Cap. XII

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Dopo che liberarono Asso uscimmo e ricominciammo a percorrere il corridoio.
-CHE COSA TI È SALTATO IN MENTE?!? Non puoi parlargli così! Non farlo mai più!- sbottò all'improvviso Roul, facendomi ribollire il sangue -lo ho appena fatto, nel caso non lo avessi notato! Quell'uomo non merita rispetto, e tu non sei costretto a portargliene. Io non ho intenzione di farlo- dissi decisa. La mia rabbia, la mia paura e la mia incertezza si erano tramutati in odio verso il padre di Mike...Mike! Chissà come stava...
-lo dico per te! Quel tipo é capace di qualsiasi cosa. Voglio solo proteggerti.- mi rispose. Riflettei un attimo, poi mi decisi a rispondere -lo apprezzo, ma non puoi proteggermi da me stessa, dalle mie scelte. Non so come vadano le cose qui, ma non mi piace per niente. Mi manca casa mia.- mi strinsi nelle spalle. Ora sapeva cosa pensavo. Come avrebbe reagito?
-almeno dammi la possibilità di mostrarti la mia, di casa. Tu non la conosci, non sai com'è. Come fai a dire che una cosa non ti piace, se non la hai mai nemmeno vista?- rispose. Ci pensai per un po', mordicchiandomi il labbro -ti prego.- continuò, con viso speranzoso. Era meno freddo di prima, e la cosa era parecchio strana. Ormai ero lì, cos'altro potevo fare se non provare ad abituarmi a quella vita? Ma abituarsi a quel posto, a quelle persone, voleva dire arrendersi a loro? Arrendersi a Lui? Mi dissi di no. Anche se mi fosse piaciuto, me ne sarei andata comunque perché quella non era casa mia. Sarei fuggita. Ma familiarizzare con quello che avevo attorno avrebbe portato due vantaggi: mi sarei fatta amici e alleati, recuperando il tempo perso con mio fratello e al contempo avrei recuperato informazioni sulla congrega sufficienti per andarmene, e forse con mio fratello. Insomma era una scelta vantaggiosa da tutti i punti di vista -ok. Provar non nuoce, giusto?- sorrisi e vidi il mio riflesso davanti a me -Grande, perfetto!!! Vieni - mi prese la mano trascinandomi fuori. Sembrava felice, emozionato. Allora contavo davvero qualcosa per lui. Mi sentii sollevata: forse si, di lui potevo fidarmi, nonostante tutto.
C'era solo un problema: non ero brava a fare amicizie. Ero vista come quella noiosa e antipatica.
Sentii un rumore: una porta si era aperta dietro di noi. Una donna si era accasciata a terra. Lasciai la mano di Roul per soccorrerla -ma che fai? Torna qui! Non devi avvicinarti. Barbara non avvicinarti ho detto!- mi urlò dietro lui; lo ignorai e quando fui davanti alla donna la aiutai ad alzarsi -mi scusi? Mi scusi? Come si sente?-
mentre Roul continuava
-Barbara, vieni via! Su! Devi venire via, lasciala!- ma è disumano! Perché fa così? -no, ha bisogno di aiuto! Signora, mi sente? Chiama qualcuno, Roul! Non sta bene!- risposi, attendendo una risposta dalla signora: era bianca come un lenzuolo, magra e scarna; due occhiaie nere ornavano il volto spigoloso circondato da capelli di un nero malato. Sembrava potersi rompere da un momento all'altro. Alzò gli occhi di un verde celato da un velo di bianco su di me -scappa...scappa finché sei in tempo...- disse con fatica. Era ridotta male, all'osso, letteralmente. Poi gli occhi persero quella fioca scintilla, unica cosa che le illuminava il volto. Non parlò e non si mosse più. Impiegai qualche secondo a capire che era morta. Morta...è morta. O mio dio. Mi accorsi solo in quel momento degli uomini in camice che erano davanti a me.
Erano stati loro a ridurre la donna in quello stato. Lasciai delicatamente il corpo per terra e arretrai, scioccata. Guardai dritto in faccia gli uomini col camice -siete...siete stati voi...- mormorai. Mi voltai e corsi via, verso l'uscita. Dovevo andarmene da lì.
Mio fratello mi accolse, stringendomi forte mentre io mi dimenavo -l'avete uccisa!- gridai guardandolo mentre mi stringeva a sé -non è come credi...sul serio. Calmati ora...calma.- sussurrò. La sua voce era...particolare: così dolce e rassicurante in certi momenti...eppure così severa e fredda in altri. Ma quale delle due voci era realmente mio fratello? Rimasi nel dubbio. Cosa dovevo fare? Lasciarmi andare o fuggire? Scappa aveva detto quella donna. Alla fine mi lasciai andare. Avevo detto che avrei provato ad abbracciare quella nuova vita e lo avrei fatto. Avrei tentato di capire questa situazione e l'avrei vissuta sulla mia pelle. Respirai a fondo - ora sono calma.- dissi. Evitai di fare domande sulla donna: io non ero pronta per sapere, anche se lo desideravo ardentemente, e lui non aveva intenzione di parlarmene, mancava ancora qualcosa.
Il mio stomaco brontolò. Iniziai ad avere fame.
-Ok. Te la senti di mangiare con gli altri?- mi domandò. Mi piaceva quando mi guardava in quel modo, era così...caldo. Io amavo il calore. Mi faceva sentire così bene...ma sapevo che non sarei dovuta cadere nella trappola. Quegli occhi sapevano riscaldare come ghiacciare. Come poteva un colore come il marrone fare questo effetto?
-va bene. Fammi strada- decisi di prendere il toro per le corna. Ora o mai più. Sorrise, scaldandomi il cuore. Non cascarci, Barry. Aspetta. Dovevo pazientare e cercare di capirlo di più. Dovevo solo aspettare e studiarlo. Si avviò per un corridoio dicendomi di seguirlo.
Mentre camminavamo accarezzai Asso e solo allora notai che era più grande dell'ultima volta: prima arrivava a metà coscia e ora invece raggiungeva il mio fianco. Era davvero grosso. Le zampe erano più robuste, il pelo più folto e scuro. Lo coccolai: finalmente una sicurezza. La mia ancora.
Arrivammo alla mensa e Roul aprì la porta, sicuro: c'era tanta, troppa gente. Mi pietrificai camminando al suo fianco a disagio. La sala era enorme e sembrava divisa in tre parti: blu, beige e verde. Ognuna era divisa in tre tavoli: uno dove c'erano i bambini fino ai tredici anni, uno con ragazzi dai quattordici ai venti, e infine uno con persone dai ventuno in poi. Perché fare una suddivisione a colori? Mi domandai. Mio fratello si sedette al tavolo intermedio del gruppo verde, dove un gruppo di ragazzi lo aspettava, sorridendo. Rimasi sorpresa quando una ragazza tutta curve avanzò verso mio fratello -Roul!!!- lo chiamò, gioiosa. Si catapultò da lui travolgendolo con un tenero quanto energico bacio. Mi allontanai, schifata.
Lui si staccò -così mi soffochi!- sorrideva -bhe, almeno muori bene-. Risero insieme. Capii che io lì ero di troppo Bleah.
Fu quando la ragazza bionda mi trafisse con lo sguardo che le cose cominciarono a precipitare.

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