Chapter Three - Harry

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Avvertenze: Ho cambiato il nome da Audrey ad Astrid. Mi piace di più.

Seven devils all around you
Seven devils in your house
See I was dead when I woke up this morning
I'll be dead before the day is done
Before the day is done.

(Florence and the Machine - Seven Devils.)

I comportamenti dei personaggi in questa fan fiction non sono da imitare. Con questo mio scritto, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di Harry, né offenderla in alcun modo. Contiene contenuti sessuali, linguaggio forte, pazzia, ossessione e tanto altro. Siete stati avvisati.

Chapter Three - Harry.

Ricordavo il dolore; le ossa che si rompevano sotto la forza dei suoi colpi. Il sangue colare da ogni parte del mio corpo e il suo membro eretto spingere con brutalità tra le mie natiche rosse e livide. Il viso sepolto nel cuscino e le lacrime salate che rigavano il mio volto dolorante. Ero un ragazzo impaurito, debole e bisognoso d'affetto. Da quella violenza qualcosa mi aveva cambiato, le voci iniziarono a farsi spazio nella mia testa, a stritolare quella parte del mio cervello che desiderava solo scappare.

Ero malato e pericoloso.

Tu non sei malato, Harry. Lo sai cosa pensiamo su di te.

Ognuna di loro ogni notte era lì con me, mi consolavano quando la rabbia prendeva il sopravvento, quando la parete si colorava di rosso e il bicchiere di vino si frantumava contro di essa. Loro erano il mio incubo e anche il mio paradiso, il veleno e l'antidoto.

Sto impazzendo. E' tutta colpa vostra, lasciatemi andare, uscite dalla mia testa.

Astrid mi odiava. Le avevo fatto male e ora lei non avrebbe più voluto vedermi. Le voci ancora una volta avevano preso il controllo del mio cervello e del corpo, costringendomi a trattarla da puttana. Non avrei mai dimenticato i suoi occhi colmi di disprezzo, le sue morbide dita che toccavano il punto dove il succhiotto era in vista, e il sapore delle sue labbra sulle mie.

Avete rovinato tutto, ancora una volta.

Sapevano che fosse solo colpa loro, ma nessuna di loro voleva davvero ammetterlo. I dottori non capivano l'importanza che avevano sulla mia vita, contemporaneamente avevano distrutto e costruito qualcosa, costringendomi a lasciare alle spalle il passato e creare un presente dove mentire era l'unica cosa che potessi fare.

Se solo raccontassi la verità, ritorneresti in manicomio. E tu non vuoi ciò Harry, vero?

Mi ricordò una di loro. Non volevo tornare in quel posto; le infermiere m'imbottivano di farmaci e i medici parlavano sempre con i miei genitori. Ero uscito da quel posto solo grazie ai soldi che possedeva mio padre, con il compromesso di andare tre volte al mese dal mio psicologo.

Entrai nel mio loft, avanzando verso l'armadietto degli alcolici, osservando quale tra quelle bottiglie sarebbe stata la mia via di uscita. Afferrai del whisky e un calice di vetro, versando quel liquido color caramello nel bicchiere. Gustai il forte sapore e l'odore delizioso di quel liquore, mentre le mie dita spingevano la stoffa della camicia verso l'alto, troppo stanco per fare il bucato o la doccia. Ci avrei pensato il domani mattina.

Non puoi bere così tanto Harry o sai cosa succederà.

Lo sapevo benissimo. Perdevo il controllo della situazione, distruggevo tutto e davo di matto. Aprii il cassetto, tirando fuori le pasticche per la mia salute mentale. Mamma si preoccupava sempre di mandarmi un messaggio prima di dormire, mentre mio padre mi trattava da persona normale, nonostante non lo fossi per niente. Mentiva sul mio conto, giustificava la mia assenza ai suoi galà, solo per mantenere intatta la sua figura.

Urla nel silenzio. {MATURE hes}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora