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Devo ammettere che fu dura dire addio a quella che era stata la mia casa per tanto tempo. Certo non avevo vissuto sempre periodi felici lì ma comunque restava il luogo che più assomigliava alla mia idea di «casa». Caricai tutte i bagagli in auto e partii, il viaggio non fu molto lungo, ci misi circa mezz'ora per arrivare.
Forse avrei dovuto cercare di entrare in un college più lontano!
Per la prima volta, da tanto tempo, mi sentivo libera di fare ciò che volevo senza dovermi preoccupare dell'opinione altrui.
Mi fermai un po' in città per fare un giro di ricognizione. Il giorno seguente avrei dovevo assolutamente acquistare almeno i generi di prima necessità altrimenti non sarei sopravvissuta. La passeggiata mi rinvigorii e fortunatamente trovai anche un pizzeria d'asporto della quale mi procurai il numero.
Almeno così la cena è sistemata
Ritornai sui miei passi per raggiungere la mia auto parcheggiata a qualche isolato e mi diressi verso la mia metà finale.
Il campus era spettacolare antico ma allo stesso tempo accogliente.
Mi sarei trovata bene lì?
Dopo aver parlato con la segretaria delle condizioni degli alloggi studenteschi, aver compilato un mucchio di scartoffie e mostrato una marea di documenti mi fu concesso l'onore di accedere al mio appartamento. Mi incammina scossa dall'incredulità che quel momento mi stava trasmettendo.
Libertà! Nella aria polverosa di quei corridoi si respira la libertà
Salire le valige fu una vera e propria impresa ma non avevo altra scelta a meno che non avessi preferito dormire in macchina per un mese. Litagai un po' con la porta ma alla fine riuscii ad aprirla imprecando. Accesi le luci e mi diedi un'occhiata intorno. L'appartamento non era affatto male, non era grandissimo ma ci si poteva tranquillamente vivere. Gli spazzi comuni erano la cucina, il salone e il bagno. Per me sarebbe stato difficile condividere gli spazzi poiché ero abituata a vivere da sola in una villa di duecento e passa metri quadri. Quantomeno essendo arrivata per prima avevo il privilegio di scegliere senza pressione la mia stanza. Scelsi quella più spaziosa, aveva le pareti di un tremendo color cremesi troppo acceso per i miei gusti.
A Deborah piacciono le cose eccentriche
Di sicuro l'avrebbe adorato!
In quel momento sentii le lacrime spingere contro le mie palpebre calate.
Mi sento così sola. 
Avevo sempre immaginato che avremmo condiviso l'esplorazione del nuovo appartamento ma niente era andato secondo i miei piani. Era tutta colpa di quel cretino che si era intromesso nella nostra amicizia. Presa dalla disperazione le scrissi un messaggio e le inviai le foto dell'appartamento. Non mi rispose perciò capii che forse era impegnata e ricominciai a studiare l'ambiente che mi circondava. Il letto era leggermente piegato nella parte centrale segno evidente del suo utilizzo. L'indomani avrei dovuto fare anche degli acquisti per rendere questa camera più personale. Diedi uno sguardo anche al resto della casa e devo ammettere che non era affatto male. La tv era un po' vecchiotta perciò probabilmente ne avrei comprata una nuova. Quando notai la scarna utensileria da cucina ringraziai la mia buona stella per aver portato con me alcuni miei robot da cucina e il microonde. Probabilmente ai vecchi inquilini non interessava cucinare ma io ne andavo matta. Mi rilassavo molto cucinando e facendolo mi sembrava di avere più controllo sulla mia vita. Adoravo vedere come quegli ingredienti apparentemente senza alcun legame gli uni con gli altri possano poi diventare qualcosa di succulento. Tornai nella mia camera e decisi di sistemare i miei vestiti nell'armadio. Quando lo aprii si alzò un polverone e un odore acre invase le mie narici. Dovevo assolutamente pulirlo prima di sistemarci le mie cose. Tirai fuori dal mio borsone una straccio e lo sgrassatore che avevo portato con me in caso di necessità. Riportare l'armadio al suo antico splendore fu un'impresa. Termina il lavoro quando ormai era già sera e il mio stomaco borbottava. Cercai disperatamente il numero della pizzeria e ordinai la cena.
Mi accocolai sul divano e ingannai l'attesa leggendo. Adoravo leggere perché permetteva alla mia fantasia di spiccare il volo. I personaggi che abitavano i miei libri erano stati spesso la mia unica compagnia in giornate vuote e tristi. Non mi avevano mai abbandonato neanche nei momenti peggiori della mia vita e ne avevo attraversati parecchi. Non mi deludevano mai.
In una mezz'oretta il ragazzo delle consegne arrivò con la mia ordinazione.
"Grazie"
"Ecco a lei" me la porse e io gliela pagai.
Mi accomodai al tavolo che avevo attentamente pulito e mangiai tutto in neanche dieci minuti. Mi restava ancora un sacco di tempo da impegnare. Provai inutilmente a far partire la tv ma mi arresi quando scoprii che un cavo era rotto. Avevo bisogno di trovare qualcosa da fare per intrattenermi. Tornai in camera e stilai una lista di ciò che mi occorreva comprare urgentemente. Poi inziai a schizzare su un foglio la mia camera e mi impegnai a cercare un modo per ottimizzare lo spazio. Mi piaceva trascorrere il tempo schizzando diverse soluzioni di un ambiente e poi studiando le soluzione proposte scegliere quella più adatta. Presentare delle abitazioni arredate e con una corretta divisione degli spazi poteva rendere la vita quotidiana più piacevole. Avevo sempre ritenuto interessante il lavoro che facevano gli arredatori di interni, ma purtroppo i miei genitori mi avevano costretta a scegliere la facoltà di medicina, anche se a non interessava. Non avevo potuto impormi sulle loro scelte poiché erano loro a pagarmi gran parte delle spese relative allo studio. Se fossi stata autonoma dal punto di vista economico avrei potuto scegliere in piena libertà cosa fare del mio futuro. Decisi di aggiungere alla lista delle cose da fare anche cercarmi un lavoro. Non avevo più intenzione di dipendere da nessuno, avrei fatto sentire la mia voce, volevo decidere da sola quale strada intraprendere. Sarebbe stato difficile vivere con uno misero stipendio ma avrei potuto pur sempre potuto chiedere un prestito per pagarmi gli studi. In fin dei conti era una scelta che facevano molti studenti.
Nessuno mi fermerà
Avrei pur sempre accedere al mio conto corrente perciò se avessi avuto un bisogno avrei potuto utilizzarlo. Decisi che il giorno seguente avrei messo al corrente i miei genitori delle nuove prospettive che mi si stavano presentando. Mi preparai già un discorso davvero convincente ma sapevo che quando sarebbe giunto il momento la rabbia e il rancore che nutrivo nei loro confronti avrebbero fatto tutto il resto. Ricominciai a leggere il romanzo che avevo abbandonato prima di cena. La storia mi assorbii al punto da farmi completamente dimenticate che il mio corpo avesse bisogno di riposarsi. Quando non riuscii più a restare sveglia decisi che era ora di tornare in camera. Mi addormentai sentendomi serena come non mi capitava da molto tempo.

