chapter 4

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Non appena arrivai in piazza notai ch'era semi vuota, fortunatamente. D'altronde a me interessava una sola persona, in quel momento: Lucky!
Era seduto su una panchina, indossava una felpa larga blu, e dei normalissimi jeans, il tutto era accompagnato da un paio di Adidas, uguali alle mie, sul momento sorrisi, pensando che almeno avevamo qualcosa in comune.
Nonostante l'abbia visto solo due volte, con questa tre, ogni volta, sembrava sempre più bello!
Mi avvicinai sempre di più alla panchina, fino a quando si girò, e mi sorrise.
Vivrei, per quel sorriso.
"Ehi" disse venendomi incontro.
"Ehi, ciao" Risposi.
Mi diede due baci sulle guance. Arrossì.
"Ti va di fare una passeggiata?" Disse quasi imbarazzato.
"Certo" Risposi.
La mia paura più grande era quella di non riuscire a spiccacar parola, di non portar avanti un discorso, ma non fu così, il silenzio fu interrotto da
"Allora, ehm.. non mi sono presentato" si fermò un attimo e disse "piacere, Lucky Blue Smith"
"Piacere mio, io sono Jade Maxwell" dissi.

Amavo già il suo nome. Beh, non solo il nome, amavo il suo modo di fare, mi piaceva tutto, di lui... ed era solo il primo incontro...

"Che ne dici di sederci lì? " disse indicando una panchina vicino ad un immenso prato verde.
Annuì.

"Sei nuovo da queste parti? Non che esca molto, però.. non ti ho mai visto. " dissi un po' impacciata.
Sul suo volto spuntò un sorriso e rispose "Sì, ci siamo trasferiti da circa una settimana, con la mia famiglia. È carino come posto" disse.

Beh, Londra è bellissima, pensai.

"E a scuola..
Come ti trovi?" Continuai io, molto timidamente.
"Bene, per ora, insomma, ho conosciuto solo te!"
"Vedrai che conoscerai tanta gente" dissi per rassicurarlo.
"Tu dici? "
Sorrisi annuendo.
"Chi era la ragazza di stamattina?" Chiese
"Chi? La mia vicina di banco?" Chiesi, sperando non si riferisse a Sharon, non volevo subito dirgli che... beh. . La ragazza con la quale è uscito è reputata.. come dire. . 'Sfigata?'
"No no, la ragazza che ti parlava In corridoio" disse poi..
Ecco.. ciò che non volevo accadesse sta per succedere.
"Beh.. lei è Sharon, diciamo che è il mio tormento quotidiano" dissi con un tono di voce basso e triste.. e lui deve averlo notato, dato che rispose con un
"Ehi.. se non ne vuoi parlarne non importa" disse per poi abbracciarmi, un gesto insolito, ma dolce ed unico allo stesso tempo.
Rimanemmo abbracciati per qualche secondo, poi continuai.
"Tranquillo!" Dissi " comunque. . Dicevo.. lei è Sharon, ed è il mio tormento fin dalla prima liceo, ha cominciato a prendermi di mira fin da subito, assieme alle sue amiche, quindi, se vedi qualcuna che sbraita nei corridoi, indicando me, magari anche con una faccia schifata ... beh, sappi che è lei, ma è normale ormai. Nessuno ci fa più caso" dissi quasi come se nulla fosse.
"No no, tanto normale non è. Insomma, nessuno si merita tanto odio. Vedrò che posso fare." Disse lui.
Ehi... fare cosa? Insomma, non ho chiesto nulla io.

"Lucky, fare cosa?"
"parlarle, farla ragionare"
"Lucky, ho cercato di parlarle, ho addirittura provato a trovare un qualcosa di positivo in lei. Ma in quattro anni non ci sono riuscita."
"Ehi" disse in modo scherzoso, per poi spintonarmi in maniera simpatica "io sono Lucky Blue, posso tutto" disse per poi ridere, una risata contagiosa, così tanto contagiosa, che contagiò anche me.
Il pomeriggio passò molto velocemente, parlammo del più e del meno, e cominciammo così a conoscerci. Alle 17.30 decisi di salutarlo per andare a casa
"Lucky, io ora devo andare, ho ospiti a cena, quindi devo aiutare un po' mia madre. Mi ha fatto piacere conoscerti. Spero di uscire con te presto."
"Oh, okay." Si fermò un attimo guardando l'orologio. "In effetti devo andare a casa, sono fuori a cena oggi." Mi sorrise e continuò a parlare "in ogni caso... che ne dici di trovarci per andare assieme a scuola? Domani?"
"Sì, perfetto"
"Ciao allora.."
"Ciao, Lucky" feci per andare avanti, quando sentì un qualcosa afferrarmi (dolcemente) Il braccio: la mano di Lucky
"Hai dimenticato qualcosa" disse lui.
Lo guardai spiazzata, poi aggiunse: "questo",
dandomi due teneri baci sulle guance. Sorrise, ricambiai, e tornai a casa felicissima, pensando alla bellissima giornata trascorsa con lui, consapevole però del fatto che lo avrei rivisto il giorno dopo.

Ore 18.01
Arrivai a casa solo un minuto In ritardo, insomma, sto facendo progressi!
"Mamma, sono arrivata, serve aiuto?" Dissi vedendola incasinata in cucina.
"Sì, grazie tesoro, sono qui" disse.
La raggiunsi!

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