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La sveglia suonava incessantemente da alcuni minuti, la stanza prendeva forma molto lentamente ma sentivo le forze abbandonarmi. La mia vita era un caos e non avevo alcuna voglia di affannarmi cercando di riportare tutto alla normalità.
Maledetto bastardo!
Mi stirachiai controvoglia imprecando mentalmente contro il sorgere del sole, che mi costringeva a vivere un giorno in più, aprii gli occhi e mi guardai intorno. Tra le labbra soffocai un grido silenzioso, il cuore perse un battito e le mani iniziarono a tremarmi nell'istante in cui individuai nella penombra due occhi che mi fissavano intensamente. Era seduto sulla sedia accanto alla scrivania e mi fissava con intensamente.
"Cosa ci fai qui?" chiesi con la voce ancora impasta dal sonno.
"Ti guardavo" rispose come se quella fosse la cosa più naturale che potesse fare.
"Ma quale diamine è il tuo problema? Devi assolutamente smetterla di entrare nella mia camera"
"Credevo che dopo ieri sera avessimo superato tutte queste inutili congetture mentali"
"Con ciò che è successo ieri intendi dire..."
"Non far finta di non capire" disse accigliandosi.
"Stiamo parlando del nostro abbraccio?" chiesi titubante.
"Se vuoi definirlo semplicemente così... Sì!"
"In effetti ritengo sia opportuno parlarne" dissi cercando di non sembrare insensibile.
Non volevo minimizzare quello che era successo ma non sapevo neanche cosa aspettarmi dal domani. Insomma se volevamo essere obiettivi era del tutto impossibile far funzionare le cose tra di noi.
"Quello che è successo parla già da se. Ti voglio piccola! Dico sul serio"
"Tu non mi vuoi e non mi vorrai mai" lo stroncai immediatamente.
Dopotutto non aveva senso tirarla per le lunghe dato che sapevo già come sarebbe finita la faccenda.
"Come puoi sapere cosa voglio?"
"Non sono una delle tante sciacquette con cui sei andato a letto, chiaro?" urlai "Non potrei sopportare di essere considerata in quel modo"
"Non riesci a credere che possa essere fedele ad una sola persona?"
"Non saprei! Non è il tuo stile di vita, con il tempo inizieresti ad odiare ciò in cui ti sei trasformato, e alla fine rimpiangeresti di avermi desidera tanto. Non voglio cambiarti!"
"Hai ragione probabilmente non potrei mai riuscirci" disse ridendo e quelle sue parole fecero crollare anche le mie ultime speranze.
Speranze che in un lontano futuro noi potessimo stare insieme. Avevo detto che non desideravo che cambiasse eppure avevo inconsciamente sperato che non si sarebbe arreso tanto facilmente. Che ne sarei valsa la pena.
"Ora puoi andartene" dissi con le lacrime agli occhi.
Ufficialmente odiavo aver imparato a piangere perché mi sembrava che tutte quelle lacrime mi rendessero vulnerabile. Non volevo assolutamente che lui sapesse quanto mi feriva il suo modo di fare.
"Perché piangi?" chiese sedendosi accanto a me.
Il suo pollice mi accarezzò lentamente le guance e segui delicatamente il percorso delle mie lacrime. Il suo viso si avvicinò pericolosamente e qualcosa nel mio cervello scatto.
"Vattene" urlai cercando di riacquistare il mio contegno.
"No" disse affermandosi il viso.
Gli tremano le mani...
È nervoso?
A quel punto fui costretta a fare qualcosa prima di commettere un enorme errore. Me ne andai perché non ero più in grado di controllarmi e non ero disposta a perdere altro tempo con lui.
"Dove vai?"
Non mi preoccupai di rispondere alla sua domanda e sgusciai velocemente fuori dalla camera. In corridoio mi imbattei in una bionda ossigenata con indosso solo una canotta, aveva l'aria sconvolta di una che sembrava essersi appena svegliata dopo una folle notte passata con un ragazzo qualunque.
