CAPITOLO 10

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Leon si giró di scatto notando alla sua destra un branco di "lupi" bramosi di carne fresca. Erano quattro, molto piú grandi di normali canidi. Dal loro corpo, pendevano dei brandelli di muscoli in avanzato stato di decomposizione e ad alcuni mancava un'orecchio o una zampa. Nel complesso l'aspetto delle creature metteva praticamente i brividi...questo era accentuato dallo sguardo minaccioso e affamato che era percepibile perfino nel buio del corridoio. Infatti il luogo in cui si trovavano, era poco illuminato poiché i neon non funzionavano correttamente. Leon prese dallo zaino la doppietta caricandola con sei proiettili, il piú velocemente possibile, mentre i mostri avanzavano a grandi passi verso di lui. L' agente sparó il primo colpo al lupo piú vicino mirando alla testa, centrando cosí, il bersaglio. Dopo pochi attimi la bestia cadde al suolo in fin di vita. Il secondo evitó la pallottola, balzando sull' uomo che lo scansó con una capriola finendo sulla parete opposta del corridoio. Leon ancora disteso a terra, recuperó l' arma e fece nuovamente fuoco, riuscendo finalmente ad uccidere l' animale. L' americano puntó al terzo mostro sparando senza successo, poiché questo possedeva un' agilitá superiore agli altri due. "Merda!" esclamó lui nervosamente continuando a fare fuoco, stendendo la creatura a terra solo dopo aver usato i tre colpi rimasti. Il quarto lupo si avventó su di lui ferocemente, ma Leon si accorse immediatamente di non avere altri proiettili per la doppietta, quindi preso dal panico, scaglió l' arma contro la bestia, guadagnando tempo per rialzarsi e prendere la pistola dalla fondina sulla gamba destra. La creatura, passato il momento di confusione, ritornó all'attacco ancor piú aggressiva di prima. L' agente sparó freneticamente cinque colpi uccidendola definitivamente. A questo punto l' uomo ricaricó la pistola rimettendola al suo posto. Successivamente si voltó indietro dove l' immenso e labirintico corridoio proseguiva. Da una rientranza scorse una figura, molto probabilmente umana che si dileguó in un istante. "Chissa chi é...non ne posso giá piú...questo dolore alla schiena mi sta uccidendo...devo trovare presto un' infermeria per potermi curare." pensó lui, quando sentí una vibrazione provenire dal cellulare "Hunnigan ?" "Leon mi hai fatto preoccupare tantissimo, dove sei? sei riuscito a trovare il centro della Neo-Umbrella?" rispose la donna. "Si, sono proprio lí, adesso ti mando le coordinate. Mi sapresti dire dov' é l' infermeria? sono messo proprio male..." "Leon che cos' hai?? comunque la troverai al primo piano, mi raccomando fa attenzione." "Grazie mille" l' agente chiuse la chiamata dicendo tra se e se "Non poteva essere vicina,eh...la mia solita fortuna..."

Aveva passato tutto il giorno ad esaminare i file contenuti nel suo pc. Era molto interessante osservare come le diverse cavie reagissero ai vari esperimenti eseguiti sul loro corpo. Alcune mutavano completamente, altre invece rimanevano pressoché uguali, altre ancora morivano.
Ad un tratto l' uomo diede uno sguardo all'ora sul display del computer: erano le 9:00 di sera. Quella giornata era passata senza che lui se ne rendesse conto, non aveva nemmeno mangiato e il suo stomaco cominció a farsi sentire. Perció si alzó dalla sedia per andare a prendere un caffé ed una ciambella. Si sentiva le gambe intorpidite e gli occhi stanchi, conseguenza dell' aver passato troppo tempo fermo. Aprí il frigo procurandosi ció che voleva e si avvicinó nuovamente al monitor bevendo un sorso dalla tazzina che aveva in mano. Appena posato lo sguardo sulle telecamere di sorveglianza notó subito qualcosa che non andava: nella stanza n 5 c'erano due persone, una ragazza bionda con i capelli corti e un ragazzo alto e snello non apparteneti al personale. Aveva giá visto quel giovane infiltrarsi nel suo centro, ma non gli era mai parsa una minaccia, perció non aveva preso seri provvedimenti al suo arrivo. Al massimo gli aveva messo contro esemplari infetti difettosi riuscendo ad ottenere sempre la fuga del ragazzo. Ogni volta che zoomava sul suo volto riconosceva in lui qualcosa di familiare...improvvisamente lo schermo prese a lampeggiare con insistenza: vi erano altri intrusi nell' edificio! Questo era veramente troppo!!! nessuno aveva mai osato entrare nello stabilimento senza la sua esplicita autorizzazione. Una cosa era certa: quegli invasori non sarebbero piú usciti vivi da lí.
Nello stesso momento in cui quel pensiero sfioró la mente dell'uomo, egli decise di premere il pulsante rosso che avrebbe attivato tutte le trappole presenti nel complesso e il viola per liberare i contaminati e gli esemplari infetti. Aveva progettato il proprio centro in modo tale da non poter essere attaccato da nulla, grazie alla vasta gamma di inganni ed enigmi da risolvere. Sul suo viso comparve un mezzo sorriso compiaciuto che svaní appena resosi conto di quello che aveva da fare "Che peccato mi sarebbe piaciuto stare a guardare la vostra morte..." disse rivolto alle telecamere, poi indossó il camice da laboratorio, da cui prese un paio di chiavette che inserí nel pc.
Ora doveva solo aspettare il trasferimento dei file.

Resident Evil: The last warDove le storie prendono vita. Scoprilo ora