//Uno//

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Sergio si lasciò cadere sul suo comodo puff azzurro in preda alla stanchezza.
Gli allenamenti erano massacranti, ma lui era ben consapevole di essere solo all'inizio della stagione.
Era sempre così al rientro dalle vacanze.
Bisognava dire addio alla pancetta messa su durante i pranzi della mamma, e accettare i rivoli di sudore che gli solcavano la fronte quando si allenava nella palestra ben fornita del Manchester City.

Quella era la vita di un calciatore, costellata da vittorie, premi, ma anche di fatiche e rinunce.

-Vediamo cosa c'è oggi in tele!- Esclamò il giovane attaccante, accendendo la sua grande e super tecnologica televisione.
Ogni sera l'accendeva speranzoso di trovare qualche programma interessante, e ogni sera si ritrovava a spegnerla, annoiato.
Rientrava quasi sempre tardi a casa, e i programmi migliori li perdeva sempre.

A questo punto, si alzava dal puff, andava in cucina, si versava un bicchiere d'acqua fresca, lo appoggiava sul tavolino di cristallo, e chiudeva le tapparelle della finestra.
Ma quel giorno, qualcosa andó storto.

Non solo inciampó nel tappetto, rischiando di far cadere il bicchiere, ma i suoi occhi vennero attratti da una figura femminile affacciata alla finestra di fronte.
Solitamente non ci faceva molto caso, perché evitava il più possibile di mostrarsi davanti alle finestre per non essere paparazzato, ma stavolta non poteva far finta di nulla.
Quella ragazza stava piangendo.

Sergio aprí la finestra, e una leggera brezza di vento gli scompiglió i capelli.
Si passò una mano tra di essi, per poi appoggiarsi sul davanzale della finestra.

- Quando la vita ti dà mille ragioni per piangere, dimostra che hai mille e una ragione per sorridere.- Sussurrò il ragazzo, mostrandosi incredibilmente fiero di quella perla di saggezza.

Per tutto quel tempo la ragazza non si era nemmeno accorta del vicino, e infatti, quando sentí la sua voce, trasalì.

-Non voglio smorzare il tuo impegno, ma ti prego, le frasi fatte no.- Replicò la ragazza, asciugandosi una lacrima.
Abbassó il viso, sperando ardentemente che il vicino rientrasse in casa sua.
Sebbene con l'arrivo di Sergio avesse finito di piangere, i suoi occhi lucidi tradivano il fatto che lei avesse sofferto.
E lei, odiava con tutta se' stessa mostrarsi debole di fronte agli altri.
Tutti la credevano forte, e lei non poteva minimamente mostrare agli altri di non esserlo.

-Okay, okay, niente frasi fatte!- Sergio sbuffó, e mise le mani avanti in segno di resa.
Sul viso della vicina comparve un mezzo sorriso, e ciò aumentò la voglia del ragazzo di restare lí fuori.

-Allora dimmi, come mai piangevi?-

La ragazza alzó gli occhi al cielo, arrendendosi al fatto che il vicino non aveva nessuna intenzione di rientrare in casa.
Forse, non sarebbe stato tanto male scambiare qualche parola con lui.

-Lo sai che non puoi chiedere ad una perfetta sconosciuta perché piange? Fa parte del regolamento non scritto delle domande proibite che non si fanno alle donne.-

La ragazza sembrò incredibilmente seria mentre ribatteva al vicino.

Sergio non riuscì a trattenere una risata, ma quando vide l'espressione seria della ragazza smise immediatamente.

-Non può essere vero! Non esiste nulla di ciò!- Esclamò Sergio, incredulo.
-Oh si, invece.
Ci fa parte anche la domanda 'Quanti anni hai?'.-
Continuò lei, annuendo con convinzione.

-Beh, se ti chiedo come ti chiami violo il regolamento?- Chiese il ragazzo, dopo qualche istante dopo.

-No.- Lo rincuoró la ragazza, ma all'improvviso si bloccò di scatto.
-Oh cazzo! Mi si sta bruciando la focaccia!- Esclamò, scappando immediatamente in casa.

Sergio rimase visibilmente confuso, osservando la vicina correre in casa.

-Beh, è stato un piacere conoscerti, Oh cazzo! Mi si sta bruciando la focaccia!- Le urlò dietro, con un sorrisetto divertito.
Sebbene quella conversazione fosse stata breve e piuttosto particolare, il ragazzo aveva tutta l'intenzione di continuarla.

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