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Il senso di colpa è un sentimento di cui l'infanzia di Louis Tomlinson è stata piena e forse è proprio per questo che, adesso che insieme a lui è cresciuta anche la sua maschera di indifferenza, gli sembra impossibile sentirlo.O gli sembrava, a dirla tutta.È una settimana che non mette piede nell'ufficio di suo padre. Il ricordo degli occhi di Harry in fiamme non lo spaventa, lo fa solo sentire un carnefice spietato. Occhi come quelli, ora che ci pensa, non dovrebbero mai assumere quell'espressione.Louis decide di infischiarsene di quale sia il sentimento che lo sta spingendo verso quel palazzo che tanto odia, sa solo che vuole farlo e che quando vuole fare una cosa la fa punto e basta, al diavolo il resto.Non sa bene cosa dirà una volta entrato lì dentro, non ha la minima idea di come si comporterà con Harry e di come lo stagista lo accoglierà. 


Ma da quando ha iniziato ad importargli?

Quando entra nello studio la routine è sempre la stessa, attraversa l'atrio a testa alta e spavaldo e sorride alla segretaria che quel giorno ha i capelli tirati in uno chignon alto e strettissimo.

"Salve Louis" lo saluta civettuola.

"Si, ciao" risponde lui guardandosi intorno in cerca di Harry.

"Tuo padre è nel suo studio" lo informa lei senza scollargli gli occhi di dosso.

"Bene" sorride il castano indifferente per poi "Lo sgorbio con gli occhiali?" chiederle.

La bionda lo guarda attentamente e Louis non sopporta come gli occhi di quella donna si stiano attaccando al suo petto tatuato e scoperto da una canotta e "Era una domanda difficile? Non passa inosservato con quegli occhiali" sbotta Louis.

La donna ride e "E' nello studio con tuo padre, se ascolti attentamente li sentirai parlare" lo informa lei tornando a guardare il computer.

Louis, vago, si avvicina e "Grazie mille signor Tomlinson, lei è sempre il migliore, non sprecheró questa opportunità" sente la voce roca di Harry un attimo prima che il ragazzo esca, lo squadri e "Non si ascoltano le conversazioni degli altri" lo fulmina sparendo per il corridoio.

Louis ha le guance in fiamme, provava sensi di colpa per un lecchino? 

Ha provato anche solo un minimo sentimento per qualcuno di così viscido?

La rabbia è così tanta che Louis lo insegue in bagno ed entrando spinge le sue spalle al muro per "Tu non sei diverso da loro" dirgli ad un palmo dal naso riferendosi agli altri impiegati, Louis riesce a specchiarsi nelle lenti spesse di Harry.

"E quei tatuaggi li avrai fatti da sbronzo, magari te ne penti pure" lo accusa "Tu non hai niente di diverso da loro, forse sei anche peggio" urla contro di lui in modo da convincere se stesso. 

Ma Harry è stanco di subire.

Se lo scolla di dosso con una forza inaspettata e "Cosa ne vuoi sapere di me, Louis?" gli chiede chiamandolo per la prima volta per nome "Cosa ne vuoi sapere di che significano?" adesso è lui che lo spinge contro il muro "Non devo giustificarmi con te quindi evita di rompermi le palle" continua fuori controllo e fuori registro "Le rondini le ho fatte il giorno in cui mio padre ha vinto su di me, dopo questo non ti devo più niente. Io non ti ho mai dovuto nulla!" conclude prima di "Combatti, tu che puoi, ma lascia stare me" dire risentito ed uscire dal bagno.

Louis è scosso e sicuro solo di una cosa: ora sì che si sente in colpa, ora riesce a sentirlo proprio come sente ancora il profumo di Harry.

To be yourself is all that you can doDove le storie prendono vita. Scoprilo ora