16 - What now?

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Una settimana è gia passata e dato che adoro essere sempre d'anticipo, ho già qualche valigia pronta.

Tra mia madre e mio padre non sta scorrendo buon sangue e mi dispiace. Insomma, non tanto quanto dovrebbe, ma so che la mamma ci tiene tanto a papà e so quanto possa far male essere evitata da una persona che amavi più della tua stessa vita.

Rido quando ciò che ho appena pensato mi teletrasporta alla mia vita da undicenne; avevo un diario dove scrivevo le mie felicità, cose che mia madre e mio padre facevano per me.. il solo pensiero fa riemarginare quel lato di me che mi ero ripromessa di non tirar più fuori.

Ma è impossibile. È difficile cercare di essere meno diffidenti dell'indifferenza di un componente della tua famiglia, eppure può diventare un'abitudine convivere con ciò che ci ferisce, con ciò che ci fa male.

Un'abitudine dove giorno per giorno nascondo la vecchia me sotto un sottile velo che mai deve essere rimosso.

Dave mi ha richiamata ieri notte, dicendomi che si è trovato bene anche se è passata solo una settimana. La stanza è abbastanza grande e ha due compagni di stanza. Se ricordo bene, uno gioca nella squadra di football nel campus a Boston, Taylor, mentre l'altro studia chimica come Dave e mi pare si chiamasse Ben.

Sono felice per lui, in fondo si trova lontano dalla famiglia e il pensiero della sua spensieratezza mi rallegra.

In casa non c'è nessuno, mio padre in ufficio e mia madre pure, così mi ritrovo a cucinarmi qualcosa da mangiare.

Sono sola, non che la cosa sia brutta, ma è abbastanza snervante il fatto che non hai nessuno con cui parlare, confidarti anche solo per spezzare il fastidio che emana il silenzio. Già.

Con Alyssa è un capitolo fuori discussione: dalla mia scelta di stare lontane, insomma, adesso lei fa la sua vita ed io la mia. Anche se trovo impossibile non pensarci quando frequenteremo lo stesso college.

Spero solo che il destino non ci faccia vivere nella stessa stanza al dormitorio femminile. Rabbrividisco al pensiero, di solito appena si lancia un ironia alla vita, lei la accetta come una sfida.

Metto le uova strapazzate su un piatto e due strisce di bacon e accompagnata dalla televisione, mangio.

***

Questa mattina piove in modo tremendo, ma nonostante il brutto tempo che adoro, andrò dal meccanino per far riverniciare l'auto.

È scheggiata in alcune parti e dato che quando sarò al college avrò meno tempo, è meglio che mi sbrighi.

«Marie, sei tu?» qualcuno alle mie spalle mi chiama e quando mi giro, incontro un viso familiare: il signor Jason, il padre di Alyssa.

Sposto il mio peso da un piede all'altro e lo guardo. «Ehm si» balbetto imbarazzata.

«Ti prepari per il college?» si avvicina sorridente e annuisco.

«Si, infondo - manca solo una settimana» farnetico.

«Ti troverai molto bene, anche mia figlia Alyssa ci andrà! Ci vediamo» saluta, dirigendosi poi nella sua grossa auto blu. Sono sollevata che non mi abbia chiesto di Alyssa, forse la ragazza stessa non gli avrà detto nulla. Meglio per me.

Entro da Primark per alcuni acquisti e rimango affascinata da due maglioni: uno bianco con molte faccine tenere di gatti e un'altro nero con un cuore rosso al centro. Decido di prenderli entrambi dato che più avanti farà molto più freddo e una volta alla cassa, trovo Hanna con una piccola bimba di quattro anni accanto.

Ha i capelli di un arancio chiaro e come Hanna, delle lentiggini sparse sul visino.

Mi giro sperando che non mi riconosca, ma mi arrendo quando sento il mio nome.

Proseguo, sperando la smetta di chiamarmi, ma mi afferra il polso con la sorella che le corre dietro.

«Sei proprio tu, Marie?» domanda incredula e annuisco. Ammetto che sono cambiata di poco in queste due-tre settimane che non le vedo, ma non proprio così tanto.

Forse sono molto più pallida di prima e i miei capelli giorno per giorno tendono a diventare dal biondo castano a un castano chiaro.

«Ciao Hanna» sobbalzo cercando di imitare una voce sorpresa.

Mi stringe in un abbraccio. «Alyssa mi dice sempre che ogni giorno diventi più bella, ma non pensavo avesse così tanta ragione!» squittisce.

Alyssa ha detto queste cose riguardo me? «Oh beh, grazie mille» non so cos'altro dire.

«Sai, i genitori di Alyssa stanno organizzando un piccolo pic-nic per salutarla e vogliono invitare i suoi amici più stretti. Penso tu debba proprio venire» mi invita e porto una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Grazie, ma credo salterò, sono occupata» in realtà non voglio andarci. Non sarei coerente se prima non voglio che lei mi veda e poi puff.. mi presento a casa sua.

Sembra rinamerci male, ma devo contenermi nelle mie scelte.

«Ci vediamo» le dico, correndo verso l'uscita.

«Ciao Marie» è l'unica cosa che le sento dire in lontananza prima di sparire.

Angolo autrice: vorrei scusarmi se presenti piccoli errori nel capitolo.

Vi ringrazio tanto per le visualizzazioni e per i voti che continuano a crescere, davvero♡

Alyssa ➳ [lesbian] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora