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Il telefono di Eve continuava a suonare in modo insistente sul suo comodino, svegliandola.
"Pronto?" mugugnò con la voce impastata dal sonno. Chi si permetteva di chiamarla prima delle sette del mattino? Sapeva bene non fossero passate quelle ore perché la sua sveglia ancora non aveva suonato.
"Che cavolo stai facendo? Sono le otto e quaranta e tu sei ancora a letto?" urlò un Louis altamente scioccato attraverso l'apparecchio. Era incredibile che la sua migliore amica fosse ancora a letto, dato il suo immenso amore per l'essere in orario, soprattutto al lavoro.
Ma cosa blaterava Louis? Le otto e... quaranta? Eve spostò il cellulare dall'orecchio per vedere che il suo amico aveva perfettamente ragione, balzando dal letto e cadendo a terra con un sonoro tonfo quando le lenzuola le si avvolsero tra le gambe.
"Ahia." si lamentò dolorante, osservando il suo telefono caduto a pochi centimetri da lei. Lo riprese e si alzò barcollante, togliendosi quelle odiose lenzuola assassine. "Louis, mi devi aiutare. Distrai in qualche modo Alissa e non farla entrare nel suo ufficio prima di mezz'ora, assolutamente." Sperò nell'aiuto nel suo migliore amico mentre si chiudeva in bagno e cominciava a lavarsi i denti e pensare mentalmente cosa avrebbe potuto indossare quella mattina. Mise il viva voce per sentire la risposta del ragazzo.
"Vedrò che fare. Potrei rovesciarle qualcosa di liquido addosso, ma oggi è lunedì e di solito indossa un Armani. Che cosa si fa per gli amici." si lamentò il castano alzando gli occhi al cielo e provando ad immaginare la scena esilarante. Forse gli sarebbe costato il posto di lavoro, ma sapeva perfettamente che senza di lui, Alissa, poteva chiudere la baracca.
"Migliori amici!" Eve sputacchiò del dentifricio sullo specchio, ma era felice di avere Louis nella sua vita. Si erano conosciuti allo stage per il Teen 18, la rivista per cui entrambi adesso lavoravano a tutti gli effetti e avevano legato subito. Louis era un bellissimo ragazzo, di statura media, con i capelli castani e gli occhi azzurri, vestiva sempre alla perfezione e aveva un umorismo fantastico. Peccato fosse gay dichiarato. Prima che Eve lo capisse, erano passati dei mesi.
Il loro rapporto, comunque, era molto invidiato nell'ufficio. E poi, erano la spalla di Alissa, il loro capo.
"Ok, fai in fretta però." e con quelle parole, Louis chiuse la chiamata ed entrò in azione, mentre Eve corse in camera sua e si gettò con la testa nell'armadio per prendere la camicetta bianca a body e la gonna verde smeraldo che aveva acquistato la settimana prima, indossandoli velocemente insieme alle calze color carne e dei tacchi del colore della gonna. Prese una borsa e ci mise dentro il cellulare e il beauty-case dei trucchi, sapendo di poter approfittare di qualche semaforo per darsi una sistemata.
Corse al piano inferiore, dove, in cucina, trovò Misha intenta a mangiare i suoi cereali con il latte.
