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-E quindi, il grandioso Sergio Agüero si é messo a piangere per un film insulso come Colpa delle stelle?-

Diana non credeva alle proprie orecchie.
Ormai erano quindici minuti che parlava con quel ragazzo, togliendosi il pregiudizio 'Calciatore=idiota'.
O meglio, il pregiudizio c'era ancora, ma lui stava pian piano dimostrando di essere diverso.

Non si erano dati appuntamento alla finestra, era successo per caso.
Lei stava fumando la sua solita sigaretta, e lui si era affacciato per chiudere le tapparelle.
In un modo tutto contorto erano finiti a parlare di film strappalacrime e tristi, forse facendo riferimento al suo pianto del giorno prima.

La ragazza non ne voleva proprio parlare, era qualcosa di troppo personale da esporre ad un perfetto sconosciuto.
Già ne parlava ogni mercoledì dalla psicologa, non aveva bisogno di annoiare altre persone non retribuite.

-Anche per le pagine della nostra vita, se è per questo, oh cazzo mi sta bruciando la focaccia!-

Ammise lui, alzando le spalle.
Non aveva nessun problema ad ammettere che lui, ragazzo di ventisette anni, piangeva per dei film d'amore.

La ragazza trattenne una mezza risata, portandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli grigi.
Adorava le tinte esagerate e fuori dal comune, e c'era un perché dietro questa sua passione.
Sergio, dal canto suo, sembrava piuttosto curioso di sapere il mistero dietro a quei capelli particolari, ma si dimenticava sempre di domandare alla ragazza di spiegargli quella storia.

-Diamine, non mi chiamo così!
Sono Diana, Diana Olsen.- Sbuffó la fanciulla, incrociando le braccia sotto al seno.
Qualcosa le diceva che il ragazzo preferisse il buffo soprannome che le aveva appioppato la prima volta che si erano parlati dalla finestra.

-Diana? Come la regina?- Domandó con curiosità, Sergio.

-Solitamente mi associano alla Dea Diana, ma si, hai capito giusto.
Gioiosci, non hai problemi di udito.-

Diana non era acida.
Era nella sua natura mostrarsi piuttosto scontrosa, e a dire la verità, Sergio trovava adorabile il cipiglio torvo dipinto sul viso dai lineamenti spigolosi della ragazza.

-E toglimi una curiosità, non sei di qua, vero? Qual è la tua storia, Diana?-

Stavolta, la ragazza rimase sorpresa.
Nessuno si era mai interessato a sapere la sua storia.
Ormai nessuno aveva più tempo per sedersi a chiacchierare del più del meno.
Ormai nessuno aveva più voglia di conoscere l'altro, certi che pensare soltanto a se stessi fosse la cosa migliore da fare.
Forse non tutti erano uguali, o almeno, Sergio non lo era.

-Facciamo un patto.
Ogni giorno, alle nove di sera, ci ritroveremo davanti alla finestra e parleremo di un argomento, che sceglieremo alternandoci.-
Diana accennó ad un tremulo sorriso, e il vicino annuì interessato.
Non era affatto una brutta idea.

-Okay, ci sto.
Beh, eccetto i giorni in cui ho le trasferte, le partite o la nazionale.-

Questa volta, toccò a Diana ad annuire.
Sergio era un calciatore di fama internazionale, aveva degli impegni importanti da seguire.

-Va bene, comunque sta per piovere.
È il caso di rinviare a domani.-
Sussurrò Diana, indicando il cielo coperto da grigi nuvole temporalesche.
Non che la pioggia la infastidisse, in realtà le piaceva parecchio, ma non voleva ammalarsi di nuovo.
Ormai, le capitava davvero spesso di prendersi un raffreddore o una febbre con una facilità impressionante.

-Hai ragione, è meglio rinviare.- Acconsentì Sergio, già pronto a chiudere la finestra.

-Ah, per rispondere alla tua domanda, sono norvegese.-
Diana non esitò nemmeno un attimo a dare questa informazione al ragazzo, che dal canto suo, sorrise.

-A domani, Norvegia.-
Diana alzò gli occhi al cielo, e fece un sorriso sghembo.
Quel ragazzo trovava sempre un modo per punzecchiarla.

-A domani, Argentina.- Lo rimbeccò, chiudendo con una mossa decisa la finestra.
In quel momento, incominciò a piovere.

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