capitolo 6

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Seguo Ver verso casa sua, lei bussa un paio di volte e una ragazza bionda con un paio di occhi blu apre la porta, è molto carina e mi sembra troppo giovane per essere la madre di Ver, così ipotizzo sia sua sorella. Sorride a Ver, la quale si volta e mi fa cenno di entrare, il calore mi avvolge completamente una volta entrato in casa, guardo il camino scoppiettante, una donna sulla quarantina vi è seduta davanti,la tv è accesa ma lei fissa il fuoco, Ver la guarda e noto nei suoi occhi un disgusto misto a tristezza, faccio per toccarle un braccio ma lei si volta,

-"vieni, andiamo in camera mia"-

La seguo, sembra molto nervosa, apre la porta della sua camera ed entra,i suoi movimenti sono veloci e frenetici e faccio fatica a starle dietro

-"siediti qui"-

Mi dice indicando con un cenno la poltrona accanto al letto, si stende su quest'ultimo e mi guarda. Mi rivolge un debole sorriso di consolazione ma so che in realtà è lei ad aver bisogno di quel sorriso. Mi guarda e poi si alza, va verso l'armadio e prende una coperta, me la lancia e dice ridendo

-"su, riscaldati"-

-"subito"-

Rispondo e poi rido, prendo la coperta, è calda e mi avvolge completamente, mi risiedo sulla poltrona e noto un biglietto sul comdino accanto al letto dove Ver è stesa, lo riconosco, è quello che le ho infilato sotto la porta, sorrido tra me e me, sono contento l'abbia trovato lei e non qualcun altro.

-"prima li c'era un buco"-

Dice lei,fissando l'unica punto bianco della parete

-"come mai c'era un buco?"-

-"perché a mia sorella piaceva nascondere le cose"-

-"e perché è stato tappato?"-

-"perché mia sorella non nasconde più le cose"-

-"capisco"-

Dico, ma in realtà non ho davvero capito,la guardo e penso che una ragazza così bella non possa essere allo stesso tempo così strana e distaccata dal resto del mondo e da tutti i discorsi che le persone normali fanno, lei è diversa, ma non di quel diverso brutto o odioso, lei è quel diverso che ci ispira a cambiare, quel diverso che ha in se qualcosa di magico, è così bella ed io sono così diverso da lei, o almeno credo, e le sue mani che si muovono velocemente, quasi avesse sempre paura, e i suoi occhi, sono così belli, costantemente spalancati, con quel nero profondo che la fa sembrare disumana. Mi accorgo che lei mi sta guardando, le sorrido e guardo l'orologio dal display del mio cellulare, sono 01.00 am, ormai posso tornare a casa, i miei si saranno addodmentati.

-"torno a casa"-

Le dico, lei mi guarda e con un filo di voce dice

-"vuoi che ti accompagni?"-

-"non serve, conosco la strada"-

Detto questo le lascio un bacio sulla guancia come per dirle "buonanotte" e vado via, sua madre non è più davanti al camino e la tv è spenta, esco e chiudo la porta dietro di me, tiro un profondo sospiro ed entro in casa mia.

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