Capitolo 9

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DYLAN'S POV
Non ci credevo. Le stavo per raccontare tutta la mia vita, quando l'unica persona all'infuori della mia famiglia a sapere tutta la storia della mia vita era Luca.
"Devi sapere che fin da quando ero piccolo, nella mia famiglia sono sempre stato il preferito dei miei genitori. Mio fratello era sempre stato considerato il casinista, quello che continuava a combinare guai da tutti e questa cosa non gli era mai andata giù. Io non avevo deciso nulla. Non avevo deciso di essere il preferito. Non avevo deciso niente. Mio fratello è più grande di me e io lo consideravo come un punto di riferimento. Non sapevo che era geloso, geloso di qualcosa che non ho scelto io. Almeno, non di mia iniziativa. Certo che un po me ne vantavo con lui, ma chi non lo farebbe se avesse i genitori che lo portano nei ristoranti, nei negozi più costosi, nelle gioiellerie e cose del genere.- il rimorso iniziò a farsi strada nel mio petto, mentre gli occhi diventarono lucidi e iniziai a balbettare in preda a dei piccoli scossoni nel petto che la gente chiama singhiozzi. Ma significherebbe piangere e io non piango da 5 anni. Di certo non piangerò adesso. Feci una pausa per ristabilizzarmi. -Dopo un po, precisamente 5 anni fa, feci un incidente"

Flashback

《Mamma, mamma, mi compri quella palla che abbiamo visto nel negozio? Ti preeego!!! Farò il bravo, ti preeeego!!!》
《No, tesoro. Con questo tempo che c'è è meglio di no. Quando finisce tutta questa bufera andiamo e te lo compro. Ma ora no》
《Mamma, daiiii. Per favoreeee. Dai, faccio il bravo. Poi non chiedo più nulla di così tanto costoso. Per favoreeee》
《Amore, ti ho già detto di no. Se è no, è no. Basta》
《Ma poi non è più Natale, dai. Lo voglio. Dai, andiamo a comprarlo》
《Dylan, no. Basta. Non si discute più》
《TI ODIO. NON MI COMPRI MAI NIENTE DI QUELLO CHE VOGLIO. SEI ANTIPATICA. NON MI FAI MAI FELICE. FAI TUTTO PER RENDERMI LA VITA IMPOSSIBILE E NON TI VOGLIO PIÙ NELLA MIA VITA. VATTENE. TI ODIO COME NON HO MAI ODIATO NESSUN'ALTRO. TI ODIO.》

Fine flashback

Le parole 'ti odio' dette da un figlio a una madre fanno male. Molto male. Ci rimane male e un bambino di 12 anni certamente non pensa a cosa dice. Parla senza pensare.
Ero un bambino viziato che non meritava tutto quell'amore da parte dei suoi genitori. Quell'amore che mio fratello non ha mai ricevuto e che per colpa mia mai riceverà. Ho provato tante volte a cercare una scusa, ma tutto questo non fa che aumentare la mia rabbia verso me stesso.
Mio fratello se la prese con me, sfogandosi su di me. Gran parte della rabbia che provava la scaricava fisicamente su di me e mi costringeva a fare cose che nessuno, figuriamoci un bambino di 12 anni, dovrebbe fare...
Quelle cose, diceva mio fratello, erano la conseguenza delle mie azioni e pretese e la conseguenza dell'errore che avevano fatto i miei mettendomi al mondo. La mi vita si era trasformata da stupenda con qualche piccolo ostacolo da bambino viziato a vita orribile, povera e inutile."
Ormai le lacrime uscirono senza che io avessi il controllo su di loro.
Chiara mi guardò con uno sguardo confuso.
"Ma...due domande...- esitò poi chiese -Cosa successe ai tuoi genitori? "
Sorrisi amaramente. "Andarono a prendermi quello stupido e insulso giocattolo, nel bel mezzo della bufera. C'era nebbia. Mia madre guidava e mio padre cercava il negozio tra la nebbia. Accostarono un secondo e un tir che trasportava chissà cosa si schiantò sul lato della macchina, esplodendo, e facendo fare due giri su se stessa alla macchina dei miei. Si spaccarono i finestrini, le portiere, il tettuccio. Loro erano in mezzo a tutto questo e quando arrivò l'ambulanza era troppo tardi. Mia madre morì appena prima l'arrivo dei soccorsi e mio padre morì sul colpo.
Tutto questo casino è successo per colpa mia." Risposi appoggiando la testa sul volante dell'auto, trattenendo le altre lacrime che minacciarono di uscire dai miei occhi.
"Mi dispiace, Dylan. Ma eri un bambino, non potevi sapere quello che era giusto o sbagliato. Non è colpa tua". Era così dolce che si preoccupasse per me, ma fu colpa mia e anche se tentava di consolarmi, non poteva farci nulla.
"Va beh, l'altra domanda?" Chiesi sorridendole con dolcezza.
"No, va be se non te la senti non c'è problema. Non te lo chied..."
"Finiscila. Ti ho detto che ti dico tutto quindi ti dico tutto. Chiedimi quello che vuoi" la interruppi.
"Ehm...tuo fratello...era lui che si scaricava su di te, no? Ecco, ma come? Voglio dire, come faceva a sfogarsi su di te?" Chiese timidamente, per paura di fare domande sbagliate.
Decisi di non parlare, ma di mostrarle quello che rimaneva del mio pentimento.
Iniziali a togliere la giacca. Poi sbottonai la camicia. Poi la tolsi e mi girai.
Appena vide la mia schiena la sentii trattenere un respiro.
"Oddio mio. Lui ti ha fatto questo?" Chiese sconvolta appena mi girai a guardarla. Guardai in basso ricordando il dolore. "Non proprio ma si, me lo meritavo"
"Non voglio capire male. Cosa ti faceva tuo fratello?" Chiese con un po di paura negli occhi.