Solo che lui non è un tipo qualunque
"Tu chi sei?" le chiesi.
"Lei è una mia ospite Le..."
Non mi ero accorta che fosse uscito e mi avesse raggiunta in corridoio. La sua presenza mi irritava nel profondo.
"Medison! Sono Medison e te l'avreo ripetuto un centinaio di volte stanotte. Non hai detto il mio nome neanche una volta mentre eravamo insieme. Per caso non ti interesso?"
Povera illusa!
Colsi la palla al balzo e approfitai della situazione per chiarire il mio disgusto.
"Solo ora l'hai capito! Christopher potrebbe andare a letto con qualsiasi cosa respiri" gli scoppia a ridere in faccia "Lui va a letto con una ragazza diversa ogni notte"
Continuai a prenderla in giro per essersi bevuta le sue stronzate. Probabilmente mi stavo comportando da stronza e non ero fiera del modo in cui l'avevo umiliata ma in qualche modo mi sentivo meglio. Vedere con i miei occhi il modo in cui quelle ragazze restavano scottate dal comportamento di Christopher mi aveva catapultata velocemente nella realtà. Realtà nella quale il ragazzo di cui ero stata innamorata era divenuto un bastardo.
"È vero?" chiese Medison chiaramente in imbarazzo.
"Penso che sia ora che tu vada" mi intromisi.
"Hai il mio numero quindi se ti va chiamami" disse e poi lo baciò.
"Sai che non lo farà, vero?" le chiesi mentre entravo in bagno.
Cercai di chiudere la porta ma lui la bloccò con un gamba e la riaprì.
"Posso spiegarti" disse entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
"Non mi devi alcuna spiegazione.
Puoi farti tutte le ochette che vuoi ma non farmele trovare la mattina altrimenti ti assicuro che non ti piacerà il trattamento che riserverò ad entrambi" lo minacciai puntandogli un dito contro.
"Cosa ti infastidisce tanto? Vuoi essere data una ripassata anche tu? Anzi secondo me sei semplicemente invidiosa della vita degli altri, ci ho preso vero? Sai magari potresti provare a divertirti anche tu ogni tanto "
Le sue parole mi fecero male. Molto male. In quei momenti lo detestavo con tutta me stessa.
"Cosa vuoi da me?" gli chiesi andandogli incontro.
In un secondo mi fu addosso e la sua testa si appoggiò nell'incavo del mio collo. Doveva essere difficile per lui restare in quella posizione a causa della mia statura. Improvvisamente le sue mani mi scesero lungo i fianchi e mi sollevarono. Con estrema naturalezza le mie gambe si avvinghiarono al suo bacino.
Cosa sto facendo?
Non parlavamo ci limitavamo a sfioraci ogni parte del corpo. Delicatamente mi lasciò scivolare sul mobiletto del lavandino e si posizionò tra le mie gambe.
"Ti voglio! Ci credi ora?"
"Dimostralo!"
Il suo viso si avvicinò al mio collo e mi baciò delicatamente in un punto sensibile sotto il mento.
Stop! Ha appena sbattuto fuori casa una ragazza...
Tutto questo è sbagliato!!!
Senza neanche pensarci lo spintonai da una parte e corsi verso la porta lasciandolo lì impietrito. Quando la aprii mi ritrovai davanti Deborah con il pugno sospeso a mezz'aria nel punto in cui un secondo prima c'era la porta.
"Cosa diamine succede?" chiese Deborah puntando lo sguardo verso il bagno.
Guardò Christopher con un'espressione sconvolta e poi si voltò verso di me.
"Nulla!" esclamai dirigendomi verso la mia camera.
Mi richiusi violentemente la porta alle spalle e mi concedetti tutto il tempo che serviva per riprendermi. Erano solo le nove del mattino e la mia giornata era già precipitata velocemente verso il basso.

Vietato amarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora