"Cosa sto facendo..." Disse Jason allontanandosi di qualche centimetro da me, senza staccare i suoi occhi dai miei.
Improvvisamente come era iniziato, quel passionale bacio si concluse quando le nostre labbra smisero di toccarsi, e sentii come se tutto l'ossigeno mi fosse stato portato via di colpo.
"Perché non me lo dici tu" Sussurrai cercando di avvicinarmi di nuovo a lui, consapevole della poca distanza che ci divideva.
Jason si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa e ponendo fine all'alchimia che si era appena creata tra di noi, allontanandosi rapidamente di diversi passi. Improvvisamente scoppiò in una fragorosa risata, ma non una di quelle contagiose e liberatorie, ma più cupa e tetra.
Rimasi a fissarlo sbigottita, fino a quando la sorpresa venne sostituita dalla rabbia.
"Cosa cazzo ti ridi" Sbottai incrociando le braccia al petto, cercando di nascondere il mio corpo seminudo che in quel momento mi stava supplicando di dargli calore.
"Scu.. scusa ragazzina" Rispose Jason piegandosi su se stesso, come se avesse appena assistito alla scena più divertente del mondo.
"Per un momento ho scordato chi sei, e mi sono comportato come faccio sempre" Continuò a dire, finalmente smettendo di ridere sonoramente, ma tenendo le labbra tirate in un ghigno strafottente, uno di quelli che mi avrebbe sicuramente fatto prudere le mani se non fosse stato per la sorpresa di quel gesto.
"Cosa vorrebbe dire esattamente" Sibilai sputando fuori l'aria tra i denti, incapace di comprendere il suo comportamento, ma intuendo che di certo non stavo vivendo una situazione romantica.
"Sono solito abbordare le ragazze comportandomi in questo modo. Le avvicino e le bacio improvvisamente, sai loro impazziscono per i tipi autoritari. Mi dispiace non so davvero cosa mi sia preso" Rispose Jason contenendo a stento una risata.
"Stai dicendo che mi hai scambiato per una delle troiette che ti rimorchi, a causa di un colpo di sole?" Dissi avvicinandomi di nuovo a lui. Questa volta però non c'era niente di romantico nel mio gesto, tantomeno nelle mie intenzioni.
"Sai ti ho visto li, mezza nuda. I miei ormoni sono entrati in azione ed il mio istinto maschile mi ha spinto a provarci con te. Non intendevo davvero baciarti, ma sono pur sempre un uomo" Detto questo riprese a sghignazzare rumorosamente, come se si trattasse di un ottimo scherzo appena riuscito.
Seguii il suo esempio, e misi sulla faccia un largo sorriso, continuando ad avvicinarmi nella sua direzione.
"Certo, sei un uomo. Un vero uomo pieno di muscoli che si diverte a baciare tutte le ragazze che incontra"
Detto questo, velocemente tirai indietro il mio pugno e lo colpii direttamente nell'occhio destro.
Jason non si aspettava che lo aggredissi, quindi rimase interdetto e non riuscì a fermare per tempo il mio colpo.
"Ma che cosa!" Urlò lui coprendosi con una mano l'occhio ferito, mentre con l'altro continuava a squadrarmi. Ormai ogni faccia di divertimento era sparita sul suo volto, così anche sul mio.
"Prova a toccarmi un'altra volta senza il mio permesso, brutto idiota, e non dovrai preoccuparti solo per un occhio nero. I demoni saranno l'ultimo dei tuoi problemi" Dissi dandogli le spalle, e incamminandomi verso l'albero che ancora teneva il mio cambio d'abiti asciutto.
"E per la cronaca, nemmeno io volevo baciarti. Mi hai aggredito e mi hai colta di sorpresa." Aggiunsi voltandomi di nuovo verso di lui.
"In più baci veramente male" Sperai vivamente che credesse a quella bugia, perché in quel momento ogni parte del mio corpo lo stava pregando di ricominciare a toccarmi, come aveva fatto qualche minuto prima.
Vidi Jason guardarmi con uno strano sguardo, come se volesse aggiungere qualcosa a quello che mi aveva appena sputato in faccia. Fortunatamente decise di non farlo, si girò verso la boscaglia e riprese a camminare in direzione della casa.Gli attimi successivi a quella discussione risultarono troppo confusi, forse a causa delle lacrime che cercavo inutilmente di rimandare indietro, e che continuavano ad appannarmi la vista.
Non ero il tipo di ragazza che piangeva facilmente, sopportavo abbastanza bene il dolore, e sarei riuscita a farmi torturare senza muovere un muscolo. Proprio per quello, mentre lentamente ed automaticamente il mio corpo si vestiva, mi odiavo per essere diventata il tipo di ragazza che piangeva per un uomo. Non importavano le circostanze, io ero Strawberry, la spietata cacciatrice che rispediva i demoni all'inferno.
Ed ora ero diventata una cacciatrice con un cuore infranto, che sarebbe stato molto più difficile ricucire della ferita alla spalla.
Rimasi fuori al freddo per interminabili ore, persa nei miei pensieri e sentimenti infranti.
Dovevo aspettarmelo da Jason, in fondo non era poi così diverso da Thomas, il cacciatore che prima di lui mi aveva già voltato le spalle.
Dall'esatto momento in cui avevo capito quale fosse la vera natura dei cacciatori, avevo deciso di non lasciarmi più coinvolgere per non essere ferita. Invece era successo di nuovo, stupidamente avevo fatto crollare tutte le mie difese per poi tornare al punto di partenza.
"Va tutto bene Strawberry?" Sentii dire da una voce troppo vicina al mio orecchio.
Non mi ero accorta che Mark si era lentamente avvicinato a me, probabilmente preoccupato per la mia lunga assenza o per l'occhio nero di Jason.
"Si, va tutto bene. Mi stavo lavando" Dissi cercando di evitare i suoi occhi, consapevole di quanto a fondo potessero scavare.
"Ci hai messo davvero tanto" Rispose Mark divertito, posandomi una mano sulla spalla sana.
"Perché non rientri, tra poco sarà pronta la cena" Continuò sospingendomi delicatamente verso casa.
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La cacciatrice con le ali
ParanormalE' un mondo pericoloso quello in cui vive Strawberry, 19 anni. Forze oscure e maligne provenienti dall'inferno si nascondono e vivono tra gli uomini, e solo poche persone sono a conoscenza di questa crudele realtà. Sono cacciatori, ed utilizzano tut...