//Seis//

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L'orologio segnava le nove e venti di sera, ma di Diana, non c'era nessuna traccia.
Sergio la stava aspettando dalle nove in punto, affacciato sul davanzale in attesa di vedere la chioma grigia di Diana spuntare dalla finestra di fronte.
Non era mai capitato che lei tardasse un loro "appuntamento", semmai il contrario.
A causa dei vari impegni di Sergio, spesso lui ritardava di qualche minuto.
Nel caso avesse qualche impegno dell'ultimo minuto, si sbrigava rapidamente ad avvertire la ragazza.
Cosa che lei, quel giorno, non aveva affatto preso in considerazione.
Non che Sergio fosse preoccupato, in realtà si sentiva stranamente in panico.
'E se non arriva?' Continuava a chiedersi, tamburellando un dito sul davanzale.
Era un chiaro esempio di ansia, quello.

-Me ne rientro in casa, il clima di fine novembre mi mette i nervi.- Borbottò Sergio, accarezzandosi con le braccia il petto.
Forse era ora di mettersi una felpa pesante e abbandonare le classiche magliette a manica corta. Quasi gli mancava il clima della sua amata Argentina.

-Di già? Non stai qua a farmi compagnia?- Domandó una voce femminile che lui conosceva ormai alla perfezione.
Alzò velocemente il capo, e sorrise.

-Alla buon'ora, eh?-
Il ragazzo sembrò tranquillarsi all'improvviso, e abbandonó totalmente l'idea di rientrare in casa.
Alla fine, non faceva poi così freddo.

-Scusami, sono stata impegnata con il lavoro.
Ma in compenso, per perdonarmi, ti ho preso delle pizzette.-
Replicò la ragazza, lanciandogli come consuetudine, il pacchettino ancora caldo.

-Grazie mille.
Come ti è andato l'esame?- Domandó il ragazzo, cercando un valido argomento per intavolare una conversazione.
Ormai avevano parlato di moltissime cose, siccome era da settembre che parlavano ogni sera.

-Credo di essere andata bene, ma naturalmente, non era facile.- Mormorò Diana, con una scrollata di spalle.
Medicina non era di certo una facoltà facile.

-Dai, sarai andata sicuramente bene.- La rassicuró Sergio con un sorriso.
-Hai mai pensato di intraprendere l'università? Molti calciatori lo hanno fatto.- Chiese Diana, curiosa.
Un giorno, in università, si era messa a fare una veloce ricerca sui google per scoprire quanti calciatori avessero coseguito il diploma.
E c'era rimasta di sasso nel scoprire che fossero di più di quanti lei ne avesse immaginato.

Sergio irruppe in una risata, e scosse la testa.

-No, non ci ho mai pensato.
Se mi penso chino su un mattone, mi vengono i brividi.
Credo fermamente che il calcio sia l'unica cosa che io sia in grado di fare alla perfezione. Nel resto, sono semplicemente fantastico.- Replicò il ragazzo, con un sorriso piuttosto orgoglioso.

-Sei troppo sicuro di te.- Sbuffó Diana, incrociando le braccia.

-Ed è un male?-Domandó Sergio, con un sorrisetto sbilenco.

Diana ci pensò su, e fece spallucce.
Essere sicuri di se', non era un male, era solo irritante.

-No.- Rispose Diana, poco felice di dargliela vinta al vicino.
Sergio fece un gran sorriso, per poi diventare improvvisamente serio.
Quel cambiamento veloce quasi preoccupò Diana, che si limitò ad osservarlo con aria perplessa.

-Ti devo dire una cosa, Norvegia.-

E all'improvviso, Diana sentí il cuore perdere un battito.
Si irrigidí di colpo, e osservò il ragazzo, con gli occhi spalancati.
Con quella frase si potevano iniziare parecchi discorsi, e probabilmente la ragazza stava viaggiando un po' troppo con la mente.
Non poteva assolutamente essere quello che stava pensando.

Il ragazzo si sedette sul davanzale della finestra, e guardò giù, con aria critica.
Non era così alto, e perciò, si affrettò a saltare giù dalla finestra.
Con eleganza, si piazzó sotto la finestra di Diana.
Non si erano mai visti ad una distanza così ravvicinata, e Sergio poté constatare che da vicino, Diana era ancora più bella.
Aveva dipinto sul volto uno sguardo corrucciato, e un po' perso, che non aspettava altro che spiegazioni.

-Io...-Cominciò Sergio, quasi con timidezza.
La ragazza alzó il sopracciglio superiore, e lui fece un profondo respiro.
Lui era il kun Agüero, non un ragazzetto timido.
-Amici di finistra?- Domandó con un sorriso sghembo.

Diana sembrò cadere dalle nuvole.
Poteva aspettarsi di tutto da Sergio, ma mai si sarebbe aspettata una richiesta del genere.
Buttò all'indietro la testa, e scoppiò in una fragorosa risata.
Risata che non poteva scacciare la delusione che l'attanagliava.

-Amici di Finestra.- Affermò, e con un balzo scese giù dalla finestra.
Essere avvolta dalle braccia possenti e accoglienti di Sergio era una sensazione strana, ma sicuramente, piacevole.
Si sentiva come a casa.

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