina.
"Io non so come ho fatto" Dissi spaventata dal mio tono di voce, improvvisamente rauco.
"Non importa, imparerai" Iniziò a dire Christian lasciando finalmente la mia mano ed alzandosi, raggiungendo la porta.
"Lo hai detto ai tuoi amici, di quello che è successo?" Chiese improvvisamente mettendo la mano sulla maniglia.
"No, non ho avuto il modo" Dissi alzandomi a mia volta.
"Non farlo, fino a quando non sarai sicura di poterti fidare. Questa storia non è uno scherzo, bambina mia"
Detto questo aprì di scatto la porta, facendo entrare una ventata d'aria gelida."E' ora di parlare, amici miei" Disse rivolgendosi a Mark e Jason, che avevano appena messo i piedi sui gradini, con le braccia ricolme di legna da bruciare.
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La cacciatrice con le ali
ParanormalE' un mondo pericoloso quello in cui vive Strawberry, 19 anni. Forze oscure e maligne provenienti dall'inferno si nascondono e vivono tra gli uomini, e solo poche persone sono a conoscenza di questa crudele realtà. Sono cacciatori, ed utilizzano tut...