-Incontro-

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Il trillo metallico della sveglia strappò Tristan dall'abbraccio del sonno. Il ragazzo, allungando il braccio, la fece tacere e si mise a sedere sul letto, sbadigliando.
-Pronto per una nuova grande giornata Tris?- si chiese ironico, sorridendo amaramente, mentre si infilava le scarpe e scendeva in cucina.
-Buongiorno Tristan- la voce fredda di Eleonor lo accolse nella stanza, insieme al profumo di caffè.
La donna indossava un vestito a fiori azzurri e bianchi, in stile provenzale, che stonava con gli occhi e i capelli castani.
-Buongiorno madre- rispose il ragazzo, bevendo in fretta una tazza di caffè.
-Oggi pomeriggio, dopo i compiti, pulirai il bagno e ridipingerai la porta d'ingresso- disse afferrando la borsa del lavoro -io tornerò per cena- prese le chiavi della vecchia Ford Fiesta dal bancone della cucina -mi raccomando, al mio ritorno voglio che tu abbia finito tutto- concluse, per poi uscire di casa e partire in fretta e furia.
-Sì, madre- mormorò Tristan, senza nessuno ad ascoltarlo.
Lavò la tazzina e la ripose nella credenza, dopo averla asciugata con cura. Uscì di casa e inspirò l'aria fresca di quella mattinata grigia. Dopo il suo solito chilometro di camminata, salì sull'autobus e iniziò ad ascoltare "Mockingbird" di Eminem a tutto volume.
Arrivato a scuola, si incamminò verso l'ingresso.
Le mura dell'edificio, in origine dipinte di un giallo brillante, erano ormai sbiadite e l'intonaco era percorso da delle sporadiche crepe.
Tristan percorse il corridoio affollato e sprovvisto di armadietti, incurante di ciò che lo circondava, ed entrò nella sua aula, per poi sedersi all'ultimo banco a destra. Il banco degli sfigati. Il suo banco. Appoggiò lo zaino sulla sedia del banco di fianco al suo, dato che nessuno mai avrebbe voluto sedersi accanto a lui. Si sedette e attese l'inizio delle lezioni, scrocchiandosi le dita delle mani e giocherellando con la penna.
Il brusio dei compagni si arrestò non appena la signorina Lennox entrò in classe. Una donna alta e fin troppo snella, con zigomi alti e un naso a punta. Il cerchietto, abbinato al vestito di seta verde scuro, le ornava i boccoli biondo platino.
-Buongiorno ragazzi!- esordì con il suo solito entusiasmo eccessivo.
-Buongiorno signorina Lennox- risposero svogliati alcuni studenti.
Dopo aver fatto l'appello, l'insegnante si diresse verso la porta.
-Vieni cara, non essere timida- disse smielata, trascinando nell'aula una ragazza che guardava il pavimento, scocciata.
Alta all'incirca un metro e settanta, snella, con delle curve leggere, ma ben definite, e con un look total black; ad incorniciarle il viso, lunghi capelli d'inchiostro , che, in contrasto con la carnagione pallida, le conferivano un'aria inquietante.
-Lei è Cassidy Hudson, si è trasferita qui da poco, e sarà la vostra nuova compagna di classe- la presentò la signorina Lennox, con la sua voce squillante.
La nuova arrivata alzó il viso per guardare velocemente i suoi nuovi compagni, mostrando un paio di occhi di ghiaccio.
-Ciao- disse annoiata -bel discorso signorina, davvero, ora posso andare a sedermi?-
L'insegnante la guardó allarmata.
-Ehm.. Si.. Siediti pure accanto a Tristan, laggiù- le rispose indicando il posto in fondo alla classe.
Tristan la osservava avvicinarsi, agitato. Nessuno si era mai seduto accanto a lui. Si chiese come avrebbe dovuto comportarsi.
Nel frattempo lei lo guardava accigliata.
-Togli quello zaino o no?-
-Oh si si, scusami- disse lui imbarazzato e appoggiò la propria borsa a terra.
Lei si sedette e iniziò a guardare fuori dalla finestra.
Tristan si perse a studiarla, percorrendo con lo sguardo il profilo della ragazza. Il naso non presentava alcuna gobba, perfettamente liscio e leggermente all'insù, le labbra erano piene e carnose. Infine gli occhi, di un azzurro così intenso da farli sembrare vivi.
-Ne hai ancora per molto?- mormorò lei continuando a guardare fuori.
-Io... no, è che..- abbassò lo sguardò e impugnò la penna con la mano destra, per copiare lo schema sul feudalesimo che la signorina Lennox aveva appena tracciato alla lavagna.
-Che bambino- gli disse sprezzante, mentre dalla borsa estraeva un quadernetto nero -comunque piacere di conoscerti, piccolo amichetto di banco, ci divertiremo tantissimo insieme- aggiunse annoiata, imitando la voce di una bambina dell'asilo.
Il ragazzo la guardò inarcando un sopracciglio.
-Piacere mio- rispose dubbioso, mentre lei spostava la propria borsa, dal banco al pavimento.
A Tristan parve di vedere un lampo di luce all'interno della borsa, ma scosse la testa leggermente e alzò lo sguardo sulla compagna.
Cassidy lo osservò con sufficienza, per poi iniziare a copiare lo schema a sua volta.
Era una tipa strana, decisamente, ma è da qui che tutto ebbe inizio.

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