Chapter 3.

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Il primo giorno è andato. È stata una giornata molto noiosa, anche se corta. Domani succederà la stessa cosa, anche dopodomani e i giorni dopo ancora.
"La mia vita è così monotona." Dissi tra me e me mentre camminavo sul marciapiede.

Proprio in quel momento qualcuno mi chiamò. Era Jennifer.
"Hei Lily! Aspetta, ti devo dire una cosa!"
Vidi Jen tutta sudata che mi ricorreva urlando, perciò decisi di fermarmi immediatamente e ascoltarla.
"Sì, dimmi."
"Thomas mi ha invitata alla sua festa, però non voglio andare da sola.. verresti con me?"
Non sapevo cosa dirle. Chi era Thomas poi?
"Lui ha detto che posso chiamare anche alcune mie amiche, perciò"
"Non lo so Jen, non so nemmeno chi sia Thomas.."
"Non preoccuparti-" mi disse lei "-ci sarò io lì."
Detto questo fece la faccia da cucciolino indifeso, cavolo. Non riuscivo a vederla così, era irresistibile.
"Mh, ci penserò, okay?" Dissi infine.
"Grazie Lì"
Mi diede un bacio veloce sulla guancia e poi se n'è andò pimpante.

Un soffio di vento mi fece venire i brividi, perciò scacciai subito i pensieri che stavano affiorando piano piano nella mia testa riguardo alla festa e cominciai a correre per arrivare prima a casa.

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Dopo aver sbattuto (forse un po' troppo forte, per sbaglio) la porta di camera mia alle mie spalle, mi sedetti sulla sedia della mia scrivania, dove era posato il quadernino nero. Lo aprii e cominciai a scrivere nella prima pagina bianca.

"Caro Diario,

Forse andrò ad una festa domani sera... ci sarà tantissima gente lì.
So già che cercherò i visi dei miei idoli tra quelli delle persone presenti, come faccio solitamente. È un vizio che mi distrugge sempre di più, perché spero di riuscire ad incrociare i loro occhi, ma poi mi rendo conto che è impossibile. E fa male.
Perché ogni cosa la collego a loro? Perché non riesco a vedere più le cose come una volta? Perché? I pensieri su di loro mi stanno divorando, sono troppo importanti e contano così tanto per me..."

Ogni volta che scrivevo queste cose finivo per piangere, erano tutte cose vere e che in un certo senso faceva male scriverle. Avevo anche un po' di paura perché scrivevo quei pensieri con il cuore in mano e temevo che qualcuno ne sarebbe venuto a conoscenza...

Senza rendermene conto, mi addormentai, beandomi di quei momenti tranquilli, dove gli stupidi pensieri non prendevano il sopravvento...

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