Cap. IV

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Il giorno dopo fu decisamente un giorno no.
Arrivai in ritardo a causa della sveglia, guadagnandomi, così, una fantastica interrogazione di scienze, che non avevo studiato.
Voto? Un bellissimo quattro, ovviamente. Il resto della giornata fu un incubo: le ragazze, che mi avevano sempre ignorato durante l'anno, mi dicevano quanto mi invidiavano perché loro al ballo ci andavano con degli sfigati, mentre io ci andavo con "quello strafigo del capitano della squadra di rugby!", così lo avevano chiamato.
Avrò ripetuto cento volte come minimo che non ci andavo con lui, eppure più della metà della scuola credeva il contrario ed io mi sentivo sempre più in imbarazzo.
Perché proprio a me? Datemi cinque ore di geografia, ma non lui.
A pranzo aspettai Mike, che non venne; non c'era quel giorno, non l'avevo visto in giro, così andai fuori e mi sedetti sull'erba a pensare, perché non avevo affatto fame, ma ero preoccupata per Mike: ieri è sparito prima che prendessimo il pullman (lo prende con me da quando la moto è in officina), ma allora com'è andato a casa? Lo zio? No, quello "lavora" fino alle dieci di sera...non può essere andato a piedi, troppa strada...e neanche in bici o skateboatd perché non ce li ha, a meno che non li abbia rubati, ma non avrebbe alcun senso.
-ciaooo Barbie!-
Ok, ho capito... Stress-Time...appena esco da scuola chiamo Mike.
-non chiamarmi Barbie. Che ci fai qui?- alzai la testa per guardarlo in faccia e squadrarlo - hai intenzione di continuare a mettermi in imbarazzo davanti tutta la scuola? Non è un buon momento, grazie- lui si sedette di fronte a me - no, sono venuto a farti compagnia. Mi sembravi un po' sola senza il criminale- lo guardai storto - "il criminale" ha un nome, sai? E poi a me piace la solitudine, ok? Soprattutto quando sono infuriata con un tipo arrogante, strafottente e "popolare" che tutti ammirano per motivi a me sconosciuti. Vai a coccolarti Brianne che è meglio- mi appoggiai alla quercia che avevo dietro e guardai in alto: volevo solo tornare a casa, ascoltare della musica e stare sola, senza sghignazzi, senza bellimbusti che rompono le scatole.
-dai, non sono poi così male, chiedo solo una possibilità per dimostrarlo- sorride - chiedi? Ma non prendermi in giro. Non hai chiesto proprio niente, ti sei limitato a fare quello che volevi. Sei un egoista, davvero...- sbuffai, poi qualcosa mi incuriosì -perché vorresti dimostrare che non sei "cosí male"? Chi vuoi ingelosire? Brianne?- risi ma lui rimase serio -non voglio ingelosire nessuno- allora lì mi venne l'illuminazione - Ahhhh ho capito, vuoi farla pagare a Mike solo perché ha segnato più di te nell'ultima partita? Mi dispiace, ma hai preso la ragazza sbagliata- lui parlava - no no no no, non hai capito: voglio solo esserti amico- sorrise amichevole e una parte di me voleva ricambiare ma l'altra non si fidava...
Che cosa vuoi? Perché questo improvviso interesse? - sarò sincera: io di te non mi fido.
Fino all'anno scorso mi hai ignorata ed ora mi dici che vuoi essermi amico. Cos'hai in mente?- la cosa mi intrigava e lui sorrise arrogante, sorrideva sempre e costantemente; come faceva lo sapeva solo lui -i tuoi occhi cambiano colore in base al tuo umore: grigio carico per emozioni negative e molto chiaro per quelle positive. Adori il verde militare, il bordoux ed il beige, ma odi il giallo, il bianco ed il rosa.
Non sopporti geografia ma adori antologia. Sei infinitamente disordinata. Quando sei in imbarazzo non arrossisci, ma stai in silenzio ignorando ciò che ti sta attorno, e assumi lo stesso comportamento quando sei a disagio o quando c'è qualcuno che non ti va a genio. Sei molto selettiva e odi avere attenzioni su di te. Sei testarda e pensi troppo, inoltre sei diffidente e ultimamente esageratamente prudente- corrucciai lo sguardo sorpresa: come cavolo le sapeva tutte quelle cose? - tu...cioè non puoi...ma come...?- lui si alzò - un mago non svela mai i suoi trucchi- fece un occhiolino e mi voltò le spalle.

Dopo, appena uscita da scuola, chiamai Mike, ma per due volte non rispose; alla terza finalmente lo udii
-...pronto?- la voce era strana, quasi affaticata, come se facesse fatica anche a parlare - hey, ciao, come stai???- gli chiesi preoccupata e lui cambiò tono all'istante -ciaoo...si...si tutto ok, solo un piccolo malore...- era sicura, ma privata di quell'entusiasmo di solito presente in lui, era...stanca. - ah...mi sono chiesta infatti cosa avessi...domani ce la fai a venire a scuola?- sentii il suo respiro, irregolare, ansimante -i-io non lo so...non lo so- la voce tremava impercettibilmente, e il che era strano -sicuro di stare bene? Sembri...- mi interruppe con nuova fermezza -si si, sto bene tranquilla... Poi mi passi i compiti e gli appunti?- confusa bofonchiai un "certo", e, dopo esserci salutati, chiusi la chiamata.

Il giorno dopo aspettai il mio unico e migliore amico in classe torturando la mia gomma: quel giorno ero nervosa.
Quando arrivò ero seduta sul suo banco -hey ciao! Ma...che cavolo ti sei fatto?- un livido gli colorava lo zigomo, e si vedeva chiaramente che aveva cercato di nasconderlo, ma con scarsi risultati; lui mi fece un sorriso, ma non grande e luminoso come quelli di sempre, ma piccolo e...sofferto in un certo senso
-ciao- allargò il sorriso cercando di renderlo più simile a quello normale. Lo ignorai turbata -chi ti ha fatto quello?- il sorriso sparì lentamente -nessuno, ieri sono stato male e ho sbattuto- certo, come no, e io sono Cenerentola -Michel Jason Patchwork, sei un pessimo bugiardo. Dimmi chi te lo ha fatto se non vuoi che lo scopra da sola- mi guardò sicuro -ho sbattuto, non è stato nessuno...giuro- c'era qualcosa che non mi convinceva in quella storia, qualcosa puzzava e non ero io; la campanella suonò e non ebbi la possibilità di parlargli, anche perché non si fece vedere per il resto della giornata.

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