Tre colpi di pistola

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Ognuno di noi ha una missione da portare a termine... spesso, però, ci si ritrova coinvolti anche emotivamente in quello che succede, e spesso, ne diventiamo protagonisti.

In una città di cui non dirò il nome, appena sul limitare delle luci aranciate delle strade, appena oltre sguardi che scorrevano come le foglie morte sullo stesso grigio delle zone d'ombra, un piccolo battito debole lo era sempre di più. Un soffio delicato e ferito, tenue fino all'impercettibilità, sarebbe stato facilmente nascosto dalla debolissima brezza, se qualcuno lo avesse cercato, se qualcuno, almeno, avesse sentito il bisogno di farlo. Riflessi di una luce elettrica, anch'essa aspirante riflesso del giorno, erano ormai più vivi nei ricordi lontani che nel presente dimenticato.

Suoni sconnessi di passi si alternavano sulle strade, mentre ogni sorta di persone le attraversavano spedite, scrutavano il vuoto con gli occhi senza cercare realmente nulla, o fissando nel vuoto, interiore o esteriore che fosse. Pochi fortunati osservavano per davvero, contemplando strani mondi dentro se stessi, o uno spettacolo estraneo che si rifiutava di mostrar loro la sua vera natura.

Quasi tutti erano in compagnia di qualcuno, e tuttavia erano soli, con loro stessi, nella loro mente e nel loro piccolo microcosmo.

Fu in quell'inconsapevole concerto stonato che batterono i passi ritmati di John.

Un suono secco e preciso tagliava con strana discrezione i rumori caotici della città, mentre un uomo che sembrava disegnato negli scuri contorni di un cappotto nero avanzava nel torrentello di gente, e qualcosa di ciò che fissava sembrava tuffarsi nel suo lucido sguardo grigio, che scintillava opaco sotto l'ombra del nero cappello.

E, nella varietà di figure che scivolavano nelle luci contrastanti, John era l'unico che realmente guardasse in qualche direzione. E quella direzione era avanti.

Perchè John non era un passante, ma un viaggiatore.

E soprattutto, perché John aveva una missione da compiere. Da più tempo, forse, di quanto riuscisse a ricordare, viaggiava per compierla, e ora l'aveva portato lì.

Una città come tutte le altre, senza qualcosa che valesse la pena cercare, una città cupa, caotica ricca di piccole vie che si incrociavano a grandi strade secondo un intricato reticolo, e John la attraversava pensando alla prossima meta, e al contempo osservando ogni cosa. Si strinse nel cappotto con una mano, dopo aver avvertito una strana sensazione di freddo al petto. Gli passò subito, e continuò a camminare, pensando a molte cose insieme. Per un verso, pensava e valutava cosa avrebbe dovuto fare ora, e questo gli richiedeva di pensare attivamente, anche perchè, da tempo, pensava solo raramente.

Non avrebbe saputo dire se per convinzione o per inerzia, non gli importava un granchè, di pensare. Nello stesso tempo, però, era all'erta, e cercava costantemente un qualunque segnale che potesse guidarlo, qualcosa da cui stare in guardia, qualcosa da ispezionare, che gli rivelasse nuovi dettagli o segreti. Questo procedimento, invece, ormai lo compiva d'istinto, allenato dall'esperienza, senza più bisogno di dover pensare. Così d'istinto, in effetti, da non notare più i dettagli importanti ,almeno, non consciamente.

Talvolta, la sua mente filtrava qualcosa, per poi riportarlo alla sua attenzione in un secondo momento, quando quel dettaglio acquisiva un senso. Fu per questo motivo che John non seppe di aver seguito con estrema attenzione gli sguardi degli altri passanti, finchè non gli cadde l'occhio sull'unico punto che essi evitavano. La zona d'ombra del vicolo laterale. Da un lato, non si può veramente dire che avesse guardato per caso in quella direzione. Dopotutto, aveva ispezionato accuratamente ogni scorcio al suo passaggio. Dall'altro, fu quanto di meno intenzionale avrebbe potuto fare. Ragion per cui osservò con maggiore attenzione quell'angolo buio che aveva deviato il suo sguardo, così imprevisto da essere apparentemente invisibile a chiunque non fosse disposto a vederlo e ,mentre osservava, si fermò di scatto. Non andava veloce, quindi non l'avrebbero notato in molti, ma il suo movimento cessò praticamente all'istante, passando da lento a nullo, senza alcuna apparente decelerazione intermedia. E John, immobile, stette in piedi, affilando lo sguardo e aprendo una sottile fessura nella penombra abbandonata, bandita dalla stessa luce che sfiorava, e vide infine ciò che nascondeva, senza nemmeno volerlo, nel leggero velo steso su forme indistinte. Un cumulo di immondizia poggiava come esausto, rovesciato contro uno dei muri del vicolo buio, e sopra di esso stava buttata, fredda e fragile, una figura ben più misera, avvolta in qualcosa di abbastanza informe da bloccare uno sguardo, ma altrettanto sottile da non fermare affatto il freddo che si avviava a diventare invernale. Il corpo pallido e abbandonato di una donna. John si avvicinò, osservando quella figura senza bellezza, volto scavato e vestiti laceri, capelli sottili e occhi svuotati. Non ebbe bisogno di avvicinarsi per capire che era morta da pochissimo.

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