Cap. III

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Rabbia. Solo rabbia che cresceva, nient'altro. La scritta era fatta al computer, nessun indizio che riconducesse al colpevole, solo G.R., Giglio Rosso, ne ero sicura. Ebbi un brivido. Non mi avevano dimenticato, mi avevano solo osservato, costantemente. Che stupida, non me ne ero neanche accorta.
Stronzi...sono anche stati furbi.
Chi aveva fatto quello alla moto di Mike doveva essere uno studente, perché quella era dentro il cancello della scuola, costantemente controllato e provvisto di allarme in caso di intrusione. Accartocciai il biglietto tra le mani.
-cosa c'è scritto? - la voce ferma e al contempo tranquilla di Mike mi riscosse; gli porsi il biglietto accartocciato. Da quello che avevo letto dedussi che sapevano chi era Mike; pensai che durante quella settimana avevano fatto ricerche e avevano studiato me e le mie abitudini, così da fare una strategia per prendermi passando inosservati; il mio cervello elaborava mille ipotesi in un secondo, i pensieri più veloci di immagini e parole. Mi guardai intorno e vidi un uomo osservarmi da lontano - dammi il biglietto, perfavore- dissi a Mike senza smettere di guardare l'uomo; probabilmente il mio amico seguí il mio sguardo perché avanzò e rispose - no - mettendo il biglietto davanti a lui, aperto, in modo che l'uomo lo vedesse: lo strappò a metà e continuò così fino a farne dei coriandolini; il significato era chiaro: non ho paura, non mi toglierò di mezzo.
L'uomo dalla felpa rossa fece un cenno con la testa: affari tuoi.
Volsi lo sguardo verso verso Mike - non sei costretto a stare con me. Ti hanno minacciato- lui sorrise - me ne infischio. Sei l'unica cosa che ho da perdere. Mia madre è morta, mio padre in carcere e vivo con mio zio a cui non frega niente di me. Non permetterò che ti portino via. Promesso.- non mi ero mai resa conto di valere così tanto per qualcuno...preferii chiudere occhi e orecchie su quanto contassi veramente.

Tornammo a casa con il pullman, lasciando il motorino dov'era. Corsi su per le scale con foga e iniziai a studiare e a fare gli esercizi per il giorno successivo. Dopo ore ed ore di matematica mi arresi di fronte uno stupido problema irrisolto -stupido problema...ma esercizi migliori no? Faccio causa a chi lo ha inventato, ecco!- lo squadrai per un po' -...vero Asso? - il mio Husky alzò il muso guardandomi con quegli occhi azzurri degni di Picasso ed emise un lieve ululato; sorrisi - tu si che mi capisci-.
Dopo cena andai in camera, mi misi il pigiama e andai a chiudere le imposte, e quando mi affacciai tremai: di nuovo quell'uomo. Chiusi tutte le finestre accuratamente e mi buttai sul letto abbracciata ad
Asso che mi leccava le mani come per tranquillizzarmi - sto bene, bello, sto bene- sorrisi. Rimasi a coccolarlo fino a quando non mi addormentai.

Il giorno dopo arrivai a scuola in ritardo di un quarto d'ora e la MC.Ginninger chiese di vedere i miei esercizi, credendo di riuscire a mettermi una nota negativa, ma per sua sfortuna gli esercizi erano tutti giusti tranne l'ultimo e così me lo diede per la prossima volta con faccia infastidita
Alla faccia tua, brutta strega megera in menopausa...
Arrivò la pausa pranzo, e appena uscii dalla classe mi venne consegnato un volantino:

Ballo in maschera scolastico di Halloween!
31 ottobre dalle 21.00 alle 1.00
Palestra della scuola
Mi raccomando, vieni mascherato/a!!!

-tu ci vai? - chiesi a Mike mentre andavamo in mensa - bha...non ne ho idea...non so nemmeno ballare. Passerò il tempo a divorare patatine, probabilmente- rispose sorridendo - mi sa che ti farò compagnia allora, dato che ci andrò da sola nessuno mi chiederà di ballare, anche perché succede solo nei film- sospirai - meglio così, credimi: se qualcuno ballasse con te credo che prima dovrebbe farsi assicurare- mi guardò con la coda dell'occhio -Hey, non sono così male!- gli diedi un pugno affettuoso sulla spalla e risi - scemo... - roteai gli occhi.
Lui si sistemò gli occhiali ed io notai solo allora che li aveva messi, perché di solito li utilizzava solo quando doveva sforzare molto la vista, perciò ero abituata a vederlo senza - hai rimesso gli occhiali? Why?- lui prese a pulirli - bhe', diciamo che la vista è peggiorata un tantino- lo guardai - niente di allarmante spero- lui mi sorrise - niente di grave-.
Arrivammo in mensa a passo di lumaca, perciò, una volta presi i vassoi con il pranzo, ci dirigemmo fuori, ma non giungemmo alla nostra meta tanto in fretta - Hey, ciao Barbie-
Dennis. Mio dio, ma cosa ho fatto per meritarmi una piaga del genere?
-buongiorno, ciao e arrivederci-
risposi seccata - certo che ci rivedremo, devo chiederti una cosa- mi fece un occhiolino
Ma mi stai prendendo in giro o cosa?!? -ma vaffanbagno!!!-
Mi voltai e me ne andai a passo veloce in giardino e mi sedetti a mangiare - Hey, guarda che quella povera insalata non ti ha fatto niente- disse Mike osservandola, ridotta in una poltiglia verdastra -è solo che non lo sopporto...che ci guadagna a prenderci per il culo? Non ha niente di meglio da fare che cercare di abbattere la nostra dignità?-mangiai la mia insalata, o quello che ne era rimasto, con rabbia repressa -guarda che è me che prende in giro, con te è...tutta un'altra cosa - guardò nel vuoto -non ti prende in giro...credo che voglia attirare la tua attenzione- lo guardai male -certo come no...attirerà un bel pugno sulla sua faccia da schiaffi, se mai-.

Ritornando dentro mi fermai in bagno, giusto per prepararmi psicologicamente alla lezione che più odiavo: geografia.
La professoressa era isterica, e la sua materia era una noia mortale.
Mi sciaquai le mani, era una cosa che mi rilassava molto.
Mi guardai allo specchio Chissà se questi occhi sono di mia madre o di mio padre, ma quelli veri...chissà come sono fatti e se anche loro ogni tanto pensano a me, immaginando, oppure...saranno ancora vivi?
Distolsi lo sguardo ed uscii, girando a destra - Hey, ciao- Dennis... Sospirai, cercando la calma zen - dimmi... - mi affiancò mentre camminavamo per il corridoio blaterando parole che ovviamente non mi presi il disturbo di ascoltare.
Il resto dei ragazzi mi guardava in modo strano, prestandomi attenzione, troppa; all'inizio mi venne da abbassare lo sguardo, dato che mi sentivo a disagio, ma poi raddrizzando la schiena ostentai un passo deciso guardando davanti a me, cercando di ignorare tutte quelle occhiate curiose -...vorrei che tu venissi alla festa scolastica con me- sussultai sorpresa - cosa?!? - dissi un po' troppo forte, perdendo ogni compostezza e guadagnandomi ulteriori occhiate - oh, hai detto di si? Bene, grande, vengo sotto casa tua alle nove!!! - gridò lui, camminando a ritroso velocemente pur sapendo che non ero affatto d'accordo, infatti lo guardai male indecisa sul da farsi - No, no, no! Assolutamente no! Mai, non ci penso nemmeno!!! - ma Dennis sempre andandosene mi parlò sopra, a tono alto, dicendo tutto il contrario, fino a che non sparì dietro l'angolo.
Tutti cominciarono a bisbigliare
Oh, no... Li ignorai e rincorsi la piaga della mia vita, ma l'insegnante di geografia (si, quella isterica) mi fermò - SIGNORINA YOUNG!!! NON SI CORRE NEI CORRIDOI!!! Le dovrò dare una nota negativa! E la voglio firmata per domani!!! -
Quanto ti odio...ho i miei motivi per correre, strega, str... Ok, basta. Calmati. Pazienza.
Sospirai e me ne tornai in classe...tutto quello era successo a causa di quell'idiota.
Andai al mio posto ignorando i compagni che mi guardavano come se fossi un alieno; la lezione cominciò e la mia rabbia ribolliva occupando i miei pensieri, minacciando di esplodere.

Appena suonò l'ultima campanella mi precipitai fuori dalla porta cercando quel cretino di Dennis; avevo tentato di ignorare i miei istinti omicidi costruendo una sorta di controllo sulle mie emozioni ed azioni.
Quando lo vidi, la mia calma andò a farsi un giro, o quasi: si stava vantando di come aveva ottenuto il mio assenso, cioè in nessun modo.

Lo raggiunsi a grandi passi resistendo alla voglia di spaccargli il naso, e ci riuscii abbastanza bene -tu, cretino!- si girò con nochalance - Hey Barbie!- sorrise, un sorriso da vincitore - non chiamarmi Barbie, è ridicolo ed umiliante - lo guardai imbronciata e i suoi amici sorrisero - é lei?- io e Dennis rispondemmo contemporaneamente - no - io decisa - già! - lui cercando di circondarmi la vita, e guadagnandosi un mio sonoro schiaffo - ma sei pazza? - mi guardò male - no, sono solo Barbara; toccami di nuovo e la prossima volta te la rompo quella mano- risposi irritata mentre il suo gruppetto di amici se la rideva - che caratterino-
guardai storto la piaga della mia vita - al-ballo-non-vengo-con-te - ripetendo le parole chiaramente
-io ti dico di si. - rispose sorridendo sicuro -continua a sognare...- gli volsi le spalle dirigendomi verso la fermata del bus dove mi aspettava Mike...no, anzi, dove avrebbe dovuto aspettarmi, ma lì...lui non c'era.

Il Giglio Rosso ~ Il PortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora