01.

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I'm waking up, I feel it in my bones, enough to make my systems blow.
Welcome to the new age, to the new age.

[Radioactive, Imagine Dragons.]

I giorni seguenti passarono tutti allo stesso modo.
Svegliarsi, mangiare, musica, mangiare, dormire.
Rain cominciava ad essere stanca di quella monotonia a cui era sempre stata abituata. Anche la dislessia era ormai diventata un'abitudine. Sentiva di essere pazza, ma anche Calum aveva lo stesso problema. Cambiavano scuola, sempre, ogni anno. Lui era anche iperattivo e ne combinava di tutti i colori cosa che agli insegnanti non andava a genio.
Un po' le piaceva, si sentiva al sicuro dentro questa monotonia. Sapeva già cosa succedeva giorno dopo giorno, visto che sembravano tutti uguali.

E se qualcosa dovesse sconvolgere la tua vita da un momento all'altro?

Rain ci pensava sempre su. Aveva bisogno di qualcosa, aveva bisogno di una piccola fiamma, per sentirsi viva.
Ma non era proprio letteralmente che intendeva ciò.

«Calum!» urlò spaventata non appena vide le lenzuola prendere fuoco.

Il ragazzo corvino si affrettò a raggiungere la porta della sua camera, per poi entrarvici immediatamente. Sapeva cosa stava succedendo. Diede uno strattone al lenzuolo e senza che se ne accorgessero, Joenelle entrò in camera e buttò un secchio pieno d'acqua sul tessuto bianco, tanto da bagnare il figlio.

«Non era necessario che mi facessi la doccia, mamma. So farmela da solo, ormai.» disse Calum.

Joenelle lo guardò male e spostò lo sguardo sulla bionda.
«Tutto bene tesoro?» domandò ricevendo un cenno di approvazione da Rain.

«Si può sapere cosa diamine é successo?» il ragazzo guardò la sorella scioccato.

«I-Io, ho sognato il fuoco.» deglutì a fatica «mi sono svegliata e..quello lo avete visto tutti.»

Joenelle guardò la ragazza.
«mi dispiace.» continuò sotto lo sguardo sospettoso della donna che si addolcì e la cinse in un abbraccio.

Per Rain era quasi come una madre, sapeva che lei non lo era, ma non le hanno mai voluto raccontare nulla, e lei voleva sapere. Doveva sapere. Era stata accolta in quella famiglia dove tutti le volevano bene e di questo ne era felice. Ma aveva il diritto di conoscere la realtà e il passato.
Si era sempre chiesta se avesse gli occhi di sua madre o di suo padre. Si era sempre chiesta che fine avessero fatto e perché in quel momento non fossero lì con lei.
Ma nessuno sapeva darle delle risposte, o forse, nessuno voleva dargliene.

Era ancora lì sul letto, si sporse per notare le lenzuola bruciacchiate e ancora umide per l'acqua e si chiese se non stesse impazzendo.

Lo pensava per davvero, era andata a quel parco abbandonato tutti i giorni. Cominciò a pensare che quel ragazzo era solo frutto della sua immaginazione e che non era mai realmente esistito.
I giorni passavano, e lei non riusciva a dimenticare il suo volto.
Le sarebbe piaciuto rivederlo anche solo un'ultima volta, chiedergli quale fosse il suo nome e sentire il suono della sua voce.
Provò ad associare un nome o una voce al suo volto. Ma sembravano tutte cosi sbagliate.
Rise non appena si accorse che stava fantasticando ancora una volta sul ragazzo misterioso.

Il cellulare trillò, e notò che Mike le aveva inviato un messaggio.
"Non fate tardi tu e Calum, per stasera."

«Merda.» imprecò la ragazza, guardando l'orologio sul display, segnava le '18.35' aveva poco tempo per darsi una sistemata.
E doveva darsi una mossa.

Rain » lrh - [sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora