Capitolo 1 - Si parte

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Forse non era stata un'idea così geniale dopotutto.

Mi strinsi di più nella mia giacca logora e mi guardai attorno, mentre mi avvicinavo alla taverna "Black Moon". La via era vuota, silenziosa, i miei passi echeggiavano e risuonavano come tamburi mentre avanzavo e gli stivali emettevano un suono di pelle terribilmente fastidioso per le mie orecchie che desideravano il silenzio. Mi calai di più il berretto sul viso e controllai che i capelli fossero sistemati per bene sotto di esso. Ero stata costretta a legarmi stretti in uno chignon. Sistemai meglio la pezzuola di stoffa che avevo arrotolato e infilato nei pantaloni, all'altezza del pube, per fingere di avere anche io il rigonfiamento maschile. Tutto del mio travestimento era stato studiato nei minimi dettagli. Avevo anche stretto il seno in una fascia per nascondere le rotondità sotto i vestiti. Una volata gelida fece volare il berretto, corsi a riprenderlo, sperando che nessuno mi avesse visto, cosa non difficile dato che a quell'ora solo briganti e donne di mal affare si aggiravano per le strade deserte.

In lontananza vidi la luce della taverna da cui provenivano risate e chiacchiere.

Presi un profondo respiro, poi mi avviai imitando la camminata sicura e pesante da uomo. Aprii la porta e un campanello tintinnò appena udibile su di me, ma nessuno parve farci caso. Una cameriera con una profonda scollatura che lasciava ben poco all'immaginazione si fece avanti e mi sorrise radiosa e maliziosa.

"Buona sera, serve un tavolo?" chiese avvicinandosi e scuotendo le spalle.

Feci cenno di no con la testa e mi avvicinai, cose che lei prese come un flirt, infatti spinse il petto in fuori, come se non fosse già abbastanza prominente. Abbassai il capo verso di lei e dissi: "Sono qui per l'arruolamento".

La donna sorrise maliziosa, mettendosi una mano sulla bocca con finta timidezza, poi si sistemò meglio il corpetto in pelle nera e mi fece cenno di seguirla. Non passò inosservata l'occhiata che aveva lanciato al mio finto membro. Alzai gli occhi al cielo.

Notai con disgusto come sculettava in modo forzato, il grosso di dietro sembrava avere vita propria, era a dir poco ridicola agli occhi di una giovane ragazza come me, ma ero sicura che ai commensali non desse fastidio, anzi. Mi chiesi. Notai come alcuni la guardavano estasiati e le chiedevano di avvicinarsi, mi chiesi con quanti di loro era stata a letto. Aveva i capelli lunghi e biondi, legati in una coda alta che le lasciava scoperta la schiena la cui scollatura superava di molto le scapole, gli occhi di un castano scuro e intenso e le labbra carnose. Pur se molto volgare, era incredibilmente bella e sapeva di esserlo. Non avrebbe avuto problemi a trovare un marito per bene invece di lavorare e vendersi in una catapecchia del genere.

Non mi piaceva quel posto, la più bassa feccia si riuniva lì per bere e per divertirsi con le cameriere, tutti guardavano tutti in modo strano, accusatorio. Quando passavo accanto ad un tavolo, quello si ammutoliva di colpo e i commensali mi guardavano cagnesco.

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