La mattina appena sveglia mi vestii e andai a far colazione al bar.
"Un cappuccino e un crossaint" chiesi alla cameriera.
Peccato non ci fosse Christopher a servirmi. Non ebbi neanche il tempo di smettere di pensare a lui che il telefono mi squillò.
"Gioia! Perdonami se non ti ho risposto ma ero occupata" disse Deborah con voce assordante.
"Cosa hai fatti di bello?"
"Diciamo che sono stata tenuta impegnata da un certo barista. Capisci cosa intendo?" chiese maliziosamente "È stato grandioso! Non ci sono parole in grado di spiegare ciò che è in grado di fare quel ragazzo"
Il pensiero di quei due a letto insieme mi nauseò.
"Potevi essere anche meno esplicita"
"Cara cosa ti prende? Questo è proprio il genere di cose che bisogna condividere fra amiche"
"Niente è solo che è disgustoso"
"Come sei noiosa" sbuffò infastidita.
"Perdona la mia banalità" sbottai in preda alla rabbia.
Come si permette di fare la sostenuta?
"Ora devo andare perché il belloccio è venuto a prendermi per il secondo round" interruppe la chiamata.
La mia miglior amica e il ragazzo di cui ero segretamente innamorata uscivano insieme e il merito era solo mio. Mi ero fregata con le mie mani.
Quello stesso giorno decisi di comunicare ai miei genitori la decisione di abbandonare medicina. Dopo discussioni interminabili, una disastrosa conversazione sul valore che volevo dare al mio futuro e mille altri litigi, le uniche cose che ottenni furono una tremenda emicrania e un accordo che mi obbligava a frequentare per il primo semestre medicina. Se dopo quel breve periodo avrei ritenuto che quella non fosse la mia strada avrei potuto cambiare corso di studi. A quel punto però avrei dovuto contare solo sulle mie forze. Non riuscivo mai ad ottenere niente dalla mia vita che non fosse un mare di insoddisfazione. Questo era l'inferno in cui ero costretta a vivere ma non mi sarei arresa così facilmente perché avevo il diritto di cercare di raggiungere la felicità.
Questa volta lotterò per il mio futuro
Era finito il tempo in cui esisteva solo la Beatrice Cipriotta buona e mansueta. Ero stanca e pretendevo rispetto.