"Buonfuorno fella afformentata." disse con la bocca piena salutando l'amica. Misha si era iscritta all'università di biologia marina e, beata lei, non aveva l'obbligo di frequenza in alcune materie e poteva benissimo studiare direttamente a casa. E lei passava più ore a casa che in università, ma studiava solo poche ore al giorno, ottenendo comunque sempre degli ottimi risultati. Lei diceva sempre di avere una memoria fotografica e quindi le bastava poco tempo per imparare pile di libri.
"Sì sì, come dici tu!" Eve cominciò a cercare le chiavi della sua auto, irritandosi un po', "Ma dove sono finite quelle stupide chiavi?" sbuffò sonoramente e cominciò ad aprire anche gli stipetti della cucina, non sapendo più dove altro guardare. Si erano volatilizzate!
"Non le troverai mai, Harry doveva andare a fare la spesa e ha preso la tua auto, pensando avessi un giorno di ferie." Misha parlò tranquillamente mentre Evelyn la fulminava con lo sguardo. Gli occhi castani dell'amica erano lucidi forse per il sonno ed Eve poté confermare la sua teoria quando notò anche la chioma di capelli neri dell'amica leggermente arruffati: Misha si era alzata qualche minuto prima di lei.
Le stava venendo un tic nervoso all'occhio destro, lo sentiva tremolante!
"E la sua auto?" chiese con ovvietà.
"Dal meccanico, lo sapevi." gettò la tazza nel lavello e ci si appoggiò col sedere per guardare di nuovo l'amica.
"No, non lo sapevo e questo giorno già lo odio!" urlò furiosa, mentre prendeva il suo cappotto ed usciva di casa sbattendo forte la porta. Pensò di veder venire giù anche le mura di casa, tanta era la sfortuna che quel giorno la stava assalendo. Ma cosa era successo? Non aveva mai fatto tardi a lavoro, la sua sveglia aveva sempre suonato e soprattutto non era mai andata a piedi fino al suo ufficio.
"Taxi!" urlò felice quando vide arrivare una macchina nera dalla sua parte. Alzò la mano al cielo per richiamare l'autista e per la prima volta quel giorno sorrise.
Il taxi accostò al suo fianco e lei salì velocemente sul mezzo, dicendo la via del suo ufficio.
In auto c'era accesa dell'aria calda, Eve ne approfittò per togliere il cappotto, sistemarsi un po' il viso truccandolo e poi si perse a guardare le notizie delle ultime ore sul suo cellulare. Nulla di importante.
L'autista accostò davanti al palazzo grigio fumo in cui era situato l'ufficio di Eve. La ragazza pagò il dovuto, mise sul braccio il suo cappotto e uscì dall'auto, chiudendo lo sportello alle sue spalle e alzando lo sguardo sull'enorme orologio attaccato sulla facciata del suo ufficio che segnava le nove e cinque. Aveva anche battuto il suo record mattutino.
Quando l'auto dietro di lei sfrecciò, sentì qualcosa strapparsi, seguito da del venticello fresco.
"Ma che...?" e prima di rendersi conto che la sua gonna era rimasta impigliata nello sportello e in seguito esser strappata dalla sua vita, un'auto che sfrecciava nella corsia opposta le schizzò in pieno dell'acqua di una pozzanghera, riempiendola di melma.
"Ma ce l'hai con me?" urlò verso l'ignoto, guardando il cielo.

