Capitolo 11 - Piccola Solitaria

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Purtroppo quei pochi giorni di "vacanza" passarono troppo veloci. Ma in compenso erano stati bellissimi. Soprattutto grazie a Mika, inutile dirlo.

Il giovedì sera, dopo la fine della diretta di X-Factor, eravamo rimasti con i giudici a mangiare qualcosina nel backstage. Ad un certo punto avevano messo su della musica, col risultato che avevo ballato con Morgan e Mika. Il primo aveva un qualcosa che mi attraeva, ma aveva continuato a provarci con me finché non era arrivato Mika a salvarmi dalle sue grinfie.

A quel punto ero quasi convinta di stare sognando. Ballare con Mika era il paradiso. E lui aveva un profumo buonissimo, era una meraviglia.
Gli avevo promesso che lo avrei incontrato di nuovo, prima o poi. Più prima, speravo, che poi.
E lo avevo ringraziato un'ennesima volta per quella fantastica serata.

Continuai a seguire x-factor tifando ovviamente per la squadra di Mika. Diciamo che lo guardavo soprattutto grazie alla sua presenza, e sì, forse anche perché aveva dato la possibilità a mio fratello di fare quello che amava...

Intanto il tempo era volato. Era ormai l'inizio di dicembre e il freddo aveva preso il posto del caldo dell'estate. Inutile dire che fin dal primissimo giorno di scuola avevamo iniziato a contare i giorni mancanti. Sia alle vacanze di Natale, che alle vacanze estive.
Anche se ci aspettava la maturità, perciò speravo il tempo non passasse troppo in fretta.

Recuperai le mie cose e le infilai nello zaino, pronta per finire l'ennesima giornata di scuola.
Avevo ricevuto il compito di italiano, 5 come il solito. Ormai non ci speravo nemmeno più, quel prof mi odiava tanto quanto Piton odiava Harry. Forse anche di più. Ma almeno l'odio per Harry da parte di Piton aveva un motivo, quello per me no.

In più quella mattina, essendo in ritardo e quindi di corsa, avevo dimenticato le cuffie a casa. Ovviamente me ne ero accorta solo mentre correvo cercando di arrivare in orario...

Diciamo che la giornata era iniziata male, per poi continuare male.
E finiva decisamente male, constatai guardando dalla finestra.
Pioveva.
Anzi no, diluviava.
E ovviamente la sottoscritta aveva lasciato a casa anche l'ombrello. Perfetto!

Sbuffai e aspettai il suono della campanella, poi mi infilai tra la folla che usciva.
Mi tirai su il cappuccio della giacca e infilai le mani in tasca, dopodiché uscii all'aperto.
Ci mancava solo il diluvio universale per rendere una giornata storta ancora peggiore.

Uscii a passo veloce dal cancello e mi avviai verso casa. Probabilmente dopo quel quarto d'ora di camminata sarei arrivata fradicia e con una broncopolmonite. Che nervi.

Ero arrivata in fondo alla via quando sentii arrivare una macchina da dietro. Giurai che se mi avesse bagnata passandomi accanto avrei dato di matto!
Ma la macchina rallentò fin quasi a fermarsi «Ehi, Elisa. Sali su!».
Girai la testa. «Prof?» chiesi tra lo stupito e l'imbarazzato.
«Sì, dai muoviti che ti accompagno!!» esclamò lui facendomi segno.
«No» risposi scuotendo la testa «Sono tutta bagnata, ti sporco la macchina».
«Come vuoi, se non sali tu vengo a prenderti io» fece lui.
Lo guardai. Sguardo deciso e sopracciglio alzato. Sarebbe sceso sul serio.
Sospirai e feci il giro della macchina, salendoci.

«Ciao Piccola Solitaria».
«Ciao» risposi ignorando il modo in cui mi aveva chiamato e abbassandomi il cappuccio. Almeno i capelli erano asciutti. Solo quelli, a quanto pareva.
«Non serviva, potevo andarci a piedi» dissi mentre lui ripartiva.
«E ammalarti? Non è la cosa migliore da fare...».
«In effetti no, ma ormai» risposi indicandomi. Poi mi girai a guardare dal finestrino in silenzio.

«Sei silenziosa oggi». Eravamo quasi arrivati a casa mia.
«Lo sono sempre» dissi portando lo sguardo sulla radio.
«Non con me di solito» precisò lui.
«Mmh» commentai «non è stata la mia giornata migliore oggi».
«Davvero? Non l'avrei mai detto!» ironizzò lui. Lo guardai storto.
«Ti va di parlarne?».

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