Spazio dell'autrice

«[...] Di' le cose che non abbiamo mai detto [...]» 

Molte volte può risultare difficile ammettere qualcosa a noi stessi quindi figuriamoci se saremo in grado di aprirci con qualcun'altro. È un'esperienza che nel bene o nel male ci accomuna un po' tutti. Quante volte non abbiamo parlato per paura di non essere compresi? Ascoltati? Oppure più semplicemente pensavamo che il peso di quel qualcosa fosse sopportabile. Purtroppo con il tempo tutte le cose non dette iniziano ad opprimerci, risucchiandoci nel buco nero della solitudine, dal quale è quasi impossibile uscire da soli. Condividere il peso del dolore ci permette di non sentirci soli. Noi non siamo soli. Mai. La protagonista credeva di poter risolvere contando sulle sue uniche forze i problemi che le si presentavano eppure viveva nel timore del momento in cui tutti i demoni del suo passato si sarebbero ripresentati. La paura le impediva di riporre speranze nel futuro e la spingeva ad arrendersi al volere degli altri. Probabilmente lei non era neanche cosciente di ciò che realmente voleva. La sua vita non le apparteneva. Quando comprende che giunto il momento di riprendere le redini della propria vita inizia a cercare la sua strada. La sua storia, come quella di tante altre persone, dovrebbe insegnarci a non mollare, a lottare per i nostri diritti e ad esigere rispetto. Nonostante gli errori che possiamo commettere, le batoste che prendiamo, i dubbi, gli ostacoli, noi valiamo. NOI VALIAMO!!! TUTTI. Quindi scommette nel vostro futuro. SEMPRE!!! NON DATEVI PER VINTI. Una volta che avrete realizzato uno dei vostri sogni, affrontando tutte le difficoltà che ne deriveranno, cercatene mille altri perché non esiste un valido motivo per arrendersi. MAI!!!
Spero con tutto il cuore che la storia vi piaccia ❤... Un bacio con affetto la vostra kelalem
P.S.: Scusatemi per gli eventuali errori presenti nel testo

La citazione riportata è tratta dal testo tradotto della canzone che ho scelto di abbinare a questo capitolo che è «Adore» di Jasmine Thompson

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