Flashback
"Dylan, vieni subito qua. Hai un altro lavoro"
"No, per favore. Basta lavori. Sto qua, zitto zitto e tranquillo, ma per favore basta lavori"
"Zitto zitto e tranquillo ci stai lo stesso, solo che in più fai il lavoro. ORA ZITTO E VAI DOVE TI DICO IO"
Guardai a terra, sconfitto e impaurito.
"Okay"
Fine flashback

Chiara mi interruppe: "No aspetta. Che lavoro ti faceva fare tuo fratello? "
Mi zittii un attimo e poi dissi, ricordando i peggiori anni della mia vita:"Mi faceva spacciare droga. Lui non era un bravo spacciatore e non aveva mai le giuste quantità rispetto a quelle che ordinavano i clienti. Quando andavo a consegnare la droga, se non era nelle giuste quantità, si arrabbiano. Tanto. E mi picchiavano. Forte"
"Come ti picchiavano?" Chiese spaventata Chiara.
"Ogni volta cambiavano, ma quello più frequente erano le cinture sulla schiena, come vedi" dissi indicando i rimasugli di cicatrici che avevo sulla schiena.
Chiara non chiese o disse più niente, semplicemente mi abbracciò più forte di quanto avesse mai fatto. Come mi capiva questa ragazza...quando avevo bisogno di un abbraccio, mi dava un abbraccio; quando avevo bisogno di un bacio, mi dava un bacio; quando avevo bisogno di qualcuno accanto, lei c'era; quando avevo bisogno di consolazione, mi consolava. Una ragazza d'oro.
Ad un certo punto mi venne un idea:"Basta deprimersi, quello che è nel passato deve rimanere passato. Ora andiamo, che siamo in macchina da tutta la sera"
"Cavolo! Domani c'è scuola!! Mi puoi portare a casa, per favore??" Chiese Chiara.
Sorrisi furbo e dissi:"Nemmeno per sogno. Tu vieni da me e domani mattina ti porto io a scuola"
"Cosa?! No, non se ne parla nemmeno. Tu ora mi porti a casa, e anche velocemente." Esclamò Chiara. Io scoppiai a ridere e dissi:"Fino a prova contraria sto guidando io e la macchina è mia, quindi decido io dove andare"
"Bene. Io me ne vado a casa da sola allora" disse Chiara per poi uscire dalla macchina sbattendo la portiera, arrabbiata.
Uscii dalla macchina e le andai in contro. "Amore, come pensi di tornare a casa da sola? A piedi?" Dissi scherzando.
Mi guardò. Guardò la strada. Mi guardò ancora. Guardò ancora la strada. Mi guardò per la seconda volta. Alzò gli occhi al cielo, sbattendo un piede per terra e lanciando un piccolo urletto di frustrazione. Salì in macchina e mi disse:"Ti odio quando fai così". Poi come una bambina di quattro anni, mise il broncio e non mi parlò per tutto il viaggio fino a casa mia.

Spazio autrice
Ecco un altro capitolo! Spero vi piaccia. Se vi piace mettete una stellina o commentate! Alla prossima.
Ciauu♥

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 04, 2015 ⏰

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