You're taking me there, you're taking me there
Our lips are barely touching
So do it again, so do it again
We could be on to something(Body on me - Rita Ora)
I comportamenti dei personaggi in questa fanfiction non sono da imitare. Con questo mio scritto, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di Harry, né offenderla in alcun modo. Contiene contenuti sessuale, linguaggio scurrile e scene non adatte a persone sensibili.
Chapter Five - Harry & Astrid.
Come potevi rimanere con i piedi per terra, impedendo alla tua mente di viaggiare, quando la tua vita era da sempre un totale fallimento?
Per tutti ero da sempre stato un guastafeste, un poco di buono e poi alla fine semplicemente instabile. Rimanevo impassibile, quando la mia psichiatra scuoteva la testa negativamente, annotando sulla mia cartella clinica quanto fossi pazzo. A volte avrei voluto afferrarle la testa solo per sbatterla ripetutamente contro la finestra del suo ufficio e l'avevo fatto, solo per essere poi sedato e rinchiuso per nove fottutissimi mesi in manicomio, sotto le cura della dottoressa Smith. Da quel giorno Celine dosava le parole, non chiedendomi troppo e tenendo sempre stretto a sé il telecomandino per chiamare la sicurezza.
Le piaceva provocare, ma quando il gioco iniziava a diventare interessante, buttava il sasso e ne nascondeva la mano.
Povera puttana.
Lotho era il demone più forte. Era un anziano, capace di usare tutte le quattro tecniche, nato nell'inferno e costretto per mano del creatore a non poter esprimere i suoi pensieri, a causa della bocca cucita. Era un angelo caduto, la reincarnazione del diavolo e il re di ogni tentazione. Loro erano creature orribili, senza pena o qualsiasi forma di rimpianto, create dall'oscurità per distruggere le anime pure come Astrid, la quale giaceva priva di senza sul mio letto, con cinque strati di coperte sul suo gracile corpicino.
Strinsi le ginocchia al petto, fumando avido la penultima sigaretta del mio pacchetto. Posai la testa sulla tastiera del letto, spostando le dita tra i suoi capelli corvini. Zayn mi aveva mandato qualche messaggio, per rassicurare più che altro Elise, perché tra lui e Astrid non scorreva buon sangue, o almeno questo era ciò che sapevo.
Se avessi fatto come ti avevamo ordinato, tutto ciò non sarebbe successo.
Lotho era nella mia testa, usando il suo unico mezzo per potersi mettere in contatto con me: il pensiero. Provavo ribrezzo nei suoi confronti e lui lo sapeva, ma non provava a spiegare la sua spiegazione dei fatti, perché entrambi sapevamo cosa desiderasse ardentemente.
Astrid respirava debolmente, il suo corpo colto ritmicamente da brividi. Avrei dovuto portarla in ospedale, ma non sarei riuscito ad affrontare un incontro con i suoi genitori, e probabilmente se avessi raccontato la verità, non mi avrebbero mai creduto. Quindi, avevo dovuto improvvisare, osservando ciò che dovevo fare per farla stare meglio sul libro di medicina generale. Controllai che lo scalda mani fosse ancora caldo, accovacciandomi al suo fianco, lasciando che il sonno lentamente prendesse sopravvento sul corpo e sulla mia mente malata.
Lasciati andare, Harry. Ti afferreremo noi.
Il cielo quella mattina era sereno e ogni volta che osservavo dalla finestra quel panorama così azzurro e felice, desideravo anch'io ottenere dalla vita un po' di felicità. Astrid dormiva beatamente, il suo viso a pochi centimetri dal mio, le nostre gambe intrecciate, e desiderai solo poter rimanere in questa posizione per sempre, sapendo che una volta sveglia, nei suoi occhi avrei riconosciuto solo la rabbia.
Posai la moca sul gas, mentre tostavo del pane in padella per Astrid. La mia idea di colazione si basava su una buona tazza di caffè caldo, a volte accompagnato da dei biscotti confezionati. Afferrai un piatto dalla credenza, spegnendo il fornello. Speravo solo che ad Astrid piacessero i toast. E quando mi voltai, lei era lì ferma sull'ultimo gradino, il mio maglione che le stava un po' troppo grande, ma ai miei occhi era bellissima.
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Urla nel silenzio. {MATURE hes}
Fanfiction[SLOW UPDATES] Sentivo le urla dei pazienti all'interno di questo lurido posto, le unghie che grattavano contro le sbarre che li rinchiudevano nella loro stanza. Le lacrime rigavano il mio volto spoglio di trucco e non riuscivo a trovare una spiegaz...