Capitolo 33 - Distrazioni

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Erano quasi le 15, e io ero appena arrivata a casa di Serena. Era metà ottobre ormai, come volava il tempo!
E Stefano a Settembre aveva iniziato la prima elementare.

Sciolsi la presa del piccoletto dalle mie gambe, poi salutai la sua mamma.
«Allora? Facciamo i compiti?» chiesi prendendolo per mano.
Lui annuì «Lo sai che la maestra mi ha dato una stellina gialla perché ho colorato bene le schede sul quaderno?».
«Davvero? Bravissimo!».

Lo aiutai a portare lo zaino in cucina, poi mi sedetti al suo fianco. Non ebbe particolari problemi a fare i compiti. Stava imparando a scrivere le lettere, quindi per ora doveva solo ricopiarle sul quaderno, e colorare qualche disegno sulle schede.

Quando finì andammo a giocare in salotto, e leggemmo anche qualche libretto. Gli piaceva stare lì a guardare le figure e ad ascoltarmi leggere.

Tra una cosa e l'altra il tempo passò, e presto arrivò Serena. La pancia cresciuta, essendo al quinto mese di gravidanza, e un'aria radiosa.
«Come stai? E il piccolino?» chiesi dopo averla salutata.
«Bene, un po' stanca, ma stiamo bene. Lui o lei cresce e ogni tanto si muove» disse con una luce negli occhi.
Ci spostammo in cucina.
«Non vedo l'ora di vederla, o vederlo» dissi ammirando la curva dolce della sua pancia.
«Sapessi io» rispose lei sorridendo «sarà strano, però, avere di nuovo un cosino piccolo da coccolare dopo così tanto tempo».

«E te, con mio fratello come va? Si comporta bene?» chiese portando il discorso su di me.
«Benissimo, lui è sempre così perfetto. A volte mi chiedo perché stia con me, quando ci sono ragazze decisamente migliori».
«Sta con te perché vuole te» ribatté lei «Mio fratello è una persona semplice, sono sicura che adesso lo sai meglio di me. Mette impegno in tutto quello che fa, soprattutto se si tratta di far felici le persone che ha intorno».
«Lo so, lui mi rende felice» confermai non riuscendo a trattenere un sorriso, pensando a lui.
«E tu rendi felice lui» rispose lei.

«A proposito, credo sia appena arrivato» aggiunse, lanciando un'occhiata dalla finestra.
E infatti poco dopo sentimmo bussare alla porta.
«Posso aprire io, mamma?» chiese Stefano fiondandosi alla porta.
«Certo tesoro».

«Ciao zio!» sentimmo esclamare il piccoletto.
«Ciao ometto» rispose l'altro «come va?».
«Bene, oggi ho preso una stellina a scuola! E poi ho giocato con Elisa».
«Bravissimo, sono fiero di te».

Sentimmo i loro passi avvicinarsi, finché comparvero nella nostra visuale.
Incrociai gli occhi di Gabriele. E quasi simultaneamente sorridemmo entrambi.
Era bello vederlo, dopo due giorni in cui non ci eravamo visti. Prima a causa di una riunione a scuola, poi per un corso di aggiornamento. Entrambi dopo una giornata di scuola, quindi avevo voluto lasciargli un po' tirare il fiato nelle poche ore che aveva avute libere.

«Ciao Sere» la salutò baciandole la guancia.
«Ciao Elisa» disse poi, girandosi verso di me e impossessandosi delle mie labbra. Niente di particolarmente movimentato, solo un lieve contatto. Ma era quello che a me bastava per sentire le farfalle nello stomaco.
«Ciao» risposi poi, mentre le mie labbra si piegavano automaticamente in un sorriso.

«Quanto siete belli!» osservò Serena, facendomi ricordare di essere in una stanza con altre persone, e non solo con lui.
Quando eravamo insieme tendevo sempre ad estraniarmi da tutto il resto, concentrandomi soltanto su noi due.
Ma non era una cosa molto conveniente...

«Sono venuto a prenderti» disse lui circondandomi con un braccio.
«Come mai?» chiesi.
«Così! Voglio passare un po' di tempo con te» rispose.
«Ok, prendo la giacca e arrivo».

Andai in salotto a recuperare la mia giacca e la borsa, poi tornai in cucina e salutai il piccoletto e sua madre.
Gabriele mi prese per mano e uscimmo di casa, diretti alla sua macchina. Come da vero gentiluomo mi aprì la portiera facendomi salire, per poi chiuderla e raggiungere la parte del guidatore.
«Avvisa a casa che torni dopo cena» disse, mentre girava la chiave e metteva in moto.
Sorrisi «Ok, boss».
Lui mi lanciò un'occhiata divertita, poi tornò a prestare attenzione davanti a sé.

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