"Woah, Liam, l'hai bagnata da capo a piedi." rise Niall, guardando dietro e rendendosi conto che il suo amico questa volta aveva esagerato. Liam intanto rideva, letteralmente senza pensare più di tanto a quanto era appena accaduto. Erano entrambi in ritardo per il lavoro e il loro capo aveva mandato uno strano messaggio a Niall, quella mattina.
Dobbiamo parlare, aveva scritto e Niall aveva perso un battito.
"Questa volta mi butta fuori, me lo sento." si lamentò il biondo, sentendo la voglia di buttarsi da una scogliera e finirla là. Amava il suo lavoro e non poteva credere che da lì a pochi minuti sarebbe finito tutto.
"Stai calmo amico, ti ho detto che se butta fuori te, me ne vado pure io." lo rassicurò l'amico, poggiandogli una mano sulla spalla. Poi accostò al marciapiede, parcheggiando e uscendo dall'auto seguito da Niall. Entrarono entrambi nello studio e si guardarono intorno alla ricerca di Max, il loro capo.
La sala era già gremita di gente, alcuni scorrazzavano con dei vestiti tra le mani, altri con gli oggetti della scena che stavano per girare.
"Dov'è Max?" Niall fermò uno dei tanti ragazzi che girovagano per il set e questo rispose che si trovava nel suo ufficio da un po'.
Tremante e col cuore in mano, Niall e Liam andarono nei sotterranei, dove si trovava l'ufficio del loro capo. Bussò un po' indeciso e dopo il permesso di accomodarsi da parte di Max, entrambi entrarono nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
"Sedetevi." disse il loro capo e i due in pochi secondi si accomodarono sulle due poltrone di fronte la scrivania di ciliegio. L'ufficio non era tanto grande, era solo pieno di armadietti e tanti poster di film vecchi e nuovi. Max invece era seduto dalla parte opposta di Niall e Liam con le mani sotto il mento, che lo sorreggevano. I capelli erano grigi, quelli che gli restavano, mente gli occhi erano grandi e neri.
Niall deglutì dal nervoso, mentre Liam attendeva curioso di sapere cosa avesse in mente Max. Era amico di Niall dal liceo e avevano entrambi intrapreso la strada del cinema insieme. Se Max aveva intenzione di sbattere fuori Niall, il programmatore dell'audio dei film o pubblicità, Liam l'avrebbe seguito a ruota senza pensarci due volte. Liam, al contrario di Niall, era l'aiuto del regista.
"Dopo le innumerevoli catastrofi che hai fatto finora, ho preso una decisione." fiatò lentamente il capo guardando i due.
Niall deglutì e si preparò mentalmente a fare i bagagli e lasciare quel posto che l'aveva ospitato per tre anni, coronando il suo sogno. In realtà lui voleva fare il cantante o qualsiasi cosa riguardasse la musica, per questo quando aveva fatto richiesta all'ufficio di Max e in seguito venendo assunto, non aveva fatto altro che saltare dalla gioia. Lavorava con la musica, era quello che importava! Ma ora, forse, non più.
"Ti prego, fai veloce, almeno sarà indolore." disse il biondo, sperando arrivasse in fretta la notizia del suo licenziamento.
"Ma che stai dicendo?" Max si sporse in avanti sulla scrivania, guardando negli occhi chiari di Niall. Forse non aveva capito bene. "Non ho intenzione di buttarti fuori di qui." disse e Liam lo interruppe inconsciamente "Ah, no?" infatti si lasciò sfuggire.
Si guardò per un momento negli occhi con Niall e poi entrambi tornarono a guardare Max
"No, stupidi. Anzi, volevo proprio darti una promozione!" esultò. Promozione? Ma che stava dicendo? Di sicuro aveva battuto la testa da qualche parte o qualche riflettore gli era arrivato addosso. Non era la prima volta che ne cascava qualcuno dal tetto. Una volta ne era caduto uno vicino Niall e prima che quest'ultimo ringraziasse chi da lassù lo guardava, una sua collega, quel giorno raffreddata come non mai, gli aveva starnutito in pieno viso. Insomma, era abituato a tutto.
"Credo di non seguirti. È una qualche candid camera perché l'altro ieri ho graffiato il pianoforte?" chiese incerto Niall e Max lo fulminò con lo sguardo.
"Quale?" chiese con voce piatta.
Niall ci pensò un momento prima di rispondere "Quello nero." infine disse.
Max respirò a pieni polmoni, scuotendo poi la testa. "Sei fortunato che la tua ultima canzone sia piaciuta talmente tanto da farla comprare per cinquemila sterline." disse tranquillamente, come se aveva appena detto che al Mc Donald regalavano i panini a tutti.
"Che cosa?" entrambi i ragazzi strabuzzarono gli occhi e si gettarono sulla scrivania. Sicuramente avevano capito male.
"Hai capito bene, Niall. Hanno voluto vendessi la tua canzone per una pubblicità importante, ma che non è a carico nostro, e alla fine ho ceduto. Scusami se-"
Niall saltò letteralmente dalla poltrona, cominciando ad urlare dalla felicità.
"Finalmente! Finalmente mi hanno scovato." e aveva ragione, finalmente qualcuno aveva comprato una sua creazione e chissà adesso cosa sarebbe successo.








SALVE!

Ed eccoci al secondo capitolo. Sicuramente avete già capito cosa sia successo tra i due, quindi non vi anticipo nulla se non solo che ci sarà da ridere e innamorarsi un po' dei personaggi.

Grazie a chi segue la storia, a chi commenta o a chi stellina. Ma grazie anche solo a chi legge; mi farebbe comunque piacere sapere se la storia piace o meno.

Ps. ma quanto è bello il nuovo album dei ragazzi? Qual è la vostra canzone preferita? Io sono 'indecisa' tra perfect e if I could fly!

A presto, Sofi.

Baciati dalla fortuna || N.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora