Cap. VIII

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Lo strinsi forte. Mi era mancato, cavolo. Detestavo piangere, soprattutto in pubblico, ma con qualcuno era...diverso. Ci stavamo consolando a vicenda, senza riuscirci poi. Mi resi conto di quanto gli ero affezionata.
Quando mi accorsi che gli stavo facendo male, a causa delle probabili ferite che si celavano sotto la maglietta, mi staccai
-scusa- lasciai che le lacrime scorressero tiepide e senza vergogna sulle guance.
No, ora basta... Mi asciugai con forza il viso e sorrisi -ora basta frignare, che sembriamo dei bambini di due anni- lui fece lo stesso -parla per te, io non stavo affatto piangendo...sei tu che sembravi una ragazzina- lo guardai perplessa -Io sono una ragazza.- scoppiò a ridere -oh, questa si che è la scoperta del secolo- Che deficente...scossi la testa -vado a fare il The che è meglio- mi alzai dal divano dirigendomi in cucina, ma Mike mi bloccò la strada - il The lo faccio io- gli lanciai uno sguardo interrogativo - punto primo: hai la febbre...- ignorò il mio sbuffo contrariato -...punto secondo: l'ultima volta che hai fatto il The hai messo il sale al posto dello zucchero...- tentai di protestare
-si, ma...- -...punto terzo: il mio The è migliore del tuo- mi interruppe. - ah, è così?- dissi allibita -sicuramente- rispose e se ne andò tutto impettito.
Tornai sul divano e accesi la TV: c'era il telegiornale. Stavano parlando degli ultimi avvenimenti, tra cui un morto, una donna violentata, roba di politica e poi...poi cominciarono a parlare di tre ragazzi scomparsi di cui comparvero le foto sullo schermo e, poco dopo, fecero vedere ciò che di loro era rimasto: una maglietta, un paio di pantaloni, il cellulare, un paio di scarpe e un piccolo biglietto con il disegno di un giglio da una parte e un'impronta digitale rossa dall'altra. Giglio Rosso... Ebbi paura come non mai, ascoltando in silenzio le ultime chiamate dei ragazzi rapiti: chi le faceva alla polizia, chi alla famiglia... Chi avrei chiamato io quando e se sarebbe successo?
Che fine avevano fatto quei ragazzi? Perché il Giglio Rosso li rapiva? Mike sarebbe entrato lì, sarebbe stato tra quei criminali, e avrebbe fatto tutto ciò che lì facevano: cercare vittime. La prossima sei tu... Spensi la TV e strinsi le ginocchia al petto come se avessi paura di perderle, sfogandomi. Solo allora realizzai davvero cosa stesse succedendo, realizzai ogni pericolo, realizzai che avrei temuto il mio miglior amico e che avrei dovuto imparare a nuotare contro la corrente delle emozioni O dei sentimenti? Subito cercai di pensare ad altro, perché non volevo e non sapevo rispondere a quella domanda.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, mi venne in mente il ballo di Halloween: tra quanto era? Mike arrivò con due tazze di The in mano: a lui non piaceva, ma lo beveva in ricordo di sua madre ogni tanto, che, infatti, lo adorava e lo faceva divinamente; Mike aveva imparato da lei; infatti diceva che era l'unica cosa che gli era rimasta, che lo faceva vivere, che lo aiutava a restare. Una volta aveva tentato di suicidarsi, ma lo colsi sul fatto: era la sera in cui mi comunicarono la morte di Shane; ero particolarmente depressa perciò scappai di casa e lì incontrai Mike. Parlammo molto, di sua madre. Incredibile come basti una tazza di The a legare due persone... Mi riscossi dai miei ricordi
-grazie. Ma che giorno è domani?- chiesi di getto mentre prendevo la tazza, guadagnandomi un occhiata stranita -domani é sabato...e inoltre è anche Halloween! Me ne ero scordato- posai veloce il The sul tavolino basso -a chi lo dici! Non ho niente da mettere!- andai a passo spedito in camera mia aprendo l'armadio con impeto: solo disordine. E mo cosa mi metto?!? La mia intenzione divenne di pescare qualcosa a caso di decente da mettere, almeno per sembrare carina per una sera -ehhhhmmm...non ti seguo, che ti prende?- mi raggiunse Mike con la tazza di The -domani c'è quel cavolo di ballo che io avevo scordato, e quindi non ho un cavolo di niente da mettere. Nessun costume.- gli dissi rovistando nell'armadio -ma non hai bisogno di un costume di Halloween- sbottò all'improvviso; stavo per dirgli dove poteva metterseli i suoi bei complimenti quella sera, quando -cioè, non in quel senso...non in senso negativo, eh...non volevo dire che...cioè volevo dire
che...che...che sei già...insomma già stai benissimo così- era in imbarazzo e io pure. Arrossì. È un complimento? Sta pure balbettando, lui che non lo fa mai. Decisi di passarci sopra -oh- continuai a ravanare nell'armadio tirando fuori tre vestiti: uno rosso carminio, uno nero con il pizzo, e uno blu notte lungo. Nessuno dei tre mi ispirava: sarebbe stato un ballo in maschera, non uno normale.
-Uffaaaa- sbuffai frustrata mettendomi le mani nei capelli.
-hai la febbre. Domani non ci puoi andare.- disse Mike, con tutte le buone intenzioni del mondo, ma guadagnandosi una mia occhiataccia -grazie mille, mamma, ma io ci voglio andare comunque. Perciò non farmi la predica, o almeno aiutami a trovare qualcosa di decente- risposi nervosa Ti stai innervosendo per uno stupido ballo scolastico? No ma, sul serio?
Spazientita mi buttai sul letto
-basta, ci rinuncio- sbuffai guardando il soffitto -io un idea ce l'avrei: vestiti da fantasma, così risolvi i problemi e...- Mike non terminò la frase perché gli tirai un cuscino in faccia -era solo un consiglio- sorrise
-oppure...vampiro o strega.- continuai a guardare il soffitto
-mmh...detesto quelle specie di dentiere finte. Ma forse...bho...- andai verso la scrivania, presi un foglio ed una penna e mi misi a tracciare linee a caso. Sbuffai.
-vado fuori a buttare la spazzatura, magari mi viene in mente qualcosa. E non importa se ho la febbre, ho voglia di uscire. Anzi, che ne dici se portiamo giù Asso?- l'Husky in questione rizzò le orecchie e scese dal letto. Presi il suo guinzaglio agganciandolo al collare e mi diressi verso la porta con Mike -me lo tieni tu mentre butto la spazzatura?- e glielo passai prendendo poi il sacco dell'umido.
Scendemmo.
-intanto portalo pure lungo il marciapiede, ti raggiungo tra due minuti- gli sorrisi e svoltai l'angolo andando verso i cassonetti: quel luogo non era particolarmente rassicurante, perciò cercai di darmi una mossa. Buttai il sacco nell'apposito contenitore.
Feci per ritornare indietro per raggiungere Mike ma qualcosa mi afferrò da dietro. Ebbi paura e per un attimo mi pietrificai, poi mi riscossi. Morsi la mano che mi tappava la bocca -AHIA, CAZZO... STA STRONZETTA...-mi ribellai -e sta buona...!- sussurrò l'assalitore; - E LASCIAMI!!!- mi liberai di scatto dandogli una gomitata, forte, e corsi più veloce che potei. Il cuore batteva a mille dando il ritmo alle mie gambe. Non riuscivo a pensare, né a realizzare cosa stesse succedendo. Passi. Mi stavano inseguendo, e non erano pochi. Accelerai. Dove caspita era Mike? Era svanito. Dove cazzo sei?!?

Il Giglio Rosso ~ Il PortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora