02.

109 16 8
                                    

Who's a friend?
Who's an enemy?
Because sometimes it looks the same to me.

[Enemy Fire, Bea Miller.]

Accadde tutto velocemente.
La mano di Calum stretta in un pugno entrò in collisione con il viso del ragazzo davanti a lui.
Il riccio spostò la testa da un lato, e delle chiazze di sangue provenienti dalle sue labbra finirono sul pavimento.
La folla intorno a loro fece largo.

«Che cazzo ti prende?» sbottò il ragazzo dai capelli ricci fasciati da una bandana rossa.

«Quella era la mia birra.» proferì Calum.

Nemmeno Rain era riuscita a calmarlo quella sera. Ci aveva provato anche Joenelle, ma niente da fare. Stava diventando tutto fin troppo difficile.
I problemi di dislessia aumentavano, e con se anche la rabbia.
Voleva sentirsi un ragazzo normale, come tutti quelli della sua età.
Camminava per il giardino e delle crepe sotto i suoi passi si formavano, fino a squarciare il terreno in due. Lo aveva visto anche Joenelle, e come ogni volta, tornava in casa lasciandolo senza una risposta che il figlio attendeva.
Sentiva anche dei sussurri, delle voci, sentiva di star impazzendo.
Così decise di reprimere i suoi pensieri nell'alcool.

Il corvino incassò un colpo allo sterno, l'aria sembrò diminuire nei suoi polmoni, gemette dal dolore.
Poco dopo, al suolo si schiantò la bottiglia di vetro verdastra, il liquido si riversò per terra.

«Ecco la tua birra.» sputò sprezzante il ragazzo, il labbro spaccato da cui usciva ancora del sangue.

«Ashton, andiamo.» consigliò la ragazza alle sue spalle, Ashton senza batter ciglio la ascoltò.

Quando Calum incrociò lo sguardo della ragazza, rabbrividì. Pensò che creatura più bella non potesse esistere, perché si, Azura era bellissima. Con quei capelli castani, gli occhi da cerbiatta del color del cioccolato e quelle sue labbra che il corvino all'istante, avrebbe voluto baciare. La pelle era ambrata, come lo era anche quella di Calum.
Sorrise non appena scoprì Azura fissarlo. Lei fece una smorfia di disappunto e si incamminò verso l'uscita del locale con Ashton al suo fianco, lasciandolo ancora lì seduto per terra con le spalle al bancone, stordito.

•••

Rain osservava la copertina del libro che aveva tra le mani. Le piacevano i libri, ma li odiava allo stesso tempo. Quando li leggeva le lettere sembravano fluttuare nelle pagine, formando frasi in una lingua a lei sconosciuta..forse.
Non proprio sconosciuta. Quelle frasi riusciva a comprenderle, ma non sapeva come, visto che non aveva mai studiato quella lingua.
Pensava fosse greco. Ma sembrava molto più antico di quanto credesse.

Prese un piccolo blocco di fogli dalla scrivania della camera di Calum, a lui piaceva disegnare.
Provò a tracciare qualcosa sul foglio bianco, ma l'unica cosa che ottenne fu uno scarabocchio.

«Neanche un omino stilizzato.» sbuffò e accartocciò il foglio per poi gettarlo per terra insieme alla matita.

Si alzò dal letto e andò in cucina per andare a prendere un po' di succo di mele, il suo preferito.
Non appena però sentì parlare rimase nascosta dietro la parete.

«Non credi che dovresti dir loro che..» era la voce di Mike.

«Michael..» lo interruppe Joenelle, sembrava parlare con dispiacere.

Rain » lrh - [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora